Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito a Roma, ha approvato all’unanimità il seguente ordine del giorno:
"In questi 60 anni la Rai e' diventata un punto di riferimento per gli italiani". Così la Presidente Tarantola e il d.g. Gubitosi.
Per oltre mezzo secolo, la tv è stata il medium egemone del ‘900 e ha svolto un preciso ruolo sociale, alimentando un’esperienza tanto diffusa quanto condivisa per gli spettatori, riassumibile nella semplice espressione: «Guardare la tv». Per molto tempo, dunque, guardare la tv è stato come "guardare un nuovo mondo, una scoperta di inestimabile valore”, cosi Aldo Grasso sul Corriere della Sera che conclude il suo interessante excursus affermando “Il 60esimo compleanno della Rai dovrebbe perciò servire a riservare più spazio ai ripensamenti che alle celebrazioni, più attenzione ai prodotti che ai dibattiti, altrimenti il declino sarà inevitabile. E la perdita, purtroppo, irrimediabile”.
Papa Francesco, incontrando i dipendenti Rai li ha invitati a “tenere alto il livello etico della comunicazione” dichiarando: “La vostra professione, oltre che informativa, è formativa, è un servizio pubblico, cioè un servizio al bene comune. Tutti i dipendenti Rai sanno di appartenere ad un’azienda che produce cultura ed educazione, che offre informazione e spettacolo raggiungendo in ogni momento della giornata una gran parte di italiani. È una responsabilità a cui chi è titolare del servizio pubblico non può per nessun motivo abdicare”.
E’ evidente che la RAI, in quanto azienda concessionaria del servizio pubblico, ha avuto e continua ad avere delle particolari e alte responsabilità verso il Paese, i cittadini e gli utenti tutti.
Responsabilità che non possono essere declinate – così come troppo spesso è avvenuto – esclusivamente all’interno di uno schema competitivo con l’altro importante brodcaster del panorama televisivo operante nel mercato nazionale (in termini economici e di marketing), ma che devono esprimersi nella capacità di rappresentare, al meglio, l’articolazione pluralista del Paese dal punto di vista istituzionale e della società civile (in termini informativi e culturali).
Un compito che trova nel “Contratto di servizio” formale codifica e che dovrebbe spalmarsi sull’insieme della programmazione e dell’offerta e non essere confinato in spazi e limbi ristretti e separati.
In altri termini, è necessario che le indicazioni alla base del Contratto di servizio trovino concreta attuazione soprattutto in quella dimensione “sociale” che rappresenta in effetti una delle vocazioni e delle giustificazioni fondanti della presenza di un servizio pubblico radiotelevisivo in un’epoca come la nostra caratterizzata da una straordinaria espansione della capacità comunicativa.
Ci vuole, in sostanza, più e non meno dimensione pubblica, più e non meno programmi che contribuiscano alla crescita culturale e civile del Paese, più e non meno responsabilità etica e civile.
Questa è la peculiare “responsabilità sociale” della Rai nei confronti del Paese, che dovrebbe essere valutata soprattutto per la qualità dei suoi programmi.
Tutto ciò premesso e in riferimento al Contratto di Servizio di prossima approvazione, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti impegna il presidente e il Comitato Esecutivo ad assumere un’iniziativa verso la Rai con l’obiettivo che:
- la Rai recepisca le carte ed i codici propri dell’OdG (Carta di Treviso, Perugia, Roma, Firenze, Milano, Codice di autoregolamentazione per i processi in tv), inserendoli al punto 3 dell’art. 3 (Oggetto del contratto di servizio);
- la Rai, di concerto con l’OdG, attivi percorsi di promozione e divulgazione di queste carte e codici internamente all’azienda ad ogni livello;
per la verifica di quanto indicato all’art 5 del contratto di servizio “Qualità dell’informazione” la Rai, al pari di quanto previsto per la programmazione sociale, avvii un tavolo paritetico di dialogo e confronto con l’OdG.