“La questione dell’informazione in Cina è piuttosto seria: esistono una grave omologazione ed una forte autocensura che non si capisce quanto sia imposta dall’esterno. Ciò non toglie però che le voci libere ci sono e sono in aumento. Questo grazie anche agli interventi dell’Associazione dei giornalisti finalizzati all’avvicinamento con l’occidente e alla modernizzazione, che hanno dato via ad un processo che prosegue proficuamente”.
Lo ha affermato Lorenzo Del Boca nel corso del convegno “Meno trenta a Pechino, la missione dei giornalisti ai giochi olimpici” organizzato da USSI, FNSI, Coni, Ordine nazionale dei giornalisti e AIPS. Il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti è rientrato da pochi giorni dalla Cina dove, alla guida di una delegazione di giornalisti italiani, ha incontrato i dirigenti della All-China Journalist Association. L’Ordine ha infatti un dialogo costante con i colleghi cinesi, iniziato da oltre 10 anni, che ha portato, oggi, a rapporti più fluidi e sereni. “Per il più importante evento sportivo del mondo, le Olimpiadi, a Pechino, è tutto pronto già da 40 giorni. Il villaggio olimpico, lo stadio, la manifestazione inaugurale, i discorsi. Ogni aspetto curato con una organizzazione quasi maniacale”.
“Per i cinesi – ha aggiunto Del Boca raccontando diversi episodi del viaggio – le Olimpiadi rappresentano l’occasione per far conoscere agli occhi del mondo intero il Paese, ed in particolare Pechino, una città in via di sviluppo. A questo importante obiettivo si accompagna il grande timore di fare brutte figure. Perché si tratta di un popolo con enormi contraddizioni: la grande ricchezza di Shangai che si scontra con l’immensa povertà del quartiere limitrofo; una informazione televisiva che conta 18 canali ma che ancora non raggiunge il 9% della popolazione (in proporzione pari a tre volte l’Italia)”.
Al convegno sono intervenuti, oltre a Lorenzo Del Boca, Franco Siddi, Luigi Ferrajolo, Gianni Petrucci, Gianni Merlo, Carlo Paris, Aldo Forbice, il campione Igor Cassina, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene del 2004, che hanno, ciascuno dal proprio punto di vista, sottolineato come i Giochi saranno, per i colleghi, un momento di confronto, di indagine, di verifica sul campo di una effettiva libertà di informazione e di critica, in un paese dove si gioca un’altra partita cruciale, quella dei diritti umani e civili. Si prevede partiranno per le Olimpiadi circa 40.000 giornalisti, di cui 500 italiani, che dovranno raccontare non solo lo sport ma tutto quanto ruota intorno ad esso a 360 gradi.
E’ intervenuto al dibattito, attraverso un collegamento telefonico, Aidan White, segretario generale della Federazione Internazionale dei giornalisti (IFJ): “Per i colleghi si tratterà una vera e propria sfida. Proprio per aiutare le migliaia di giornalisti stranieri a Pechino a superare le difficoltà che incontreranno nel loro lavoro, la Federazione Internazionale ha aperto una linea telefonica ed il sito web www.playthegameforopenjournalism.org.