Oggi c’è stato al Ministero della Giustizia un incontro tra i rappresentanti degli
Ordini professionali e il
ministro Paola Severino per discutere il contenuto dello schema di
DPR sul riordino delle professioni, anche alla luce delle osservazioni fatte dal Consiglio di Stato.
La presidente del Cup (il comitato unitario delle professioni), Marina Calderone, ha lamentato l’inutilità di tutti i contributi conferiti dai vari Ordini che non trovano eco significativa nel provvedimento. Calderone, e con lei molti altri presidenti, hanno fatto presente che non c’è stata neanche la cortesia di partecipare ad alcuno il testo prima della formale approvazione in Consiglio dei ministri.
Molte le critiche allo schema di DPR dedicate essenzialmente al tirocinio, all’obbligo di assicurazione con riferimento alle competenze di chi debba stipularla, ad alcuni aspetti della formazione e delle incompatibilità, ai meccanismi relativi alla pubblicità che potranno fare i professionisti per acquisire nuovi clienti. Da ultimo, un coro unanime sulla complessità e per vari Ordini sulla impossibilità di formare i collegi di disciplina, territoriali e nazionale.
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, ha affrontato tre argomenti, premettendo che si avverte forte l’esigenza di una riforma generale della legge sull’Ordine che è vecchia di quasi 50 anni, riforma che certamente non poteva essere contenuta nel DPR per i ristretti limiti della delega avuta dal Parlamento. Ma l’esigenza della riforma resta.
Iacopino ha comunicato che in base ad un argomentato parere pro veritate, fornito dal professor Roberto Pessi e già consegnato al Ministero, i giornalisti vanno esclusi dall’obbligo di assicurazione. L’Odg resta in attesa, ha detto il presidente dell’Ordine, della comunicazione ufficiale relativa alla figura del praticante che, contrariamente a quanto previsto dallo schema di DPR, ha in base al contratto un rapporto di lavoro garantito e retribuito. Un impegno a formalizzare tale chiarimento era stato assunto dal Ministero già il 18 giugno scorso, in occasione dell’incontro che il ministro Severino aveva avuto con una delegazione dell’Ordine. Così come, nella stessa occasione, c’era stato un impegno a chiarire come sarebbero stati formati sia i collegi di disciplina territoriali sia quello nazionale, con particolare riferimento a quest’ultimo, restando forti le perplessità relative ad un procedimento macchinoso che porterebbe a farne parte i primi degli esclusi, i quali sarebbero chiamati a giudicare coloro i quali, in base ad un diverso progetto, li hanno sconfitti alle elezioni. Senza contare l’ulteriore difficoltà derivante dal fatto che l’elezione dei membri del nostro Consiglio nazionale avviene su base regionale.