La delibera del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti sul cosiddetto “Ricongiungimento” ha suscitato un acceso dibattito, peraltro spesso fondato su evidenti elementi di non conoscenza del provvedimento e di atteggiamenti strumentali nonché su palesi ed evidenti falsificazioni in merito ai contenuti reali del provvedimento che si propone l’obiettivo di consentire ai pubblicisti che svolgono in via esclusiva la professione giornalistica e di essa vivono di poter partecipare all’esame per diventare professionisti: il tutto all’interno di un percorso rigidamente definito dal punto di vista temporale.
Infatti può richiedere il ricongiungimento entro il 31 dicembre 2016 chi alla data del 31 dicembre 2013 possiede i seguenti requisiti:
- essere iscritti all’elenco dei pubblicisti;
- svolgere all’atto della domanda attività giornalistica;
- aver esercitato in maniera sistematica ed esclusiva attività giornalistica retribuita per almeno 36 mesi nei cinque anni precedenti;
- presentare documentazione attestante rapporti contrattuali esistenti nel periodo di riferimento con la relativa documentazione fiscale e contributiva;
- consegnare una relazione attestante l’attività svolta riferita ad articoli e fotografie per giornali cartacei e on line, video o audio per tv e radio; lavoro di desk o di ufficio stampa.
Come si vede un reticolo molto stretto e rigoroso proprio per evitare furbizie od abusi.
Ma non basta: infatti, la verifica dei requisiti da parte degli Ordini regionali consente l’iscrizione al corso telematico di formazione. Il tirocinio pratico previsto dalle norme sul praticantato è considerato assorbito dallo svolgimento dell’attività giornalistica descritta, mentre il tirocinio teorico finalizzato all’acquisizione dei fondamenti culturali, giuridici e deontologici della professione giornalistica è garantito dal corso telematico di formazione di 40 ore, attraverso la piattaforma elaborata dal Consiglio nazionale dell’Ordine, più 8 ore di aula con un programma definito dagli Ordini regionali.
Solo il superamento della prova finale del corso di formazione costituisce titolo all’iscrizione ai registro dei praticanti con decorrenza retroattiva di 18 mesi e consente quindi l’accesso all’esame di Stato: come detto, un percorso estremamente rigoroso e verificabile agevolmente in ogni suo passaggio dagli organi degli Ordini regionali. Altro che indiscriminata e indifferenziata “sanatoria di massa”!!
Questa delibera è stata approvata dal Consiglio nazionale nella seduta di giovedì 14 marzo, nonostante il tentativo di alcuni settori – fondamentalmente composti, ed è questo un ulteriore elemento di riflessione, da colleghi pubblicisti!! - di far mancare il numero legale e di vanificare il lavoro e l’impegno di lungo periodo da parte della Commissione giuridica, presieduta prima da Marco Politi e successivamente da Angelo Baiguini e il prezioso e generoso contributo di numerosi colleghi, in particolare di Stefano Natoli.
Già nelle ore immediatamente seguenti si è aperto un vero e proprio fuoco di sbarramento, verrebbe da dire di “fuoco amico”, da parte di quanti era davvero difficile attendersi un atteggiamento di questo genere, vale a dire di componenti sindacali di maggioranza della Fnsi, in palese e sconcertante contraddizione con l’apporto decisivo per il varo e l’approvazione del provvedimento svolto dai colleghi del Consiglio Nazionale che al sindacato fanno libero, costante ed esplicito riferimento.
Ora, risulta evidente che ogni valutazione e giudizio di merito sono assolutamente legittimi e, vorrei dire, anche utili, a condizione che essi si fondino sugli elementi concreti del provvedimento e non su pregiudizi o, peggio ancora, su evidenti deformazioni dei reali contenuti e dei veri obiettivi della delibera che in null’atro consistono se non nel doveroso riconoscimento del lavoro di questi colleghi, pochi o tanti che siano.
Evidentemente, i riposizionamenti in atto alla vigilia dell’appuntamento per il rinnovo degli organismi regionali e nazionali dell’Ordine hanno fatto aggio su una ponderata valutazione, al punto da indurre anche qualcuno che riveste responsabilità a livello regionale a scendere sul terreno della volgarità e dell’offesa personale, per non dire di peggio, nei confronti di chi, come il sottoscritto, ha condiviso, peraltro in buona e gradevole compagnia, il provvedimento.
Ma queste sono miserie: meglio finire questa nota con le parole di Michele Taddei, vicepresidente dell’Ordine della Toscana:
“Finalmente una buona notizia attesa da tempo. Il ricongiungimento è il giusto riconoscimento alla professione che si evolve e guarda al futuro per superare una situazione di fatto che produceva solo discriminazioni di carattere contrattuale, ordinistico e, oserei dire, generazionale”
Non si poteva dire di più e meglio.
Enrico Paissan
Vice Presidente CNOG