Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, riunito a Roma ha espresso solidarietà ai colleghi de "La Voce di Romagna" che sono in attesa di 15 mensilità non pagate che si aggiungono a 1,6 milioni di euro da versare all'Inpgi, i contributi da versare alla Casagit, visto che l'editore dal febbraio 2012 non ha mai trasferito agli istituto di categoria le trattenute dagli stipendi, quelli del Fondo Pensione Complementare, e quelli destinati all'Erario (3 milioni). Ad aggravare la situazione si aggiungono i debiti nei confronti di agenzie di stampa, fotografi e collaboratori, tipografie, fornitori di carta, compagnie telefoniche e banche.
Allucinante la trafila di inganni e intimidazioni inflitti alla redazione, come si evince da un documento inviato al Cnog dalla redazione della testata: "proposti mutui in banca al posto degli stipendi; il sindacato non riconosciuto parte trattante nella vertenza; due licenziamenti, illegittimi e nulli perché antisindacali, discriminatori e ritorsivi; negate tutte le richieste fatte dalla redazione (no allo stato di crisi, no agli ammortizzatori sociali, due comunicati sindacali cestinati); ferie non concesse oppure forzate e giornalisti che reclamavano gli stipendi messi forzatamente in cassa integrazione senza il rispetto dei criteri di legge".
Un crollo che non è da addebitarsi alla crisi della carta stampata: i costi di produzione dichiarati erano pari alle entrate, il personale costava in media 1,5 milioni all’anno quando il contributo pubblico era di 2,5 milioni.