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Relazione del Consiglio Nazionale di Disciplina letta dal presidente del CDN Rino Felappi al Cnog

15/03/2017
Gentile Presidente, cari colleghi
Grazie per questa opportunità che ritengo un'occasione proficua per tutti:  per noi del consiglio di disciplina nazionale per voi del consiglio nazionale.  Entrambi organismi impegnati nell'interesse superiore della nostra professione.
Un appuntamento, dunque, che varrebbe la pena di considerare come momento di confronto  periodico perché utile soprattutto quando si è chiamati ad argomentare intorno ai temi della deontologia e della funzionalità dell'organismo che ho l'onore di presiedere da quando venne istituito con la cosiddetta riforma Severino.
La relazione che vi esporrò riguarda naturalmente questa consiliatura insediatasi il 9 luglio del 2013.  Posso dire, possiamo dire,  sapendo di interpretare il sentire dei miei colleghi, che il Consiglio di disciplina nazionale funziona.  Se per funzionalità si intende la capacità di rispondere, pur nell'assoluto rispetto del procedimento e delle garanzie che ne sono alla base, nei tempi più brevi possibili. Una condizione che consente ristoro alle parti in causa. Una condizione che consente altresì all'organismo chiamato a dirimere questioni deontologiche, di operare con la giusta efficacia e rilevanza per l'intera categoria.  
Un obiettivo che possiamo affermare con qualche elemento di soddisfazione di aver raggiunto. Il Consiglio ha infatti operato eliminando non solo il contenzioso pregresso ma anche stabilendo nei suoi lavori un tempo medio della durata del procedimento che potrebbe valere come un parametro di riferimento.
 
Alla data del nostro insediamento erano 46 i ricorsi in fase istruttoria. Oggi i ricorsi pendenti sono 7 di cui 2 saranno portati in decisione nel corso della prossima riunione.
Da luglio 2013 fino al 31 dicembre 2016, ossia nel corso di 41 mesi di attività, il Consiglio di disciplina nazionale si è riunito 44 volte, ha ascoltato 72 colleghi e ha deliberato 152 decisioni. Il tempo medio della durata del procedimento dinanzi al Consiglio di disciplina è di 180 giorni circa, di cui 97 sono indicati a norma di regolamento come termini necessari per la fase istruttoria preparatoria all’esame del merito da parte del Consiglio di disciplina.
Di questo grande risultato devo soprattutto ringraziare tutti i consiglieri che hanno fin da subito condiviso una metodologia che è risultata poi la più idonea. Permettetemi di ringraziarli dunque per il lavoro serio e rigoroso. Per il tempo dedicato ad una  particolare attività: impegnativa, scrupolosa e coscienziosa. Un lavoro svolto da ciascuno per lo più a casa dal momento che le sedute, una al mese, sono state essenzialmente dedicate alle audizioni e alle discussioni sulle proposte di delibera. Un lavoro costante, poco noto, che da Presidente, sento il dovere, in questa sede, di mettere in giusta luce. Un ringraziamento ai consiglieri che si sono succeduti nel tempo e permettetemi anche di ricordare chi ha preso parte ai nostri lavori e non c'è   più: Ugo Armati.
 
Entrando nel merito dell’attività svolta, anno per anno, da metà luglio e fin al 31 dicembre 2013 sono stati 27 i provvedimenti emanati, 13 le audizioni e 8 le riunioni.
La contestazione più frequente è stata la violazione della privacy (6 casi). A seguire: il mancato rispetto della verità del fatti (5 casi), l’incontinenza espressiva (4 casi), la violazione del principio di collaborazione tra colleghi (3 casi), l’omesso controllo (2 casi). Uno solo è stato il caso di violazione del divieto di pubblicità e uno quello relativo alla violazione della Carta sugli uffici stampa. Le Procure generali, tenute a norma di legge a formulare un parere sui casi, nel 2013 si sono sempre espresse per il rigetto del ricorso del giornalista salvo in un unico caso, motivato da ragioni di incompletezza della contestazione. Tale ragione è stata condivisa dal Consiglio.
Venendo all’esame dell’attività svolta nel 2014, sono state fatte 12 riunioni, 29 audizioni, e 42 decisioni. In questo anno si è registrata una certa uniformità nel numero delle violazioni contestate: 4 sono stati i casi di non essenzialità dell’informazione/incontinenza espressiva; 3 quelli per non veridicità della notizia, violazione della privacy, inosservanza del dovere di collaborazione tra colleghi, trattazione di suicidi e pubblicità mista a informazione. Due i casi di violazione della dignità e del decoro professionale, uno il caso di radiazione per mancato pagamento quote, uno per violazione della carta di Firenze e uno per violazione dell’esclusività professionale. Anche nel 2014 le Procure si sono sempre pronunciate per il rigetto  del ricorso.
Nel 2015, invece, il Consiglio di disciplina nazionale si è riunito 11 volte, ha ascoltato 14 persone e ha preso 26 decisioni. In particolare, 4 sono stati i casi che hanno riguardato la violazione della Carta di Treviso e la Carta di Firenze; 3 quelli che hanno riguardato l’omesso controllo e la violazione del dovere di collaborazione tra i colleghi; 2 i casi di immagini raccapriccianti e incontinenza espressiva/non essenzialità dell’informazione; 1 quello della violazione del divieto di pubblicità. Anche nel 2015, le Procure generali si sono espresse nella stragrande maggioranza dei casi per il rigetto dei ricorsi. Solo in due vicende hanno espresso un parere volto a mitigare la sanzione, che è stato condiviso dal Consiglio di disciplina con la decisione finale.
Nell 2016, infine, il Cdn si è riunito 11 volte, ha ascoltato 16 colleghi e ha preso 57 decisioni. Con riferimento alle violazioni maggiormente contestate nel 2016, e soffermandomi un  di più sui casi recentemente decisi, l’inosservanza del principio di essenzialità dell’informazione/incontinenza espressiva è stata quella più eccepita a livello territoriale, in ben 14 casi. In particolare sono state confermate decisioni come quella della censura ad Alfonso Signorini per le foto del ministro Marianna Madia mentre mangiava un gelato, apparse sul giornale “Chi” e per il quale il Consiglio di disciplina della Lombardia aveva inflitto una censura; e quella di padre Livio Fanzaga sospeso per sei mesi dalla professione per aver offeso l’onorevole Monica Cirinnà, dandole della prostituta e augurandole la morte.
Dieci sono state, invece, le violazioni al dovere di collaborazione tra i colleghi portate all’attenzione del Consiglio di disciplina territoriale, e quella più significativa è stata commessa da Vincenzo Anicito, radiato dall’Ordine della Sicilia nonché condannato in primo grado per estorsione. La decisione non è stata impugnata dal giornalista. E ancora, 6 i casi di violazione al divieto di discriminazioni, 2 quelli di violazione della privacy e 2 quelli di comportamento sleale nei confronti dei lettori. Proprio con riferimento a quest’ultima violazione sono stati sanzionati i colleghi coinvolti nell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, in particolare sono stati confermati 6 mesi di sospensione per  Pierangelo Putzolu (decisione impugnata davanti al Tribunale di Bari) e una censura a carico di Walter Baldacconi. Solo un caso ha riguardato la violazione della Carta degli uffici stampa e uno l’omesso controllo e Carta di Treviso.
Uno dei dati significativi riguardanti il 2016 è stato quello relativo alla presentazione di ben 5 ricorsi da parte delle Procure generali; particolarmente attiva quella di Venezia che ha depositato 4 ricorsi mentre uno è stato presentato dalla Procura di Torino. Dei quattro ricorsi presentati dal PG veneziano, uno ha condotto all’avvio di un procedimento disciplinare tuttora in fase istruttoria.
 
Circa il fenomeno, permettetemi di definirlo così per il numero dei ricorsi, quelli presentati dai PG dovrebbero suggerire una riflessione circa l'esercizio della giurisdizione domestica nel primo grado. Andrebbe sostenuta la fase di rodaggio dei Consigli di disciplina territoriali dando più spazio all’attività formativa e magari immaginare eventuali interventi riformatori che possano ripensare le loro modalità di costituzione e funzionamento, qualora si individuassero in queste ultime le ragioni di qualche criticità.
 
Anche per il 2016, si evidenzia la quasi totalità dei pareri negativi giunti dalle Procure generali sui ricorsi. Solo in un caso il PG ha avanzato l’ipotesi di accoglimento del ricorso o in subordine la riduzione della sanzione e in un altro semplicemente  la riduzione della sanzione.
A tre anni dall’entrata in vigore della Riforma che ha riguardato l’esercizio della funzione disciplinare da parte delle professioni regolamentate, dal 2014 al 31 dicembre 2016 sono giunti:
dalla Lombardia 34 ricorsi; dal Veneto 22; dalla Sicilia 6; dalla Toscana 5; dal Molise e dal Piemonte 4; dalle Marche e dalla Puglia 3; dall’Abruzzo 2; dall’Emilia Romagna, dal Friuli Venezia Giulia e dalla Valle D’Aosta 1. Ad oggi, sono state impugnate dinanzi all'Autorità giudiziaria (fra Tribunale e Corte d'Appello) 6 decisioni.
 
Mi avvio alla conclusione con un invito che vuole essere anche una raccomandazione circa la questione relativa alle decisioni da prendere sulle eventuali resistenze in giudizio su impugnazione di ricorrenti o del procuratore generale di decisioni assente dal consiglio di disciplina nazionale.
 
Come sapete tutte le delibere contenenti sanzioni,  a prescindere dalla loro entità sono conseguenti a violazioni deontologiche accertate.  Considerare l'entità della sanzione quale elemento determinante per decidere se costituirsi o meno in giudizio potrebbe di fatto condizionare l'esame stesso dei ricorsi se si dovesse stabilire il principio che una sanzione lieve, quale avvertimento o la censura, sia un provvedimento desueto quando insignificante. Infatti può accadere che un caso per il quale in primo grado sia stata comminata la sanzione dell'avvertimento, va ricordato che il consiglio di disciplina nazionale non può aggravare, sia da difendere per le circostanze  in cui il fatto si è svolto in modo da proporlo come motivo di remora all'attenzione dei colleghi con la successiva divulgazione del massimario. Anche alla base di un avvertimento può esserci, infatti, un affermazione di un principio deontologico. Ben sappiamo che una difesa in tribunale poi eventualmente nei gradi di giudizio nei gradi successivi comporta oneri economici e non pensiamo  a indiscriminate costituzioni ma siamo anche convinti che la decisione di opporsi alle liti dei ricorrenti debba essere assunta dopo un esame di merito e non in base all'entità della sanzione.
In fondo la costituzione o meno in giudizio può considerarsi un perfezionamento del procedimento deontologico. Sarebbe dunque una buona prassi, e questo è l'invito che rivolgo, che il Consiglio nazionale acquisisca il parere del Consiglio di disciplina nazionale, organismo di merito, nel caso di impugnazione giudiziaria delle decisioni rese.
Infine un ringraziamento sentito va a Elio Donno per la cura del Massimario. Il suo prezioso e fondamentale lavoro sarà ancor più valorizzato con la volontà espressa dal Consiglio di disciplina nazionale di procedere alla pubblicazione in tempo reale sul sito dell'Ordine della decisione insieme alla relativa massima. Una modalità anche questa al servizio della nostra professione.
Questa è la sostanziale vitalità del Consiglio Disciplina Nazionale che ho il piacere e l’onore di presiedere.
La presenza di Elio Donno è stata e sarà sempre una garanzia per la giusta interpretazione di ogni caso professionale e nell’applicazione di ogni conclusione in giudizio.
Grazie a Laura Trovellesi Cesana, sempre disponibile ad affrontare anche casi non semplici e soprattutto dico a lei grazie per essere entrata nella disamina dei temi deontologici che sono nella relazione testè a voi letta.
Grazie alla dottoressa Alessandra Torchia che ha saputo  vivere la dinamica operativa dei 12, partecipando e consigliando con intelligente professionalità.
Grazie a tutti gli altri colleghi componenti il CDN : Maria Zegarelli, segretaria, Dario Deliberato, Paolo Conti, Laura Verlicchi, Paolo Giovagnoni, Saverio Paffumi, Vittorio Esposito, Gianluca Marchetti e Paola Cascella, tutti sempre molto disponibili e professionalmente attenti  sui casi loro affidati.
A te Presidente ed a voi del Consiglio Nazionale il mio ed il nostro augurio di buon lavoro interpretando sempre le migliori conclusioni per questo Ordine.
Grazie.