Nonostante la crisi, in Italia il numero dei giornalisti continua a crescere: c’ è un giornalista ogni 526 abitanti (anche se quelli attivi sono soltanto la metà), contro una media di uno su 1.778 in Francia, uno su 4.303 in Cina e uno ogni 5.333 negli Stati Uniti. Ma la struttura della professione reale nel nostro paese continua ad indebolirsi.
Si riduce il lavoro dipendente (meno 1,6%), cresce quello autonomo (+7,1%; 6 attivi su 10, quasi il doppio di 13 anni fa), e aumenta in modo sempre più marcato il gap nei redditi fra i due segmenti della professione.
Nel 2012 la media annua delle retribuzioni dei dipendenti era di 62.459 euro (+0,4% sul 2011) : 5 volte più di quella degli autonomi e quasi 7 volte superiore a quella dei Co.co.co. La media dei soli autonomi era infatti di 11.278 euro. E la media generale (dipendenti + autonomi) era quindi di 33.557 euro. Intanto oltre 50.000 iscritti all’ Ordine continuano ad essere del tutto ‘’invisibili’’.
È questo, in sintesi, il quadro che emerge da “
Il paese dei giornalisti”, la quarta edizione del rapporto Lsdi sulla professione giornalistica in Italia, che tenta di ricostruire lo scenario del giornalismo professionale in profondità individuando criticità e tendenze. Col metodo del ‘’data mining’’, cercando appunto filoni di senso nella massa di dati forniti dai vari istituti di categoria: Inpgi soprattutto, visto che i suoi server racchiudono le dinamiche relative ai rapporti economici e le tendenze demografiche, ma anche Casagit, che si muove in territori analoghi a quello della contribuzione previdenziale, e Fondo complementare, che risente direttamente dell’ andamento della congiuntura. E, naturalmente, Ordine e Fnsi, verso cui converge l’attenzione del mondo del’ informazione. Il primo perché è alle prese con una riforma che non si riesce ancora a fare (ma che è ritenuta assolutamente indispensabile, come del resto il Rapporto sottolinea) e la Federazione della stampa impegnata da mesi nei primi passaggi di una trattativa contrattuale che cade in un momento realmente decisivo: quello che vede, ormai, una massiccia prevalenza del lavoro autonomo all’ interno del giornalismo attivo.
Il Rapporto è stato presentato questa mattina a Roma nell’ambito della Giornata internazionale ‘Stand up of journalism’ Efj/Ifj, nella sede della Federazione nazionale della stampa.
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E' la fotografia di un ricatto crescente, la certificazione di quel che l’Ordine denuncia da anni: gli editori continuano a passare come una schiacciasassi sopra alla vita di decine di migliaia di giovani i quali, per di più, debbono periodicamente subire lezioni sul loro stesso diritto di dirsi, essere o sperare di diventare giornalisti.” Ha scritto
Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale, nella sua presentazione.
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E’ necessaria una riforma dell’Ordine, non c’è dubbio, ma denunciarne la mancanza – che è dovere del Parlamento – come la concausa della situazione serve soprattutto per tentare di sfuggire alle responsabilità che, tutti, abbiamo”.