E’ necessaria una riflessione sul futuro del giornalismo nel mondo e sulla sicurezza dei giornalisti di fronte al fatto che numerosi colleghi - in media due ogni settimana - vengono uccisi perché svolgono il loro mestiere. Con queste parole il segretario generale Anthony Bellanger ha riassunto i temi centrali del 29.mo Congresso triennale dell’Ifj, l’International Federation of Journalists cui sono affiliati 179 sindacati di 139 Nazioni (per l’Italia la Fnsi) in rappresentanza di 600 mila giornalisti di tutto il mondo. Il congresso è cominciato il 7 giugno e si conclude domani ad Angers, nella Valle della Loira, in Francia.
È la prima volta che il problema della sicurezza personale e della protezione dei giornalisti viene messo in primo piano nell’agenda dei lavori. È il segno dei tempi difficili che il giornalismo sta vivendo ovunque, anche nelle roccaforti storiche dell’Occidente con il moltiplicarsi degli attacchi contro i cronisti che cercano e diffondono verità scomode, notizie sgradite al potere politico, a quello economico e alla criminalità organizzata. Nelle scorse settimane l’Ifj ha chiesto alle organizzazioni affiliate un elenco aggiornato delle minacce più gravi dell’ultimo anno.
La Fnsi ha fornito i dati del rapporto di Ossigeno per l’Informazione in cui figurano i 529 giornalisti italiani colpiti da intimidazioni, ritorsioni e abusi nel 2015. È importante parlarne e trovare il modo di fare capire ai cittadini e alla politica la gravità della situazione e la necessità di proteggere il lavoro giornalistico con leggi adeguate, con strumenti di protezione penale del Diritto di informazione, con un corretto bilanciamento degli altri diritti. È importante diffondere la consapevolezza che per contrastare le violazioni del diritto di informazione sul territorio è necessario innanzitutto monitorarle in ciascun Paese con centri di osservazione indipendenti dal governo, così come si fa per altri diritti universali, come si è cominciato a fare in Italia.