Editore:
Ali&no editrice (Perugia, 2011), pag.103, Euro 12,00
Queste pagine raccontano – attraverso testimonianze di colleghi e attraverso ricordi di amiche e di amici – la storia di Maria Grazia Cutuli, inviata del “Corriere della Sera”, uccisa a 39 anni in Afghanistan nel 2001, mentre faceva il suo lavoro, lungo la strada che da Jalalabad porta a Kabul.
Barbara Stefanelli e Paolo Valentino (vicedirettore e inviato del “Corriere della Sera”), amica e cugino di Maria Grazia, in un articolo apparso sul loro giornale il 20 novembre 2001, il giorno dopo la sua morte, scrivono che al telefono non riusciva a nascondere la sua felicità: “non era soltanto orgogliosa di essere una degli inviati del Corriere della Sera sul fronte di questa nuova guerra”. Maria Grazia era grata di essere lì, serena: “a suo agio tra alberghi di confine, strade polverose, sveglie all’alba per cercare una notizia o una storia”.
Scrive Carlo Bonini: “Il giornalismo c’entra, certo. Ma non spiega tutto. È un indizio. Il sintomo di una irrequietezza. Della fame di vivere dentro le cose. Lì dove le cose accadono. Di una ricerca di empatia con altri mondi, altri esseri umani. Possibilmente diversi, diversissimi, da sé. Da condividere”.
La postfazione al libro è di Giuliana Sgrena.
Cristiana Pumpo lavora presso la redazione centrale dell’Ufficio Stampa di Roma Capitale dal 2005, dopo numerose esperienze in diverse testate giornalistiche. È componente della “Fondazione Cutuli Onlus” e, dal 2010, fa parte della Giuria del Concorso Giornalistico Roma per Roma “Ilaria Alpi”, organizzato dall’Associazione Stampa Romana e da Roma Capitale.