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Che un teatro pretenda di scegliersi il critico che recensisce la sua programmazione è un’idea che neanche nell’Uganda di Idi Amin aveva asilo”. E’ il commento dell’
Ordine nazionale dei giornalisti alla polemica sorta tra il soprintendente della Scala, il direttore artistico della Filarmonica dello stesso teatro e il Corriere della Sera, dopo la decisione di considerare “non gradito” il critico musicale del quotidiano milanese,
Paolo Isotta, a seguito della pubblicazione della recensione al concerto di Daniel Harding.
“E’ auspicabile che tra le parti, nel rispetto delle rispettive posizioni, considerando inalienabile il diritto di critica che, nella fattispecie, anche con toni ritenuti esagerati, il collega Isotta ha esercitato, avvenga un sereno confronto nel rispetto della diversità di ruoli e compiti”.
Il direttore del Corriere, Ferruccio de Bortoli (nella foto), ha già risposto alle osservazioni, piuttosto dure, del sovrintendente Lissner e del direttore artistico Schiavi, Entrambi denunciavano come “scorretto e tendenzioso” il resoconto del concerto di Harding scritto da Isotta, e in particolare il giudizio assai critico dato sul maestro Claudio Abbado, definendo lo scritto di Isotta una “infelice combinazione di settarismo e incompetenza”.
De Bortoli ha osservato con ironia che, a questo punto, si attende dalla Scala che vengano banditi dal teatro tutti gli artisti dal carattere difficile e dal comportamento bizzoso. Ma ha confermato a Isotta la fiducia del giornale: “La Scala non avrà la sua testa”.
Una decisione che l’Ordine nazionale dei giornalisti apprezza con convinzione.