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Nuove schiavitù/ Il gesto di dignità di Paola Caruso

15/11/2010
“Lo sciopero della fame della collega collaboratrice del Corriere della Sera, Paola Caruso, è solo la punta dell’iceberg in un mondo fatto di quotidiani tagli economici e di piccoli e grandi soprusi che colpiscono i collaboratori di giornali e agenzie, di radio e televisioni, di testate on line”, afferma Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti.
“Un gesto, quello di Paola Caruso, di vibrante denuncia che deve portare alla luce una situazione che ormai non può più essere tollerata. Quella di colleghi professionisti e pubblicisti con anni e anni di esperienza, che restano ‘invisibili’ per comitati di redazione, capi servizio e direttori che li utilizzano molto, ma non danno loro la possibilità di avere progressioni di carriera, garanzie e un minimo di diritti.
E' un far west di assunzioni ‘mascherate’ con contratti inappropriati e abusivati che non vengono mai sanati; giovani che invecchiano con una certezza: resteranno nella casta che occupa il gradino più basso della gerarchia giornalistica. Una vergogna inaccettabile sulla quale il governo che, indirettamente, dispensa provvidenze milionarie agli editori non ha il diritto di tacere. E non può tacere neanche il Parlamento che dovrebbe approvare in via d’urgenza la proposta di legge sui compensi ai giornalisti, da troppo tempo addormentata in commissione, una proposta che ebbe l’esplicita approvazione del ministro Giorgia Meloni, a nome dell’esecutivo
L’Ordine dei giornalisti appoggia la protesta di Paola Caruso che ha avuto il coraggio di denunciare quella che è una vera e propria piaga per la dignità della professione”.
 
Questa è la vicenda, raccontata dalla stessa Paola Caruso:
“La storia è questa: da 7 anni lavoro per il Corriere e dal 2007 sono una co.co.co. annuale con una busta paga e Cud. Aspetto da tempo un contratto migliore, tipo un art. 2. Per raggiungerlo l’iter è la collaborazione. Tutti sono entrati così. E se ti dicono che sei brava, prima o poi arriva il tuo turno. Io stavo in attesa.
La scorsa settimana si è liberato un posto, un giornalista ha dato le dimissioni [Jacopo Tondelli, ndr], lasciando una poltrona (a tempo determinato) libera. Ho pensato: “Ecco la mia occasione”. Neanche per sogno. Il posto è andato a un pivello della scuola di giornalismo. Uno che forse non è neanche giornalista, ma passa i miei pezzi.
Ho chiesto spiegazioni: “Perché non avete preso me o uno degli altri precari?”. Nessuna risposta. L’unica frase udita dalle mie orecchie: “Non sarai mai assunta”.
Non posso pensare di aver buttato 7 anni della mia vita. A questo gioco non ci sto. Le regole sono sbagliate e vanno riscritte. Probabilmente farò un buco nell’acqua, ma devo almeno tentare. Perché se accetto in silenzio di essere trattata da giornalista di serie B, nessuno farà mai niente per considerarmi in modo diverso”.