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La mostra di Caldarola

13/09/2011
Inaugurata la rassegna d’arte itinerante che in otto mesi toccherà otto città. Potrà essere visitata fino al 2 ottobre. Originale allestimento: cinquanta opere in sei sale.
Una riflessione sulla libertà di stampa. E’ ciò che intendono proporre l’Ordine dei giornalisti delle Marche e la Comunità dei Monti Azzurri con la mostra inaugurata a Caldarola nelle stupende sale del Palazzo dei Cardinali Pallotta. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il Sindaco, Mauro Capenti, il Presidente della Comunità montana dei Monti Azzurri, Giampiero Feliciotti, il Presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, Gianni Rossetti, consiglieri dell’Ordine (regionale e nazionale), molti artisti.
E’ in pericolo o in discussione questo diritto nel nostro paese? Senza pensarci molto dovremmo rispondere di no. Perché è garantito dalla Costituzione a tutti i cittadini (articolo 21), rafforzato per l’arte e gli artisti dall’articolo 33 ("L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento"). La realtà quotidiana ci dimostra invece che non sempre è così. Non lo è per i giornalisti ai quali si vorrebbero imporre “bavagli” in nome e per conto di altre presunte libertà. Non lo è per gli artisti che spesso subiscono condizionamenti o sono costretti a scelte non volute.
La mostra di Caldarola, prima tappa di un viaggio che durerà otto mesi, invita a pensare e riflettere su un bene primario di ogni società democratica. Otto tappe fino a maggio 2012, con nuove opere che si aggiungeranno alle cinquanta presentate a Caldarola. Una iniziativa che ha il patrocinio del Consiglio nazionale dell’Ordine, della Regione (Giunta e Consiglio) e il sostegno di Banca Marche.
Dopo Caldarola (dove resterà aperta fino al 2 ottobre) la mostra sarà trasferita ad Ascoli Piceno (dal 7 al 23 ottobre), nella galleria d’arte contemporanea Osvaldo Licini. Poi Fermo (Palazzo dei Priori, sala degli stemmi, dall’ 11 al 27 novembre); Ancona (Mole vanvitelliana, sala Seritery dal 2 al 18 dicembre); Senigallia (Chiesa dei cancelli dal 6 al 29 gennaio 2012); Pesaro (Prefettura, sala Laurana dal 10 al 26 febbraio 2012); Firenze (marzo 2012) e infine Roma (Palazzo Lina Cavalieri sede Banca delle Marche, aprile 2012).
Una cinquantina gli artisti, tutte firme prestigiose: Mario Agostinelli (Macerata), Vittorio Amadio (Castel di Lama), Renzo Barbarossa (Fabriano), Ezio Bartocci (Jesi), Sirio Bellucci (Belvedere di Fabriano), Mauro Brattini (Civitanova), Patrizia Calovini (Tarquinia), Gaetano Carboni (Ascoli Piceno), Carlo Cecchi (Jesi), Sauro Ciuffolotti (Jesi), Luciano Collamati (Jesi), Silvio Craia (Corridonia), Isabella Crucianelli (Macerata), José Van Roy Daly (Perpignan), Giovanni Di Francesco (Jesi), Anna Donati (iskra) (Potenza Picena), Maria Cristina Fioretti (Montemarciano), Ferdinando Franguelli (Ancona), Giuliano Garattoni (Pesaro), Melita Gianandrea (Vasto), Andrea Granchi (Firenze), Guelfo Bianchini (Fabriano), Carlo Iacomucci (Macerata), Floriano Ippoliti (Ancona), Cristina Kanaan (Monsampolo del Tronto), Giannetto Magrini (Jesi), Bruno Mangiaterra (Loreto), Marisa Marconi (Castel di Lama), Alessandro Marcucci Pinoli (Pesaro), Franco Morresi (Civitanova), Leonardo Nobili (Montelabbate), Corrado Olmi (Jesi), Luigi Pennacchietti (Jesi), Riccardo Piccardoni (Urbino), Annalisa Piergallini (Ascoli Piceno), Nazzareno Rocchetti (Filottrano), Mario Sasso (Staffolo), Luca Sguanci (Pesaro), Stefano Tonti (Falconara Marittima), Franco Torcianti (Osimo), Luca Zampetti (Camerino), Franco Zingaretti (Fabriano).
Gli artisti, come i giornalisti interpretano gli umori, le aspettative, le speranze e i sogni della gente. E gli artisti, più dei giornalisti, ne rappresentano i sentimenti e li esprimono senza i vincoli dell’obiettività ai quali sono tenuti gli operatori dell’informazione.
Le opere sono diverse nelle dimensioni, nelle tecniche, negli stili, nel messaggio. Alcune semplici e intuitive, altre più forti. Alcune opere raccontano storie personali, anche drammatiche. Una pittrice – ad esempio – è la figlia di un giornalista ungherese messo in carcere dal regime per avere espresso il proprio dissenso contro le scelte del potere.
Decifrare, comprendere, assimilare questa enorme spinta creativa è già un’occasione di crescita, una straordinaria avventura intellettuale. Sono opere che fanno pensare, che coinvolgono lo spettatore attivo, che riflette, che accetta la provocazione, interessato a instaurare, anche criticamente, un proprio rapporto personale con la realtà che ci coinvolge e condiziona. Il percorso della conoscenza è una sfida. L’arte raccoglie la sfida e propone, a chi sa osservare e partecipare, una originale lettura dei temi della contemporaneità. In questo caso l’arte assume anche un significato sociale, non in senso ideologico, ma aprendo un varco fra sentimento e significato.
Con questa mostra l’Ordine dei giornalisti delle Marche e i partner che lo affiancano non vogliono proporre la loro idea di libertà, né vogliono assecondare malumori e malesseri che pervadono la società in questo difficile momento storico, perché – come sostiene George Orwell, scrittore e giornalista britannico – “la vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”. Comunque sarebbe già un grosso risultato se si riuscisse a ottenere l’obiettivo indicato da Osvaldo Licini: “Obbligare a pensare…”