Domani, 2 settembre, cerimonia a Roma per ricordare Italo Toni e Graziella De Palo a 31 anni dalla loro scomparsa in Libano. Il 16 settembre concerto al Parco della musica.
Domani (2 settembre) saranno esattamente 31 anni dalla scomparsa, In Libano, di Italo Toni e Graziella De Palo. Su iniziativa del Comune di Roma, nella basilica dell’Ara Coeli, anche quest’anno, alle ore 9,30, sarà celebrata una funzione religiosa. Alle 11, nel parco di Villa Gordiani, cioè dove si trovano i due viali intitolati a Italo e a Graziella, alla presenza delle autorità, sarà piantato un ulivo. Un augurio di pace per i popoli del Medio Oriente e una nuova forte richiesta che, finalmente, tutti i documenti sul caso esistenti nei diversi Uffici dello Stato siano desecretati e resi pubblici. Dopo tanto tempo è giusto che si sappia la verità i e ai familiari sia concessa la consolazione di conoscere quale fu la sorte toccata ai loro cari e, se possibile, di riavere i loro resti.
Il 16 settembre, infine, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si terrà un concerto dedicato ai due giornalisti scomparsi, a testimonianza di quanto anche il mondo della cultura abbia preso a cuore questa vicenda e l’abbia fatta propria, nel nome della democrazia, del diritto all’informazione, della libertà e della fraternità tra gli individui e tra i popoli.
1980-2011: cronologia del caso Toni-De Paolo
16/06/1980: i cronisti Graziella De Palo (giornalista di Paese Sera e de L’Astrolabio) e Italo Toni (redattore dell’agenzia Notizie) chiedono all’ambasciata della Siria di avere il visto d’entrata; il quale è concesso a patto che i due, una volta arrivati in Siria, si mettano in contatto con il Ministero dell’Informazione.
L’obiettivo del loro viaggio era quello di documentare la guerra civile libanese, per effettuare un réportage sui campi palestinesi in Siria e Libano.
22/08/1980: partono da Roma, con il volo Syrian Arab Airlines, alla volta di Damasco. L’Olp (sostenitore del loro itinerario in Libano) procura loro il biglietto aereo ridotto e la permanenza gratuita in un albergo a Beirut. Arrivano in serata a Damasco dove sono accolti da un rappresentante locale dell’Olp, grazie a una lettera di presentazione di Nemer Hammad (il rappresentante romano dell’Olp).
23/08/1980: i due, tramite un salvacondotto dell’Olp, proseguono per Beirut accompagnati dall’ufficio stampa dell’Olp. Alloggiano all’Hotel Triumph (zona ovest della capitale libanese sotto il controllo dell’Olp). Comincia il giorno stesso il loro itinerario nei campi palestinesi di Beirut e zone limitrofe.
24/08/1980: insoddisfatto dalla ripetitività delle visite organizzate da Al Fatah (gruppo maggioritario dell’Olp) Toni, su indicazione del capo ufficio stampa di Al Fatah, Mahmud Labadi, contatta il “Fronte Democratico” di Nayef Hawatmeh (gruppo di minoranza dell’Olp) per organizzare visite nei giorni successivi alle postazioni militari palestinesi del Sud.
01/09/1980: Toni chiede al Primo Consigliere Guido Tonini dell’Ambasciata di cercarli, nel caso in cui non fossero rientrati in albergo entro tre giorni dalla partenza.
02/09/1980: lasciano l’hotel. La versione sostenuta dall’Olp, raccolta dalla direzione dell’albergo, ma non suffragata da alcuna prova, è quella di un presunto viaggio a Baghdad. La versione più accreditata è quella che siano stati prelevati da una macchina, che si sostituisce a quella del Fronte Democratico per la liberazione della Palestina, sulla quale avrebbe dovuto trovarsi anche la militante italiana Piera Redaelli. Il cinque, data prevista per il loro rientro, l’autista mandato a prelevarli sostiene di non averli visti. Da questo momento Italo Toni e Graziella De Palo scompaiono nel nulla.
15/09/1980: Graziella sarebbe dovuta rientrare in Italia. Né l’Olp, né il personale d’albergo segnalano la scomparsa dei due italiani alle autorità libanesi, italiane e alle famiglie dei giornalisti.
17/09/1980: I familiari della De Palo vanno all’ufficio dell’Olp a Roma per avere notizie ricevendo generiche rassicurazioni. Solo dopo 12 giorni il capo ufficio dell’Olp Hammad telefona alle famiglie di Toni e De Palo comunicando di non avere alcuna notizia dei loro figli. Sostiene, invece, di avere fatto loro solo una lettera di accredito per il viaggio a Baghdad lasciando trapelare, visto il suo atteggiamento, che qualcosa non fosse andato per il verso giusto fra i due giornalisti e i palestinesi che avrebbero dovuto ospitarli.
02/10/1980: è su tutti i giornali italiani la notizia della scomparsa. Si occupano della vicenda Toni-De Palo anche l’Ambasciatore italiano in Libano Stefano D’Andrea e il colonnello dei Carabinieri (in realtà funzionario del Sismi a Beirut per tutto il Medio Oriente) Stefano Giovannone. I loro punti di vista sulla vicenda sono però opposti. D’Andrea dispone una ricompensa per chi avesse avuto delle informazioni utili e si impegna, inoltre, a garantire la sicurezza dei familiari che avessero intrapreso il viaggio in Libano. Per Giovannone, invece, la stampa non doveva interessarsi al caso e i genitori sarebbero dovuti rimanere a Roma.
04/10/1980: Fabio De Palo (fratello minore di Graziella) porta alcune foto al Ministero degli Esteri per le ricerche in Libano. Quelle foto arriveranno sulla scrivania dell’ambasciatore D’Andrea solo dopo undici giorni.
05/10/1980: il capo ufficio stampa dell’Olp a Beirut, Mahmoud Labadi, rilascia un’intervista a Bruno Marolo dell’Ansa, dove prospetta la possibilità che i due giornalisti siano passati nella zona di Beirut Est controllata dai cristiano-maroniti, negando di avere altre notizie sui due giornalisti.
06/10/1980: Edera “Theila” Corrà collaboratrice della Nuova Cucina presente a Beirut per intervistare il leader falangista Béchir Gemayel, invia un telex a Paese Sera per informare che nell’obitorio dell’ospedale universitario statunitense di Beirut sono custoditi i cadaveri di tre uomini e una donna, paventando la possibilità che tra questi possano esserci i cadaveri di Toni e De Palo.
07/10/1980: l’Ambasciatore Stefano D’Andrea va all’obitorio per verificare la fondatezza delle informazioni ricevute dalla Corrà, ma appura dai documenti, senza vedere i cadaveri, che non si tratta dei due giornalisti scomparsi.
11/10/1980: Vincenzo De Palo (padre di Graziella) denuncia la scomparsa all’Interpol. Monsignor Capucci su richiesta delle famiglie entra in contatto con Nemer Hammad. Sono fornite vaghe rassicurazioni, secondo le quali i due giornalisti sarebbero in una prigione tra Libano e Siria.
17/10/1980: il capo dell’ufficio dell’Olp afferma di essere molto amico di Graziella, mentre ritiene Italo troppo avventato per la sua visita ai campi dei Falangisti. Nel pomeriggio, però, decide di non ricevere nel suo ufficio i genitori, congedandoli con la vaga promessa di partire insieme per Beirut la settimana successiva, qualora non ci fossero stati sviluppi sulla vicenda.
18/10/1980: L’ambasciatore D’Andrea, invia alla Farnesina un telegramma riservato, informando che il rapimento sarebbe opera di membri di Al Fatah su richiesta siriana;
20/10/1980: Secondo il diplomatico Hammad della sede di Roma, dietro la sparizione ci sarebbe invece, la mano dei Falangisti e comunica che la polizia dell’Olp sta collaborando alle ricerche e segnala che il colonnello Giovannone, capo centro del Sismi a Beirut sta collaborando nelle ricerche.
22/10/1980: un funzionario del Ministero degli Esteri impedisce ai familiari di Toni e De Palo di partire per Beirut. Questi vorrebbero andare posto per partecipare attivamente alle ricerche. Nel frattempo il diplomatico Tonini è repentinamente trasferito all’Ambasciata di Bruxelles.
07/11/1980: il cugino di Italo Toni, Alvaro Rossi, riceve da un amico la notizia di fonte palestinese, che Italo sarebbe morto alla fine di Settembre. Negli stessi giorni fonti dell’intelligence palestinese affermano che i due giornalisti avrebbero soggiornato all’hotel Montemar, nella zona sotto il controllo cristiano-falangista. Le indagini della magistratura italiana appureranno trattarsi di un depistaggio.
27/11/1980: il Presidente Sandro Pertini riceve i familiari di Graziella De Palo. Questi gli fanno presente che Graziella aveva denunciato a più riprese, nei suoi articoli, il ruolo dei servizi segreti italiani nella copertura del traffico internazionale clandestino delle armi, vendute dall’Italia ai paesi del terzo mondo. I familiari si mostrano perplessi sul fatto che siano gli stessi servizi a interessarsi alle ricerche dei giornalisti scomparsi. Il Presidente è messo al corrente dal Segretario generale della Farnesina, Francesco Malfatti di Montetretto, membro di diritto del Cesis, che accanto alle indagini condotte dal Sismi di Giovannone, sono portate avanti le ricerche da parte dell’Ambasciata a Beirut.
29/11/1980: I nostri servizi segreti militari addossano la scomparsa dei giornalisti ai Falangisti di Gemayel, mentre la versione ufficiale dell’ambasciatore D’Andrea fa ricadere la responsabilità del rapimento su Al Fatah. Lo scontro tra Giovannone e D’Andrea è al culmine.
30/11/1980: Giancarlo De Palo (fratello di Graziella ed ex giornalista) incontra per la prima volta il colonnello Giovannone, il quale lo rassicura di essere in trattativa con l’OLP per la liberazione della sorella.
06/12/1980: l’Ambasciatore D’Andrea è convocato a Roma. I familiari dei giornalisti chiedono alla Farnesina un incontro con l’Ambasciatore, che sebbene concesso, non avviene. Continua nei confronti delle famiglie la richiesta del silenzio stampa, per non ostacolare la liberazione dei giornalisti.
01/02/1981: Stefano Giovannone riferisce alla famiglia De Palo che la figlia è viva e si trova in una casa sorvegliata da alcune donne arabe. Secondo il colonnello sarebbe la fazione falangista a detenere Graziella. Conferma ai genitori, inoltre, la sua intenzione di riportarla in Italia; mentre sostiene la tesi che Italo sarebbe stato assassinato.
04/02/1981: il giornalista Pietro Petrucci de l’Europeo sta partendo per Beirut con lo scopo di realizzare un reportage sui giornalisti scomparsi. Il colonnello Giovannone riesce a convincere i De Palo a richiedere alla redazione un rinvio di almeno 10 giorni nella partenza di Petrucci.
07/02/1981: incontro dei familiari della De Palo con Umberto Vattani, segretario del Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani. Vattani si impegna a discutere il caso con il generale Santovito, direttore del Sismi. Nella stessa giornata nuovo incontro con il colonnello Giovannone, che questa volta nega di sapere dove possa trovarsi Graziella e quale possa essere il destino di Italo. Suggerisce al fratello di Graziella, Giancarlo, di partire con Petrucci per “controllarne le mosse”.
18/02/1981: il colonnello Giovannone diffida Giancarlo De Palo e Pietro Petrucci dal partire per il Libano, minacciando un suo allontanamento da Beirut.
20/02/1981: Umberto Vattani convoca la famiglia De Palo a Palazzo Chigi, dove incontreranno il generale Santovito e il Presidente del Consiglio Forlani. Il primo chiede di mantenere il silenzio stampa perché l’intervento dei giornalisti potrebbe provocare danni. Forlani conferma che Graziella è viva e prigioniera dei Falangisti cristiani. Il giorno seguente su pressione di Giovannone, il giornalista Petrucci parte da solo per Beirut.
01/03/1981: un sacerdote maronita, interessato dalla famiglia De Palo, scopre dopo un’indagine personale che i due giornalisti non siano affatto in mano ai Falangisti e che non abbiano mai oltrepassato il confine che divide la zona palestinese da quella cristiana. In quei giorni l’Ambasciatore Stefano D’Andrea sarà trasferito all’ambasciata di Copenaghen. Gli subentrerà Francesco Lucioli Ottieri.
18/03/1981: il capo del Dipartimento politico dell’Olp, Farouk Kaddumi, arriva in visita in Italia. Il ministro degli Esteri Emilio Colombo, che lo riceve il giorno dopo, confiderà di avere avuto l’impressione che l’Olp tenesse in ostaggio i giornalisti al fine di ottenere il riconoscimento diplomatico dell’Italia. Lo stesso giorno Renata Capotorti, madre di Graziella, è ricevuta da Mons. Giovanni Battista Re, promettendo un intervento del Cardinale Casaroli che riceverà Kaddumi.
30/03/1981: Pietro Petrucci, inviato de “L’Europeo”, torna da Beirut con un rèportage sui giornalisti scomparsi che sancisce la fine del silenzio stampa sulla vicenda. L’articolo finirà anche sul “Corriere della Sera”, all’epoca diretto da Franco Di Bella, che relegherà il pezzo in un taglio basso di una pagina interna. Di Bella risulterà poi iscritto alla Loggia P2. Il segretario Vattani fissa un incontro con il generale Santovito e il colonnello Giovannone nella sede del Sismo. Santovito afferma di essere andato a Beirut nella prima settimana di ottobre 1980 e di aver verificato di persona che nell’obitorio erano presenti i cadaveri di quattro arabi. Giancarlo De Palo, come in tutti gli altri incontri, registra la conversazione che sarà successivamente consegnata agli inquirenti. In sede dibattimentale il generale di fronte al magistrato confermerà e poi ritratterà la circostanza. Risulterà falso il suo viaggio a Beirut e per questo sarà incriminato per depistaggio e falsa testimonianza.
08/04/1981: i De Palo sono ricevuti dall’onorevole Franco Mazzola, Segretario del Cesis che conferma ancora che la pista da seguire sia il rapimento ad opera dei Falangisti. I familiari gli rappresentano le gravissime incongruenze e le contraddizioni delle ricerche e delle trattative operate dal Sismi e dal Ministero degli Esteri. Mazzola risponde loro di intraprendere le azioni che riterranno più opportune.
12/04/1981: in aperta rottura con il Sismi e con la Farnesina Renata Capotorti e il figlio maggiore Giancarlo partono per Damasco dove si svolgerà il Consiglio generale dell’Olp. Con loro viaggiano la giornalista Dina Nascetti, gli onorevoli Giuliano Silvestri (Dc) e Giorgio Mondino (Psi). Il giorno seguente l’ambasciatore Aldo Pugliese si prodigherà per fissare loro un incontro con Yasser Arafat.
19/04/1981: all’una di notte Renata e Giancarlo De Palo sono ricevuti da Arafat. Sono presenti all’incontro Afif Safieh, segretario particolare del leader palestinese, e la giornalista Dina Nascetti. Arafat dice ai familiari che Graziella è viva e prigioniera dei Falangisti e che si prodigherà per il suo rilascio.
29/03/1981: attraverso il Nunzio apostolico Mons. Carlo Furno, i De Palo sono ricevuti dal capo dei servizi segreti libanesi Farouk Abillamah. Rientrano in Italia nei giorni seguenti senza essere ricevuti nuovamente da Arafat.
18/05/1981: dopo essere stati ricevuti nei giorni precedenti dal Ministro degli Esteri Emilio Colombo, i De Palo cercheranno di incontrare, tramite Vattani, il colonnello Giovannone che in quei giorni era a Roma, senza esito. Chiedono allora di essere ricevuti dal Presidente Forlani per riferirgli le ultime notizie del loro viaggio in Libano e confermare che Graziella sarebbe viva e in mano ai Falangisti. Vattani nega categoricamente che nell’incontro precedente con Forlani e Santovito il Presidente abbia mai avvalorato questa ipotesi. E’ la rottura definitiva.
27/05/1981: scoppia lo scandalo P2. Negli elenchi pubblicati della Loggia “coperta” di Licio Gelli, risultano i nomi del segretario generale della Farnesina e membro del Cesis, Francesco Malfatti di Montetretto; del generale Giuseppe Santovito capo del Sisni; del Prefetto Mario Semprini, capo di gabinetto di Forlani; di Massimiliano Cencelli, segretario dell’on. Mazzola. I familiari dei giornalisti si sentono traditi da coloro che avrebbero dovuto aiutarli.
02/06/1981: i De Palo indirizzano una lettera ad Arafat, implorandolo di dire la verità e di rispettare gli impegni presi. Tramite un suo portavoce Arafat conferma alla stampa italiana che Graziella sarebbe ancora viva, detenuta dai Falangisti. Arafat si dichiarerà disposto a comunicare notizie riservatissime solo alla madre di Graziella ed a un inviato del Papa.
27/06/1981: Renata Capotorti e Giancarlo De Palo vanno per la seconda volta a Beirut, ma ad attenderli all’aeroporto c’è solo l’addetto consolare dell’Ambasciata italiana, mentre i palestinesi non si fanno vivi.
29/06/1981: il leader Falangista Béchir Gemayel riceve i congiunti della giornalista, negando in maniera categorica che siano stati rapiti dalla sua fazione e addossando tutta la responsabilità ai nemici palestinesi.
04/07/1981: dopo aver incontrato in Ambasciata il colonnello Giovannone che si dimostra infastidito dalle continue pressioni dei familiari, questi ottengono l’incontro con il braccio destro di Arafat, Abu Ayad. Non fornisce loro nessuna delle informazioni riservate loro promesse da Arafat, limitandosi a respingere la responsabilità del rapimento ai Falangisti. Messo alle strette Ayad ammette che dietro la falsa pista Falangista, da seguire è quella dei servizi segreti italiani!
07/07/1981: nuovo incontro con il Presidente Pertini. I De Palo denunciano l’operato del Sismi: Pertini dice loro: “Quelli lasciamoli perdere!”
Fine luglio 1981: Giovannone sostiene, tra le più svariate ipotesi, che se la stampa non fosse in alcun modo intervenuta sulla vicenda, Graziella sarebbe stata liberata.
11/08/1981: il nuovo Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini riceve i De Palo. Esprime la propria ostilità nei confronti dei palestinesi ed il disprezzo nei confronti dei servizi “deviati” del generale Santovito, ma oppone il Segreto di Stato. I familiari, allibiti, gli chiedono se debba applicarsi nei loro confronti. Spadolini perde le staffe.
Autunno 1981: L’intera vicenda Toni-De Palo passa nelle mani del Pubblico Ministero Giancarlo Armati del Tribunale penale di Roma. Secondo le successive indagini della Magistratura e dalle testimonianze raccolte, è stato definitivamente assodato che la “pista falangista” sia stata un tentativo messo in atto dai Servizi segreti per coprire le responsabilità dell’Olp
09/02/1985: il Giudice Istruttore Renato Squillante accoglie l’istruttoria di Armati e rinvia a giudizio il colonnello Giovannone e il generale Santovito per aver orchestrato un disegno criminoso teso a coprire gli autori del sequestro e dell’omicidio di Toni e De Palo, ostacolando le indagini con false testimonianze, accreditando fatti inesistenti e strumentali, depistaggi, abuso di potere e violazione dei propri doveri istituzionali. Assieme a loro è imputato di omicidio il leader del Fplp George Habbash con altri ignoti.
28/03/1985: Giovannone e Santovito oppongono agli inquirenti il segreto di Stato. Il Presidente del Consiglio Bettino Craxi ufficializza tale vincolo nei rapporti tra la nostra Repubblica e l’Olp.
Febbraio 1986: il giudice istruttore Renato Squillante archivia il procedimento nei confronti di Habbash per insufficienza di prove, e quello nei confronti di Santovito e Giovannone per il loro sopravvenuto decesso. Le famiglie De Palo e Toni non sono ammesse a costituirsi come parti lese nel procedimento a carico dell’appuntato dei Carabinieri impiegato all’Ambasciata italiana di Beirut, che su istigazione del colonnello Giovannone, gli consegnava copia dei messaggi cifrati segreti tra l’Ambasciata e la Farnesina. L’appuntato sarà condannato a una pena lieve. La permanenza delle famiglie dei due giornalisti e del caso De Palo-Toni in un’aula di giustizia italiana non ha oltrepassato i sessanta minuti.
2 settembre 2000: sono passati venti anni dalla scomparsa. Non solo il mistero sulla sorte dei due giornalisti non si è diradato ma il caso neanche compare in molte delle statistiche dedicate agli operatori dell’informazione e della stampa caduti in ogni parete del mondo. Il giorno dell’anniversario della loro scomparsa, i familiari organizzano una conferenza stampa a Roma, nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana, alla presenza di un ristretto numero di giornalisti e degli onorevoli Marco Boato e Primo Galdelli, gli unici due parlamentari che hanno accettato di presenziare all’evento. Il giorno dopo, nei maggiori giornali italiani non compare neppure una riga dedicata all’evento.
Ottobre 2005: i familiari riportano il caso al V Forum dell’Informazione, promosso dalla Federazione nazionale della stampa italiana, che si tiene a Gubbio. Ricostruiscono il caso, chiedono solidarietà e distribuiscono ai convenuti, praticamente tutti giornalisti di una generazione successiva, un Cd con una succinta documentazione e tutta la rassegna stampa che avevano raccolto negli anni.
Novembre 2005: si apre il sito
www.toni-depalo.it istituito non solo perché sul caso non cada l’oblio ma venga anche considerato, e percepito, per quello che veramente è: uno dei “misteri d’Italia”, quella catena di eventi violenti e luttuosi, per lo più restati irrisolti, che hanno caratterizzato gli ultimi decenni del secolo da poco trascorso.
31 gennaio 2009: i familiari di Italo Toni organizzano a Sassoferrato, suo luogo di nascita, un grande evento pubblico per ricordare il caso, con il patrocinio dell’Assemblea Legislativa delle Marche, della Provincia di Ancona, del Comune di Sassoferrato, di tutti i Comuni confinanti, e delle massime organizzazioni dei giornalisti e della Stampa regionale e nazionale. Aderisce alla manifestazione anche il Comune di Roma che si impegna a organizzare un simile evento nella Capitale.
18 febbraio 2009: il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche vota all’unanimità un documento per chiedere alla massime Autorità dello Stato di togliere il segreto di Stato dalla vicenda Toni-De Palo.
2 marzo 2009: l’Assemblea Legislativa delle Marche approva una mozione per “chiedere al Governo di togliere dalla vicenda il segreto di Stato al fine di giungere all’accertamento dei fatti e alla riapertura dell’indagine giudiziaria”.
Aprile 2009: la Legge 124 del 03/08/2007 riduce a trent’anni il periodo di mantenimento del Segreto di Stato. I familiari di Graziella De Palo e di Italo Toni richiedono al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che il segreto di Stato sulla vicenda sia rimosso, per poter fare finalmente luce e ricostruire storicamente i tragici eventi. Non otterranno, finora, risposta.
14 aprile 2009: il Consiglio comunale di Sassoferrato, all’unanimità, chiede alle massime autorità dello Stato di togliere il segreto di Stato, quale contributo alla ricerca della verità circa la scomparsa dei due giornalisti.
30 giugno 2009: con l’Atto di Consiglio numero 123, la Provincia di Ancona invia alle massime autorità dello Stato la richiesta di togliere il segreto di Stato sulla documentazione inerente la vicenda dei due giornalisti.
Settembre 2009. L’Assemblea Legislativa delle Marche stampa e diffonde un quaderno informativo, realizzato da Alvaro Rossi, dal titolo Per conoscere il caso Toni-De Palo, che contiene una ricostruzione “soggettiva” del caso, la descrizione funzionale del nuovo sito interattivo
www.toni-depalo.it e il resoconto della Giornata per ricordare… del 31 gennaio a Sassoferrato.
11 settembre 2009: nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, ha luogo il convegno Graziella e Italo, una giornata per non dimenticare, a 29 anni dalla scomparsa in Libano dei due giornalisti italiani De Palo e Toni, organizzato del Comune di Roma. Intervengono numerose personalità del giornalismo, della cultura e della politica e aumentano di numero e di qualità le voci delle istituzioni e delle personalità che chiedono che sulla vicenda sia finalmente fatta piena luce.
2 settembre 2010: in occasione del trentennale della scomparsa, nella basilica dell’Ara Coeli, alla presenza del Sindaco di Roma, dei familiari e di autorità civili e militari, si celebra una solenne funzione religiosa, alla quale segue lo scoprimento delle targhe che intitolano due viali confluenti a Italo Toni e a Graziella De Palo. Prendono la parola tra gli altri, introdotti dal Presidente dell’Ordine Nazionale dei giornalisti, i familiari, il Presidente del Copasir Massimo D’Alema, e il Sindaco di Roma Gianni Alemanno.
2 settembre 2011: nella ricorrenza del trentunesimo anno dalla scomparsa, su iniziativa del Comune di Roma, nella basilica dell’Ara Coeli, anche quest’anno, alle ore 9,30, sarà celebrata una solenne funzione religiosa. A seguire, alle 11, nel parco di Villa Gordiani, nel luogo in cui si trovano i due viali rispettivamente intitolati a Italo e a Graziella, alla presenza delle autorità civili e militari, sarà piantato un ulivo. Un augurio di pace per i popoli del Medio Oriente e una nuova forte richiesta che, finalmente, tutti i documenti sul caso esistenti nei vari organi dello Stato siano desecretati e resi pubblici, perché dopo tanto tempo è giusto che si sappia la verità e i familiari possano riavere i resti. Il 16 settembre, infine, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si svolgerà un concerto dedicato ai due giornalisti scomparsi, a testimonianza di quanto anche il mondo della cultura abbia preso a cuore questa vicenda e l’abbia fatta propria, nel nome della democrazia, del diritto all’informazione, della libertà e della fraternità tra gli individui e tra i popoli.