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Dibattito pubblico, a Perugia, fra i rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti e alcuni parlamentari eletti in Umbria. L’incontro è stato aperto dal presidente dell’Ordine regionale Dante Ciliani, che aveva accanto il segretario Roberto Ponticelli. Ciliani ha illustrato la volontà dei giornalisti di discutere con i rappresentanti della Camera e del Senato la possibile riforma della legge del <?xml:namespace prefix = st1 />
Il consigliere nazionale Gianfranco Ricci ha ricordato i principi ispiratori della legge Gonella e la necessità che la categoria mantenga un organismo che le garantisca l’autogoverno, per liberarla da condizionamenti e pressioni. Alvaro Fiorucci, presidente del sindacato umbro, si è soffermato sull’ostinazione degli editori a favorire la precarizzazione e a rifiutare la trattativa per il rinnovo il contratto di lavoro. Vittorio Roidi, segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine, dopo aver osservato come in Italia sia impensabile l’abolizione dell’Ordine, si è detto preoccupato dal disegno di legge presentato dal ministro Mastella sulle intercettazioni telefoniche, che affiderebbe le sanzioni al Garante della privacy. Roidi ha chiesto una rapida legge di riforma, che renda più semplice e adeguato ai tempi il compito di coloro che curano l’Albo e giudicano le violazioni alle norme deontologiche.
Sono poi intervenuti alcuni parlamentari.
Giampiero Bocci (Margherita) si è detto d’accordo con la necessità di confermare l’autogoverno dei giornalisti, nei confronti dei proprietari, in un quadro di riforma delle professioni intellettuali. “Servono nuove regole – ha detto - per liberare i giornalisti dai ricatti, per ottenere maggiore libertà e verità”.
Marina Sereni (Ulivo) ha affermato che la riforma va attuata in una visione più ampia, giacché “attraverso la qualità dell’informazione si incide sulla qualità della democrazia”. L’on. Sereni ha anche rilevato quanto sia paradossale che gli editori dei giornali si rifiutino di affrontare la discussione sul precariato allorché proprio il Governo e il Parlamento hanno affrontato la volontà di trovare soluzione a questo problema.
Domenico Benedetti Valentini (Alleanza nazionale) ha ricordato che il suo partito è sempre stato favorevole ai cosiddetti corpi intermedi e dunque agli Ordini come garanti delle professioni intellettuali. Si è però detto favorevole ad una riforma attuata per legge, piuttosto che a una legge delega che darebbe troppo potere al Governo.
Paolo Brutti (Democratici di sinistra), dopo aver ricordato che alcuni Ordini “non hanno dato grandi prove di sé”, ha affermato che qui esiste la necessità di tutelare il diritto costituzionale all’informazione. Sì all’autogoverno, dunque, ma “se l’interesse da tutelare è quello del cittadino” occorre un organo, come il Csm, gestito non solo dai giornalisti.
Il senatore Franco Asciutti (Forza Italia) ha affermato di essere stupito del fatto che sulla vertenza contrattuale dei giornalisti il Governo non sia intervenuto con maggiore determinazione. Ha anche espresso l’opinione che nel settore dell’editoria l’Italia possa avere norme proprie e “non necessariamente scimmiottare quelle europee”.