Domani (mercoledì 12 ottobre) i giornalisti marchigiani protesteranno ad Ancona, in piazza Roma, alle 11, contro la legge che impedirà la pubblicazione delle intercettazioni
Domani (mercoledì 12 ottobre), la Camera dei deputati discuterà il disegno di legge sulle intercettazioni sul quale il Governo ha deciso di porre la questione di fiducia. Per i giornalisti si tratta di una “legge bavaglio” che impedirà ai cronisti di divulgare le notizie limitando fortemente il diritto dei cittadini a essere compiutamente informati. Contro questa legge l’Ordine e il Sindacato dei giornalisti delle Marche hanno deciso di manifestare il loro dissenso domani, mercoledì 12, alle ore 11, in piazza Roma, ad Ancona, assieme ai partiti, alle Associazioni e ai cittadini che si oppongono all’approvazione di questa legge.
Ordine e Sindacato giornalisti delle Marche hanno precisato la loro posizione in questo documento comune:
La parola non può essere messa dietro le sbarre. I giornalisti marchigiani (che, mercoledì 12 saranno in piazza ad Ancona) dicono no alla legge bavaglio che nega la possibilità di dare notizie (pena il carcere fino a 3 anni) e nega ai cittadini di essere informati. Una legge che affossa anche il tentativo di riforma dell’ordinamento professionale dei giornalisti che prevedeva, tra l’altro, il Giurì per la lealtà dell’informazione, primo firmatario un esponente della maggioranza, Giancarlo Mazzuca.
La devastante crisi economica, i problemi del lavoro e delle famiglie, imporrebbero al mondo politico di rivolgere lì lo sguardo e l’impegno, invece pare che la vera urgenza del Paese sia fare una legge che metta il silenziatore alle notizie. Dietro il pretesto della tutela della privacy si nascondono i disegni di prevaricazione degli uomini di potere che vogliono imporre il silenzio sui fatti e misfatti della cronaca di tutti i giorni, sull’intreccio sempre più pesante tra politica e malaffare.
A ulteriore tutela della privacy, i giornalisti hanno da tempo proposto una udienza-filtro da tenere entro 5 giorni dal deposito degli atti, attraverso la quale selezionare le intercettazioni rilevanti e quindi destinate a essere rese pubbliche. Questa idea ora è stata fatta propria dalla politica, ma nel modo peggiore: lasciando l’udienza-filtro indeterminata nei modi e soprattutto nei tempi e, ancora una volta, rimandando la regolamentazione a un successivo decreto governativo.
Anche la parte che riguarda le testate giornalistiche on-line è inaccettabile
con l’obbligo della rettifica entro 48 ore senza alcuna verifica della veridicità del suo contenuto e senza possibilità di commento. E’ questa un’operazione di civiltà fasulla che porta solo danno alla nostra società. Un ulteriore elemento per dire basta, per affermare con forza la richiesta di una informazione libera al servizio dei cittadini.
Se il Governo non cambierà strada, sarà inevitabile mobilitare la società per promuovere un referendum che cancelli questa legge che riduce fortemente la democrazia nel nostro paese. Anche le recenti intercettazioni sulle vicende Rai (dove alti dirigenti erano impegnati a favorire l’azienda concorrente e il Presidente del Consiglio suo proprietario) dimostrano l’esigenza di eliminare il conflitto di interesse che da anni sta gravando sulla tv italiana, sulle logiche di mercato e sul diritto dei cittadini a trasmissioni di qualità e sull’intera vita democratica di questo Paese.
Il Presidente dell'Ordine dei giornalisti delle Marche, Gianni Rossetti
Il Segretario del Sigim, Roberto Mencarini.