Autore:
Mauro Paissan (a cura di)
Editore:
www.garanteprivacy.it (2012), pag.330
E’ possibile pubblicare i compensi dei dipendenti di un ente pubblico? E’ lecito diffondere la graduatoria di un concorso o i dati delle persone che accedono a contributi per problemi di disabilità? E’ necessario oscurare i riferimenti a una vicenda penale conclusa da molti anni? E’ possibile riproporre delle immagini scaricate da un profilo di Facebook o rilanciate su Twitter? Esistono dei limiti sulla pubblicazione di informazioni sui dati clinici o sulla vita sessuale di un uomo pubblico?
Un buon giornalista si distingue per la sua capacità di porre domande e offrire notizie nella completezza e nella correttezza dei fatti che racconta. Le prime domande, però, le deve porre a se stesso, durante la riunione di redazione, in strada mentre decide come raccontare un evento appena accaduto, al desk mentre scrive un pezzo o monta un video. La deontologia professionale esige serietà, trasparenza, rispetto delle persone.
Il libro “Privacy e giornalismo”, a cura di Mauro Paissan, pubblicato dal Garante per protezione dei dati personali, vuole aiutare il giornalista a trovare velocemente soluzioni ai punti più controversi del diritto di cronaca, del diritto dovere di informare ed essere informati. Una rapida guida ricca di esempi e documentazione utile.
Non esistono, per fortuna, formule matematiche che consentono di sapere se un dato, un video, una immagine sono pubblicabili o meno. Il volume però offre al lettore, al giornalista, un utile e ricco compendio di casi, di pronunce del Garante, di approfondimenti che consentono di valutare la scelta migliore, nel rispetto dei criteri fondamentali quali la liceità, la correttezza, la pertinenza e la proporzionalità del trattamento dei dati. Principi che contribuiscono a proteggere la dignità della persona e il suo diritto alla riservatezza.
Alcuni temi:
Privacy e trasparenza. L’attività di inchiesta giornalistica è spesso rallentata dalla difficolta di accedere alle informazioni di enti e imprese. Spesso tali dati sono negati per supposti motivi di “privacy”. Il libro è ricco di esempi in cui è stato proprio il Garante a dichiarare infondate tali “scuse”, contribuendo a smentire la contrapposizione tra riservatezza e trasparenza. Eclatante è il caso di “affittopoli a Milano” o quello che ha riguardato i compensi degli incarichi ai periti.
Privacy e rispetto. L’interesse pubblico guida i media nella scelta dei temi da affrontare, delle storie da approfondire. Si può perseguire lo stesso obiettivo, però, facendo attenzione a non violare la dignità della persona, a non infierire con dettagli inutili o degradanti. La vittima di una violenza sessuale non deve mai essere riconoscibile, neppure indirettamente, per non dover subire un’ulteriore umiliazione. Nel pubblicare il testo di un’intercettazione si dovrà evitare la diffusione di dettagli privati privi di interesse pubblico. Le immagini di una persona in difficoltà, di un minore, di un malato meritano attenzioni particolari.
Privacy e internet. La rete ci consente di accedere in tempo reale a una quantità di informazioni prima inimmaginabile. A maggior ragione il giornalista è tenuto a si trova a dover fare il suo lavoro di approfondimento, di verifica, di scelta. Alcuni incidenti: immagini prelevate da profili Facebook di personaggi omonimi e pubblicate senza controllo, documenti ufficiali diffusi senza accertarsi di aver oscurato dati sensibili o dettagli anagrafici riservati o documenti riproposti anche se non aggiornati o incompleti. Va sempre evitata la pubblicazione di particolari non (o non più) di interesse pubblico e dannosi per l’individuo coinvolto.