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Regole e responsabilità per un'informazione libera

15/10/2009
L'informazione è come una spada di cristallo. E' al tempo stesso pericolosa e fragile. In altre parole, l'informazione va maneggiata con cura, soprattutto in un momento, qual è quello attuale, in cui lo scontro tra politica e informazione ha raggiunto livelli di guardia.
A dirlo è l'Onorevole Luciano Violante, presidente della Iª Commissione Affari Costituzionali, ospite insieme al Senatore Marcello Pera, del dibattito su “Libertà di stampa, informazione e formazione dei giornalisti” svoltosi oggi a Positano, organizzato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e coordinato dal Presidente Lorenzo Del Boca.
Lo scontro tra politica e informazione è fisiologico, ma in questo momento di esasperazione del conflitto è necessario individuare linee di confine e regole. Poiché oggi l'informazione è un potere che si pone in concorrenza con la politica, è essenziale -secondo Luciano Violante- intervenire con regole chiare e trasparenti nei tre ambiti che condizionano il giornalismo e il suo esercizio: giuridico, sindacale ed etico. Nel primo caso il riferimento è agli assetti proprietari, all'antitrust e al risarcimento danno nelle cause civili; nel secondo caso sil riferimento è al precariato, in quanto se è vero che un potere si regge sulla credibilità di chi lo esercita, è anche vero che un precario, per la sua stessa condizione, non ha le tutele economiche e l'indipendenza professionale necessaria per ottenere credibilità. Sul piano etico il richiamo dell'Onorevole Violante è riferito, oltreché al rispetto della deontologia professionale (opinione separata dai fatti, verifica della notizia e rispetto della dignità della persona), alla punibilità degli errori volontari, alla formazione e all'aggiornamento dei giornalisti.
E' facile concludere che i soggetti che dovrebbero intervenire nella regolamentazione di questi ambiti sono da un lato la politica, dall'altra il sindacato e l'Ordine dei Giornalisti.
Della necessità di regole e di maggiore responsabilità dell'informazione ha parlato anche il Senatore Marcello Pera, che ha effettuato un'interessante e inedita analisi sulla distinzione tra giornalismo democratico e liberale (in allegato la relazione integrale). Il primo tende a educare, il secondo a informare. Il giornalismo democratico è didattico e pedagogico, quello liberale lascia la più ampia libertà e rispecchia il pluralismo. Secondo Marcello Pera, che predilige nettamente il giornalismo liberale di matrice anglosassone, la libertà di stampa si può esercitare in due modi: per formare opinione pubblica o per diffondere notizie e consentire il libero esercizio di idee. Si tratta dunque di stabilire se il giornalismo, sempre più veicolo e interprete della contesa politica, debba avere un ruolo didattico, e quindi sposare progetti e “imporli” come modello comportamentale ai propri lettori e alla società. Oppure semplicemente essere depositario e veicolatore di fatti che accadono e sui quali si lascia al cittadino-lettore piena libertà di interpretazione.
Il paradosso del giornalista democratico, secondo Pera, sta nel fatto che egli, dovendo “formare” l'opinione pubblica e quindi migliorare la società civile (ovviamente secondo i propri schemi o quelli decisi dall'editore), diventa un giornalista militante, dunque un politico mascherato che svolge surrettiziamente un altro mestiere. La scelta tra queste due figure concettuali è importante perché condiziona la scelta, l'interpretazione e la scrittura delle notizie.
Qualunque sia l'evoluzione dell'informazione - ha concluso il Presidente Lorenzo Del Boca - la cultura della responsabilità e delle regole rimarrà l'obiettivo della professione giornalistica e del suo esercizio.
Sabrina Talarico
 
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Relazione di Marcello Pera.pdf1.34 MB