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SALLUSTI QUERELA PROCURATORE NAPOLI
DIRETTORE GIORNALE, 'MAI PARLATO CON MARCEGAGLIA E ASSISTENTE'
Il direttore de 'Il Giornale', Alessandro Sallusti, ha dato mandato di querelare il procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore, per diffamazione con grave danno alla propria reputazione e immagine, in merito alla dichiarazioni rilasciate dal magistrato al sito del Corriere della Sera.
''Nel controllare un numero di telefono - ha detto Lepore al Corriere.it, secondo quanto riferisce Sallusti in una dichiarazione - ci siamo resi conto che i colloqui tra i giornalisti del Giornale Alessandro Sallusti e Nicola Porro con il segretario del presidente degli industriali erano tesi a fare cambiare atteggiamento al presidente degli industriali che aveva rilasciato dichiarazioni dure contro il governo''.
''Non ho mai fatto - ha detto Sallusti - o ricevuto alcuna telefonata, messaggio o e-mail sull'argomento in questione, non ho mai parlato in vita mia con il presidente Marcegaglia, con il suo assistente Rinaldo Arpisella, del quale ho appreso solo oggi l'esistenza, ne' con persone riconducibili allo staff del presidente di Confindustria''. (ANSA).
SIDDI, GRAVE L'ACCADUTO AL GIORNALE
''Suscita grave inquietudine quanto sta accadendo in queste ore al Giornale di Milano, sottoposto per ordine della Procura di Napoli a verifiche e sequestri di documenti e materiali di lavoro del direttore e di altri giornalisti''. Lo dice il segretario nazionale della Federazione nazionale della Stampa Franco Siddi.
''Pur nel rispetto del lavoro dei magistrati e in attesa di un rapido chiarimento su tutta la vicenda, non vorremmo – ha spiegato Siddi - che gli interventi in atto assumessero i caratteri del controllo preventivo sulla stampa. Per l'informazione sono momenti molto delicati, perchè stanno comparendo sulle tracce del suo lavoro troppi pozzi avvelenati''. (ANSA).
PM, SI' DIRITTO DI CRITICA, NO DI COARTARE
Il diritto di critica da parte della stampa e' fuori discussione ma il giornalista non puo' utilizzare i propri scritti ''per coartare la volonta' altrui'' perche' in questo caso si configura un reato, quello di violenza privata. E', in sintesi, quanto affermano i pm di Napoli Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, nelle motivazioni alla base della decisione di perquisire la sede de ''Il Giornale''.
''Il giornalista - osservano i magistrati - non solo ha ovviamente il diritto di scrivere quanto ritiene necessario per far conoscere alla pubblica opinione, ma ha anche il diritto di criticare e di farlo in modo anche duro, pungente e veemente''. ''Puo' acquisire - scrivono i pm - notizie e informazioni anche riservate e persino segrete (che anzi secondo il codice deontologico dei giornalisti e' addirittura tenuto a pubblicare), potendo preservare anche le proprie fonti; ancora il giornalista, fatti salvi ovviamente gli aspetti deontologici, puo' essere naturalmente fazioso''.
''Tuttavia - sottolineano Piscitelli e Woodcock - il giornalista (e nessun altro) non ha diritto di utilizzare i propri scritti e le proprie pubblicazioni, o meglio la prospettazione di propri scritti e proprie pubblicazioni, allo scopo di coartare la volonta' altrui''.
A tale proposito i magistrati affermano che quando cio' accade ''si configura il delitto di cui all'art. 610 cp ravvisandosi quello che la Suprema Corte di Cassazione ha definito come lo 'sviamento dello scopo' che connota in termini di ingiustizia il male prospettato: nel senso che per configurarsi il reato di violenza privata (ovvero il reato di estorsione, o quello di minaccia semplice, tutte nella fattispecie accomunato nell'elemento costitutivo della minaccia) non e' necessario che il male sia di per se' ingiusto, bastando che risulti tale in relazione allo scopo cui la minaccia servi come mezzo''. Dunque ''e' l'ingiustizia dello scopo che rende ingiusto il mezzo utilizzato e cio' anche quando il mezzo non e' in se' e per se' ingiusto''. (ANSA).