La preoccupazione dei giornalisti di fronte al ripetersi di perquisizioni e sequestri ai danni di giornalisti in relazione ad episodi connessi all'attività professionale.
Su questo tema, di estrema delicatezza e attualità, si sono confrontati i vertici degli organismi di categoria regionali con la Procura generale della Repubblica di Venezia. Il sostituto procuratore generale Bruno Bruni, appositamente delegato dal procuratore generale, ha ricevuto il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori, il vicesegretario del Sindacato regionale del Veneto, Monica Andolfatto e il presidente dell'Unione cronisti del Veneto, Ugo Dinello.
L'incontro, chiesto da Ordine, Sindacato e Unione cronisti dopo la perquisizione e il sequestro dei computer subiti lo scorso anno da un collega pubblicista di Belluno, indagato per diffamazione a mezzo stampa, si è svolto in un clima di sereno e schietto confronto nel rispetto reciproco di ruolo e competenze.
Lungi dal voler porre i giornalisti fuori o al di sopra della legge, i rappresentanti di Ordine, Sindacato e Unione cronisti hanno ricordato, giurisprudenza alla mano, che le perquisizioni legate allo svolgimento della professione giornalistica sono state condannate dalla Corte europea di Strasburgo, la quale ha sancito il diritto alla tutela del segreto sulle fonti come condizione irrinunciabile a garanzia della libertà di stampa, che costituisce valore di interesse generale.
E' stata poi espressa preoccupazione in quanto le iniziative giudiziarie possono in qualche modo prestarsi ad eventuali strumentalizzazioni da parte di chi utilizza le querele contro i giornalisti per scopi intimidatori, ovviamente estranei alla volontà della magistratura.
La Procura generale, che sul caso del giornalista bellunese aveva già chiesto informazioni alla procura responsabile per la perquisizione, ha recepito le istanze presentate assicurando una doverosa attenzione, fatte salve l'autonomia di ogni singolo magistrato e l'obbligatorietà dell'azione penale.