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L'esposizione mediatica fa aumentare i suicidi: lo dimostrano 50 studi internazionali. La responsabilità dei giornalisti

13/05/2011
Oltre 50 studi internazionali dimostrano che l'eccessiva attenzione dedicata dai mezzi d'informazione ai casi di suicidio induce pericolosi effetti di emulazione. È quanto emerso al “Tavolo sulla correttezza dell’informazione – Il caso suicidi”, promosso dall'Ordine regionale dei giornalisti del Veneto, svoltosi lo scorso 3 maggio nella sede di Venezia. Un dato choccante che impone a tutti i giornalisti, in primis ai direttori responsabili, l'obbligo di interrogarsi e di riflettere con attenzione ogni qualvolta si decide di dare notizia di un suicidio, valutando quali possono essere gli effetti di questa notizia e dunque adottando le necessarie cautele.
Ad entrare nel vivo della questione è stato l'intervento del prof. Michele Tansella, ordinario di psichiatria dell’Università di Verona, membro dell’WHO Collaborating centre for research and training in mental health and service evaluation: «I fattori che influenzano il suicidio e la prevenzione del suicidio sono complessi e non del tutto conosciuti – ha precisato il professore – Ci son o però evidenze scientifiche che dicono che i media hanno un ruolo significativo. Già nel 2008 l’Organizzazione mondiale della sanità affermava che i risultati di più di 50 studi permettono di concludere che la pubblicazione di storie di suicidio può indurre comportamenti di imitazione». L’evidenza scientifica di cui ha parlato Tansella è tanto cruda quanto motivata. Uno studio del Centro di salute mentale di Mannheim pubblicato su Psychological medicine nel 1988 riportava gli effetti della messa in onda tra 1981 e 1982 sulla tedesca Zdf di una serie tivù intitolata “La morte di uno studente”. La storia era quella di un ragazzo di 19 anni che si buttava sotto il treno. Analizzando i dati sui suicidi avvenuti in Germania tra il 1976 e il 1984 risultava un aumento significativo, fino al 175 per cento, di comportamenti suicidari tra giovani di 15-19 anni nel periodo successivo alla messa in onda del programma. È quello che gli specialisti chiamano “effetto Werther”, ispirandosi all’eroe romantico del celeberrimo romanzo di Goethe.
I giornalisti però possono avere anche un ruolo positivo svolgendo il loro lavoro. Psicologi e psicanalisti lo definiscono “effetto Papageno”, dal nome del personaggio del Flauto magico di Mozart (1791) che grazie all’intervento di tre fanciulli desiste dal togliersi la vita. Uno studio dell’università di Vienna pubblicato su Social science and medicine< /font> nel 1994 ha messo in luce che dopo lo sviluppo di linee guida per i giornalisti nel 1987 i suicidi nella metropolitana di Vienna diminuirono del 75 per cento. Tali linee prevedevano di non dar risalto a eventi suicidari, diversamente da quanto successo nel triennio precedente, che aveva registrato un drammatico aumento di questi fenomeni.
Il professor Tansella ha fatto riferimento anche al documento emanato da Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Iasp (International association for suicide prevention) nel 2008: le linee guida per i giornalisti per la prevenzione dei suicidi e il loro trattamento in cronaca già disponibili sul sito dell’Ordine. Si tratta di una serie di utili consigli su come trattare i temi relativi ai suicidi cercando di evitare di alimentare effetti emulativ i. Nuovi contributi saranno offerti prossimamente ai giornalisti del Veneto attraverso la diffusione del testo integrale dello studio effettuato dall'Oms sull'approccio alle notizie relative ai suicidi, impostato sulla prevenzione.
Come trattare quindi le notizie di particolare impatto emotivo e peso sociale, come quelle che si riferiscono ai suicidi? Innanzitutto rispettando le indicazioni contenute nelle norme che già ci sono. Dalla nostra Carta costituzionale alla Legge professionale, dalla Carta dei doveri del giornalista al Codice deontologico della privacy, che stabiliscono come principi il rispetto della dignità della persona e l'essenzialità dell'informazione. Particolare attenzione va osservata quando nel fatto di cronaca sono coinvolti minori e soggetti deboli. «Se nel caso di suicidio va tutelata la riservatezza e la dignità non solo del suicida ma anche degli eventuali minori e parenti rimasti, nel caso di tentativo la tutela della riservatezza deve essere maggiore – ha raccomandato ne lla sua relazione l’avvocato Giorgio Battaglini, consulente per l’Ordine regionale – È inoltre bene ricordare la differenza tra legittima acquisizione e legittima divulgazione delle notizie. Non sempre informazioni pur legittimamente acquisite possono essere divulgate. Il giornalista è sempre responsabile di ciò che scrive e sceglie di scrivere».
I giornalisti devono poter agire con consapevolezza e in libertà di coscienza. Lo ha sottolineato, insistendo sul concetto di responsabilità del giornalista, la vicepresidente del Consiglio dell’Ordine del Veneto, Maria Fiorenza Coppari: «Anche la libertà di stampa, come ogni libertà, esige un continuo delicato bilanciamento. Al centro delle notizie vi sono sempre dei protagonisti, uomini, donne, bambini. Sta al giornalista decider e, e solo lui può farlo, come dare la notizia, quali dettagli divulgare, fino a che punto spingersi nella sfera privata dei protagonisti principali e di quanti indirettamente risultano coinvolti».
Al dibattito i direttori presenti hanno chiesto la stesura di un decalogo per orientarsi e auspicato la stipula di un “patto” tra i vari giornali per seguire una linea comune e rispettosa della dignità della persona, mentre il direttore della scuola Buzzati, Orazio Carruba, ha ribadito che come linea guida basterebbe tenere a mente i capisaldi della notizia: interesse pubblico, pertinenza e continenza.
Al dibattito hanno partecipato il pubblico tutore dei minori del Veneto Aurea Dissegna, il segretario regionale Fnsi Daniele Carlon, che ha puntualizzato la responsabilità dei direttori di dare notizie di suicidi nelle testate che guidano; il coordinatore della commissione comunicazione dell’Ordine degli Psicologici del Veneto Federico Zanon, che ha ribadito la pericolosità dell’effetto emulazione; Laura Baccaro, psicologa della casa circondariale di Padova e del giornale Ristretti orizzonti, la quale ha illustrato il fenomeno dei suicidi in carcere e di come, in questi casi, il raccontarne la cronaca possa essere un modo per portare all’attenzione dell’opinione pubblica una problematica sociale di rilievo.
Il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Veneto, Gianluca Amadori, ha concluso i lavori proponendo l'avvio di un percorso condiviso assieme ai direttori delle testate giornalistiche finalizzato ad un trattamento corretto delle notizie relative ai suicidi per evitare spettacolarizzazioni ed enfatizzazioni: «La diffusione dei suggerimenti dell'Oms costituisce un importante arricchimento professionale – ha dichiarato – Non servono nuove carte deontologiche: è sufficiente applicare quelle che ci sono, ispirando il nostro lavoro ai principi dell'essenzialità dell'informazione e al rispetto della dignità della persona».