Newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Link

inpgi
casagit
fondo giornalisti
fieg
Garante per la protezione dei dati personali
murialdi
agcom
precariato

RICONGIUNGIMENTO

29/04/2013
Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti il 14 marzo 2013 ha approvato una delibera, confermata il 10 aprile, che consente il "ricongiungimento" dei colleghi pubblicisti, permettendo loro, in presenza di specifici requisiti, di sostenere l'esame di idoneità per diventare giornalisti professionisti.
Ne è seguita, da parte di alcuni, una polemica che ha registrato toni non accettabili, scadendo perfino in attacchi personali. Le opinioni diverse, anche duramente critiche, meritano rispetto e una risposta legata non alle interpretazioni, ma al testo della delibera stessa.
 
Il presidente del Cnog, Enzo Iacopino, ha ritenuto - registrate tutte le osservazioni dei colleghi - indispensabile fornire i seguenti chiarimenti.

Il "ricongiungimento" non è un'idea dell'Ordine dei giornalisti. Nasce da una riflessione interna alla Fnsi che già molti anni fa cambiò il suo Statuto, superando la vecchia distinzione tra professionisti e pubblicisti, modificando le categorie dei suoi iscritti in professionali e collaboratori. L'idea è stata ripresa, su sollecitazione, da parte della commissione giuridica dell'Odg, all'epoca presieduta da Marco Politi. Ne seguì, così è stato pubblicamente assicurato (risulta dal verbali del Consiglio) una confronto con i vertici della Fnsi e con l'Inpgi (quest'ultimo coltivato dall'attuale commissione giuridica, presieduta da Angelo Baiguini).
Il ricongiungimento (termine emotivamente suggestivo, ma forse sarebbe stato più corretto parlare di regolarizzazione) è stato in più sedute all'esame del Cnog, nel corso degli anni, ed è stato approvato nella riunione del 14 marzo.
È necessario fornire alcuni chiarimenti anche perché vengono richiamate, a tratti polemicamente, soluzioni già esistenti che rispondono ad esigenze diverse.

 
UNA SCELTA ELETTORALE. È un'accusa tanto infamante quanto gratuita. Non uno tra i potenziali fruitori della delibera riuscirà a completare l'iter in tempo utile per votare o candidarsi in maggio quale professionista. Non uno. I tempi, peraltro, nel rispetto della legge, comprese le norme sul silenzio inadempimento, saranno cadenzati dagli Ordini regionali.

I REQUISITI. Il testo della delibera è chiaro. Occorre documentare che si vive di giornalismo fornendo certificazioni fiscali e contributive collegate chiaramente alla attività e alla data della stessa. Non sarà sufficiente una attività occasionale. Non basteranno poche centinaia di euro l'anno, come è evidente a chiunque legga la delibera.

IL PRATICANTATO FREE LANCE. Esiste già, da anni. È una possibilità che riguarda tutti, pubblicisti e non. A condizione che abbiano un reddito minimo pari a quello del praticante, collaborazioni con almeno due testate e un tutor. Il rapporto con le due testate e il reddito richiesto - un po' più di 16.000 euro l'anno, se si vogliono rispettare le norme. Le altre pratiche, ove approvate, soprattutto in presenza di un reddito diverso, sono irregolari e tale irregolarità può essere contestata in qualunque momento - rendono scarsamente applicabile questa soluzione, nella situazione di crisi della quale tutti parliamo, ma che alcuni ignorano se ciò è funzionale alla polemica. Prima che questa delibera fosse approvata, nel 2002 , chi faceva il giornalista a tempo pieno ma non aveva un contratto di praticantato tradizionale restava fuori dalla porta.

IL PRATICANTATO D'UFFICIO. È una norma di civiltà che ha, però, delle conseguenze. Una volta riconosciuto il praticantato d'ufficio, l'Ordine deve comunicare la decisione all'Inpgi. Scattano controlli e viene avviata la pratica per il recupero dei contributi. La conseguenza è che il collega viene messo alla porta, salvo casi specifici (ad esempio e non sempre, la Rai dopo il riconoscimento del praticantato a programmisti registi, assistenti programmi e altro in presenza di attività giornalista, i quali, se hanno un contratto a tempo indeterminato, sia pure con diversa figura professionale, non possono essere allontanati). Prima che l'Ordine aprisse questa strada, chi non aveva un contratto di praticantato tradizionale stava fuori dalla porta.

LA MANCANZA DEL REDDITO MINIMO. Una delle accuse è che non è previsto un reddito minimo. È una buona obiezione, se non si conoscono i precedenti. L'Ordine nazionale ha cercato di fissare un reddito (con un minimo e un massimo) per l'iscrizione all'elenco dei pubblicisti che, attualmente, in base ad auto nome determinazioni degli Ordini regionali, va da poche centinaia di euro a 5.000 nel biennio. Non è stato possibile, per la ferma opposizione di alcuni Ordini regionali che rivendicano il diritto di tenere conto, tra l'altro, delle condizioni territoriali. È singolare che si protesti quando, in partenza, questa prerogativa viene riconosciuta loro anche per il ricongiungimento. Saranno i singoli Ordini a stabilire qual è il tetto minimo per vivere di giornalismo nella realtà regionale. Le scelte saranno loro. Gli Odg regionali, ne sono certo, renderanno pubblico il parametro che singolarmente considereranno necessario, assumendosi doverosamente la responsabilità davanti ai loro iscritti e facendo sì che tutto sia trasparente.

CHI NE POTRÀ USUFRUIRE. Sono colleghi che necessariamente sono già al lavoro, da anni. Non saranno in competizione con chi è già professionista e/o disoccupato. Semmai, il riconoscimento professionale - che potranno conseguire facendo l'esame ed in base ad una scelta personale - potrà creare loro qualche problema. Non sono pochi i casi, documentabili, di colleghi diventati professionisti che hanno scelto di rimanere, per varie ragioni, nell'elenco dei pubblicisti. Non sono purtroppo neanche pochi i casi di colleghi, diventati professionisti, che si sono visti togliere la collaborazione che avevano, nel timore che questa venisse a "costare di più". È una scelta personale, un'opportunità offerta che i singoli dovranno valutare. Ma una sola cosa è certa: questi colleghi, quale che sia la scelta che faranno, non saranno nuovi competitori di alcuno. Sono già da anni al lavoro, con un lavoro precario che resterà tale.

IL TUTOR. Non è previsto il tutor, è un'altra delle obiezioni. Che si scontra con una affermazione diffusa: mica è complicato ottenere che un collega ti faccia da tutor? Non è complicato, è vero. Ma stiamo parlando di colleghi che hanno un tutor 365 giorni l'anno e più volte al giorno. È il capo servizio del giornale al quale inviano i loro articoli: li valuta, li corregge, chiede modifiche e li mette in pagina. Lo fanno da anni, obbligati dai contratti più fantasiosi. La certificazione dell'esistenza del tutor è automatica, con la pubblicazione degli articoli. Se non andassero bene, se non fossero scritti correttamente, l'aspirante professionista non sarebbe in grado di documentare la continuità della collaborazione.

TUTTI PROFESSIONISTI? Ma quando mai. Le regole ci sono e il rigore nei controlli è competenza dei Consigli regionali. Nessuno ha mai fatto credere che il riuscire ad ottenere il riconoscimento darà più soldi a questo o quello. C'è chi ragiona solo in termini di danaro e chi, come ha fatto il Cnog su un'istanza che partiva dai vertici dell'epoca della Fnsi, pensa alle soddisfazioni morali, reclamate da tanti colleghi pubblicisti che vivono di questo mestiere e che da anni lo fanno in maniera esclusiva senza avere l'opportunità desiderata. Quanti saranno? È una risposta che non ho. Ma potranno esserlo solo quanti ne hanno il diritto, sotto il controllo degli Ordini regionali.

DA QUANDO. Sarà possibile presentare le domande da subito. Il Cnog, su mia proposta, ha approvato l'interpretazione relativa alla data del 31.12.2013. Il riferimento è al termine ultimo entro il quale può maturare il diritto. Chi è già nelle condizioni di documentare l'esistenza dei requisiti può, quindi, presentare la richiesta all'Ordine regionale che ha il dovere di esaminarla.