Editore:
Bulzoni (2010), pag.238, Euro 20,00
Tra la sua invenzione (1876) e gli anni venti del Novecento, il telefono fu utilizzato sia per la comunicazione tra persone (punto-a-punto) sia per trasmettere contenuti editoriali da un centralino agli apprecchi abbonati (uno-a-molti), che prese il nome di “telefonia circolare” (sperimentata a Parigi, a Budapest, a Londra e a New York). Nel 1910 questo medium trovò spazio anche in Italia, per iniziativa dell’ing. Luigi Ranieri, che creò a Roma il giornale parlato “Araldo Telefonico”. Tra i programmi c’erano: la rassegna stampa dei quotidiani, gli indici di borsa, la trasmissione di concerti, lezioni di lingue e il segnale orario. Dopo la ripresa dell’attività nel primo dopoguerra e l’estensione del servizio a Milano e Bologna, negli anni venti Luigi Ranieri e il figlio Augusto furono anche tra i protagonisti della nascente radiofonia: avviarono e gestirono una delle prime stazioni radiofoniche italiane (il “Radio Araldo”) e, soprattutto, parteciparono alle trattative per la creazione dell’URI, poi EIAR e oggi RAI, rimanendone però esclusi. Ma, la nascita e la diffusione della radio non causò la scomparsa del servizio di telefonia circolare, tanto che il “Radio Araldo” di Bologna era ancora attivo durante la seconda guerra mondiale.
Balbi considera, dunque, “Araldo Telefonico” l’origine del broadcasting
perché fu allora che vennero create le strutture e la logica del “palinsesto”, ovvero l’idea di distribuire simultaneamente ai propri abbonati la stessa sequenza di programmi predefinita.
Gabriele Balbi (1979) è ricercatore in Storia e teoria della comunicazione presso l’Istituto di media e giornalismo presso l’Università della Svizzera italiana (Lugano).