Dopo
17.685 giorni (
48 anni) dall’istituzione dell’
Ordine dei giornalisti, la
Camera dei deputati ha approvato in prima lettura una mini riforma della
legge sull’Ordine dei giornalisti. E’ doveroso ringraziare per l’impegno profuso la
commissione Cultura, la sua presidente
Valentina Aprea, il relatore
Giancarlo Mazzuca e, tramite il primo firmatario della proposta,
Pino Pisicchio, tutti i
parlamentari.
Sono sicuramente positivi alcuni aspetti: l’introduzione di un numero massimo dei membri del Consiglio (fissato in 90 contro gli attuali 150 in progressiva crescita dati gli automatismi attualmente vigenti), la previsione che i giornalisti professionisti debbano avere almeno una laurea triennale e che gli aspiranti pubblicisti debbano superare un esame di cultura generale che attesti, tra l’altro, la conoscenza dei principi di deontologia professionale. Norme che contribuiranno alla crescita di qualità dell’informazione e, al tempo stesso, ad una maggiore consapevolezza dei doveri nei confronti dei cittadini.
Restano qualche amarezza e un profondo disagio.
Tra le prime il fatto che siano state cancellate dalla proposta la commissione deontologica nazionale e il giurì per la correttezza dell’informazione. L’una e l’altro avrebbero consentito di dare risposte in tempi più rapidi alle doglianze dei cittadini su comportamenti ritenuti scorretti di giornalisti.
Il disagio è legato all’introduzione di un rapporto tra professionisti e pubblicisti che penalizza fortemente i secondi. Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti nel progetto di riforma, con una decisione unanime, e recentemente, il 12 aprile 2011, con un documento (approvato con 3 voti contrari e 4 astenuti su 113 presenti) aveva invitato la Camera a “lasciare al potere regolamentare dell’Ordine la ripartizione proporzionale in base alla realtà in evoluzione della professione, prevedendo verifiche durante e al termine del periodo di transizione”.
L’auspicio è che il Senato non solo recuperi la commissione deontologica e il giurì per la correttezza dell’informazione, ma consenta all’Ordine – certamente più a conoscenza di come avviene il lavoro giornalistico, indipendentemente dall’iscrizione agli elenchi dei professionisti e dei pubblicisti – di riflettere al suo interno per stabilire criteri di rappresentanza rispettosi della realtà.
In questo senso c’è stato un impegno formale assunto dalla presidente Aprea e dal relatore Mazzuca, i quali – il 18 aprile, in occasione di un incontro con una delegazione dell’Ordine (composta da Enzo Iacopino, Enrico Paissan, Giancarlo Ghirra, Ugo Armati) si sono fatti carico di rappresentare tale esigenza alla competente commissione del Senato.
Il vertice dell’Ordine si ritiene impegnato dalla volontà del Consiglio nazionale e rappresenterà, con le doverose argomentazioni, le esigenze che sono alla base di questa richiesta.
GIORNALISTI: VIA LIBERA ALLA CAMERA RIFORMA ORDINE
(ANSA) - ROMA, 2 AGO - La commissione Cultura della Camera si e' espressa sulla riforma dell'Ordine dei giornalisti, relatore Giancarlo Mazzuca (Pdl), in sede legislativa. Il provvedimento passa ora al Senato.
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GIORNALISTI: MAZZUCA,SODDISFATTO VIA LIBERA A RIFORMA ORDINE
(ANSA) - ROMA, 2 AGO - ''Sono soddisfatto che sia passata la riforma dell'Ordine dei giornalisti nella commissione Cultura della Camera con un voto praticamente unanime visto che c'e'
stato soltanto un astenuto''. Lo ha detto Giancarlo Mazzuca, deputato del Pdl e relatore del provvedimento, all'uscita della commissione Cultura della Camera dove e' stato approvato. La riforma ora andrà al Senato.
''Molti colleghi mi hanno chiesto che senso ha portare avanti questa legge quando si parla di azzerare tutti gli Ordini. Anch'io in realtà sono favorevole a un azzeramento, ma il rischio era che succedesse la stessa cosa capitata con l'abolizione delle province, tutti ne parlano ma non si fa niente. Non si poteva andare avanti con una legge vecchia di 50 anni, varata nel 1963. Questa riforma serve a snellire e modernizzare l'Ordine a dargli più senso e efficienza, più
regole nell'accesso alla professione''. Per Mazzuca comunque, ''questa e' una situazione provvisoria. Mi sarebbe piaciuto portare avanti nella riforma anche la parte sul giurì, ma c'e' stato lo stop del governo, spero di riprenderla in futuro''.
Anche Giuseppe Giulietti, del gruppo Misto e membro della commissione Cultura della Camera, sottolinea la delusione per lo scorporo della parte della riforma sul giurì: ''Ho votato comunque si perché è importante intervenire sull'Ordine regolato da una legge vecchia di 50 anni, e anche per riconoscere il grande lavoro fatto da Mazzuca, ma non capisco lo scorporo della parte sul giurì, che avrebbe permesso di affrontare un tema come quello delle rettifiche e di agire per la difesa soprattutto dei senza reddito e dei senza potere. Ora la riforma andrà al Senato dove sicuramente verrà modificato qualcosa e poi tornerà qua''.
SIDDI, RIFORMA ORDINE PRIMO PASSO AMMODERNAMENTO
“Il voto di oggi di riforma dell’Ordine dei giornalisti è un primo importante passo per l’adeguamento e ammodernamento dell’ordinamento professionale. Ed è di grande valore il voto unanime (un solo astenuto) della commissione Cultura della Camera espresso in sede legislativa, che offre un’indicazione precisa anche a quanti in questi mesi, a livello politico e di Governo, hanno avuto mere tentazioni abrogazioniste. Non si può ignorare che la professione giornalistica è chiamata a garantire il diritto dei cittadini a una corretta informazione e ha, perciò, un contenuto etico e un valore non solo materiale che necessita di garanzie della legge, sia per l’autonomia che le deve essere sempre riconosciuta, sia per l’accesso alle fonti, sia per la tutela del segreto professionale. Certo avremmo voluto di più, sia in materia di accesso, sia soprattutto per l’istituzione del Giurì per la lealtà dell’informazione, ma è importante che questa legge abbia intanto il varo definitivo dal Senato in tempi rapidi. Si tratta di creare, presto, le condizioni per un ordinamento efficace. Un Consiglio meno pletorico ( da 156 a un massimo di 90 membri) può essere più efficace nelle sue attività di cura degli albi, delle verifiche nell’accesso, di vigilanza deontologica che la legge gli affida. È interessante che quanti abbiano la laurea almeno triennale siano esentati dall’esame di cultura generale. Ed è molto importante la maggiore qualificazione per l’attività dei pubblicisti, i quali potranno accedere all’albo mediante esame di cultura generale e sulla deontologia professionale. È un’indicazione netta, condivisa dal Sindacato dei Giornalisti che, stando sul campo del lavoro e delle sue condizioni, vuole considerarla oggi una scelta di indirizzo per una più penetrante, successiva iniziativa specifica sull’accesso in connessione alle tumultuose trasformazioni in corso e alle verifiche dei percorsi di istruzione.
Si tratta di linee essenziali per la qualità dell’informazione professionale e per il pieno recupero di un leale rapporto con i cittadini, che ne sono i veri destinatari. Apprezzamento per questo alla commissione Cultura nella sua interezza (dal Presidente Aprea al primo firmatario Pisicchio, ai parlamentari più impegnati sui temi dell’informazione come Scalera, Barbieri, Giulietti, Levi, De Biase, Rivolta e altri) e, particolarmente, al relatore Giancarlo Mazzuca, che ha puntato con determinazione a fissare dei primi punti fermi pur ribadendo la volontà di riprendere successivamente altri temi, come quello del Giurì per la lealtà e la correttezza dell’informazione.
Si poteva quindi fare di più, soprattutto per il “Giurì” , per lo snellimento dei procedimenti in relazione ai procedimenti per violazioni deontologiche e anche per l’accesso . Ma di questi tempi una riforma, sia pure di carattere essenziale sullo “strumento”, è certamente un buon segno e un risultato positivo, sanzionato da un accordo bipartisan su una materia di valore e di merito, in base a una proposta di iniziativa parlamentare, condivisa nel merito.
Il Governo dovrà tenerne conto e considerare queste scelte una risposta anche all’obbligo stabilito dalla recente normativa finanziaria in materia di liberalizzazioni. Quella giornalistica è una professione che ha bisogno di un ordinamento etico chiaro e non di mere norme mercantili tipiche del mondo degli affari perché possa essere considerata veramente libera e, in questo senso, “liberalizzata”.
La prima riforma dell’Ordine dei giornalisti che ottiene un voto in un ramo del parlamento dopo 58 anni dalla sua istituzione è, frattanto, una doppia buona notizia: per il fatto in se e per la convergenza bipartisan su scelte improntate a sobrietà ed equilibrio. La riduzione da 156 a 90 membri del Consiglio Nazionale è scelta significativa per le istituzioni (l’Ordine, per legge, lo è), nella salvaguardia dei principi di partecipazione democratica e di efficienza delle attività pubbliche”. (www.fnsi.it)
GIORNALISTI: PISICCHIO, RIFORMA ORDINE IMPORTANTE MA NON E' OPTIMUM
(ASCA) - Roma, 2 ago - La proposta di legge sulla modifica della legge 69 del 1963 che istituisce e regola l'ordine dei giornalisti ''e' un passo importante e necessario'', anche se ''la riforma non e' l'optimum''. E' il giudizio di Pino Pisicchio, deputato dell'Api e primo firmatario della proposta di legge che oggi ha registrato l'ok unanime (con un solo astenuto) in commissione Cultura alla Camera.
''Quello di oggi e' stato un passaggio importante, un gesto politico - spiega Pisicchio - che ha rimesso in moto un'attivita' di riforma in un momento in cui l'Ordine dei giornalisti e' l'organo piu' sensibile per vita democratica del Paese''.
Il primo firmatario della proposta di legge si ritiene soddisfatto perche' il provvedimento ''e' stato realizzato con il concorso di tutti i gruppi parlamentari, in modo che ci fosse una condivisione piena''.
Tuttavia il deputato dell'Api lamenta ancora un nodo da sciogliere, poiche' ''abbiamo avuto una risposta insufficiente da parte del governo sulla questione del Giuri', che avrebbe permesso di affidare certi percorsi sul rapporto tra lettore e giustizia a una diversa giurisdizione.
Il governo ha ritenuto che questo comportasse degli oneri, anche se noi non li abbiamo visti, e quindi ne ha chiesto lo scorporo''.
GIORNALISTI: SCALERA (PDL), RIFORMA ORDINE PRIMO IMPORTANTE PASSO
(ASCA) - Roma, 2 ago - Sulla modifica dell'ordinamento della professione di giornalista ,il deputato Pdl Giuseppe Scalera, autore della dichiarazione di voto per la maggioranza in Commissione Cultura, ha dichiarato: ''In un momento estremamente delicato per la stampa italiana, solcato costantemente da forti richiami ai principi deontologici, si avvertiva chiara l'esigenza di un adeguamento normativo della Legge istitutiva dell'Ordine dei Giornalisti, datata ormai 1963. L'informazione e, più complessivamente, i media hanno subito, infatti, in questi anni, trasformazioni profonde.
L'arrivo di internet, l'aumentato peso specifico delle televisioni e delle varie piattaforme informative ha finito per mutare radicalmente lo scenario di un giornalismo che ha vissuto gli stessi, inevitabili cambiamenti della società italiana''.
''L'approvazione pressoché unanime registrata in Commissione Cultura - continua Scalera - testimonia la volontà di governare il cambiamento di questa difficile transizione, regolando l'accesso dei giornalisti pubblicisti, intervenendo in modo organico sugli stessi concorsi per giornalisti professionisti. Un primo, importante passo sulla strada di una riforma che necessita ora di ulteriori, importanti approfondimenti, facendo della libertà professionale del mondo giornalistico il punto di riferimento essenziale dell'azione del Parlamento''.
MERLO (PD), FINALMENTE PARTE LA RIFORMA
(ASCA) - Roma, 2 ago - ''Finalmente parte la riforma dell'Ordine dei giornalisti. Non per liquidarlo come chiedono i soliti qualunquisti e demagoghi, ma per rilanciarlo anche se mancano alcuni tasselli fondamentali come il giuri' per la correttezza dell'informazione. E', comunque, un buon testo e segna un punto di vantaggio per l'intera categoria dei giornalisti italiani''. Lo dichiara Giorgio Merlo, deputato del Pd e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai.
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FARINA, IO ASTENUTO PERCHE' ORDINE E' OBSOLETO
(ANSA) - ROMA, 2 AGO - ''Mi sono astenuto nella votazione in cui e' stata approvata la riforma dell'Ordine dei giornalisti perchè lo ritengo una struttura obsoleta''. Lo ha detto all'ANSA il deputato Pdl Renato Farina all'uscita della Commissione Cultura della Camera dove oggi e' passato il provvedimento.
''Bisognerebbe adeguarsi alla media della legislazione europea sui giornalisti. Tra i vari paesi solo in Portogallo c'e qualcosa di simile all'Ordine e come da noi era figlio di Mussolini lì e' figlio di Salazar. L'Ordine - ha aggiunto Farina - e' per me solo una struttura di controllo del pensiero.
Non dico che bisogna tagliare tutti i regolamenti ne' di adottare modelli come quello anglosassone in cui non ci sono regole e il giornalista e' visto come un prolungamento della libertà di pensiero. Ma si potrebbe pensare - conclude Farina - a un modello come quello francese dove esiste la Carta del giornalista, che viene assegnata solo dopo un controllo sulla professionalità, se stai lavorando o no in un giornale. Lo Stato non c'entra affatto''.
GIORNALISTI: GASPARRI, BENE CAMERA. SENATO ESAMINI PRESTO RIFORMA ORDINE
(ASCA) - Roma, 2 ago - ''E' sicuramente un traguardo importante l'approvazione da parte della Camera della riforma dell'Ordine dei giornalisti. Voglio esprimere il mio compiacimento al relatore Mazzuca e sono certo che il Senato esaminerà al più presto questo atteso provvedimento affinché diventi legge dello Stato''. Lo afferma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri.
GIORNALISTI: VITA(PD), BENE RIFORMA MA SERVONO ULTERIORI APPROFONDIMENTI
(ASCA) - Roma, 2 ago - ''E' importante che la Camera abbia approvato una prima riforma dell'Ordine dei giornalisti. E' un buon testo che richiede ovviamente qualche ulteriore approfondimento e alcune modifiche. In particolare non sono state inserite nel testo licenziato la commissione deontologica nazionale e il giurì per la correttezza dell'informazione. Nonché diversi altri argomenti. Tuttavia finalmente si entra nel vivo di una riforma lungamente attesa e sulla quale ci sarà sicuramente un impegno al Senato''. Lo afferma in una nota il senatore Pd, Vincenzo Vita, vicepresidente della commissione Cultura e componente della commissione di Vigilanza Rai.