Con 180 sì, 43 astenuti e nessun voto contrario il Senato ha approvato il disegno di legge di contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali. I primi due articoli del provvedimento, che passa ora alla Camera, specificano che il reato di intimidazione o minaccia riguarda anche singoli componenti del corpo politico, amministrativo o giudiziario.
L'articolo 3 prevede che le pene siano aumentate da un terzo alla metà se il fatto è commesso ai danni di un componente di un corpo politico, amministrativo o giudiziario a causa dell'adempimento del mandato, delle funzioni o del servizio. In sede di replica, il relatore Pd Giuseppe Cucca ha annunciato la decisione di rimuovere dal testo il riferimento alla diffamazione (ex articolo 595 del codice penale) "per evitare altre strumentalizzazioni e polemiche infondate che nuocerebbero all'intero impianto del ddl". La norma aveva innescato polemiche per il rischio a carico dei giornalisti di essere condannati fino a 9 anni di carcere se accusati di aver diffamato un politico, un amministratore pubblico o un magistrato.
"L'articolo 3 del ddl - ha spiegato Cucca - introduce l'articolo 339-bis del codice penale con cui si prevede un'aggravante qualora un certo tipo di reati, elencati e individuati nell'articolo stesso, sia commesso contro un amministratore locale a causa dell'adempimento del mandato, delle funzioni o del servizio. A seguito delle sue formulazioni sono sorte ricostruzioni fuorvianti e strumentali, inesattezze e discussioni che, a mio parere, traggono origine da una lettura forse frettolosa e poco attenta del testo stesso. L'aggravante deve avere una natura ritorsiva nei confronti dell'amministratore locale e nulla quindi ha a che vedere con la comune diffamazione a mezzo stampa, che non viene contemplata assolutamente e resta regolata dalla normativa vigente". Inoltre, ha aggiunto Cucca, "in Commissione Giustizia, è all'esame un testo che rivede l'intero istituto dalla diffamazione". Eliminare la diffamazione dal ddl "è una buona notizia - ha commentato il presidente del Senato Pietro Grasso -. La norma era palesemente in contrasto con quanto viene discusso in commissione Giustizia" dove il ddl sulla diffamazione non prevede "assolutamente" il carcere per i giornalisti.
L’Ordine nazionale dei Giornalisti, che da subito aveva denunciato il tentativo della casta di blindarsi, ora auspica che in tempi brevi il Parlamento approvi la legge sulla diffamazione che prevede l’abrogazione della pena del carcere per i giornalisti introducendo nuove norme per scoraggiare lo strumento delle querele temerarie.