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SFRUTTAMENTO PRECARI: 'IL PRESIDENTE ZAIA CONVOCHI GLI EDITORI'

04/04/2011
Il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, di fronte alla sempre più difficile situazione in cui si trova il mondo del giornalismo della regione, con particolare riferimento allo sfruttamento dei precari, retribuiti troppo spesso in maniera non rispettosa della dignità personale e professionale, invita il presidente della Regione, Luca Zaia, a convocare gli editori ad un tavolo per ristabilire il diritto sancitio dall'articolo 36 della Costituzione, il quale stabilisce "che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. In gioco ci sono correttezza e qualità dell'informazione, valore primario in una democrazia.
Auspica che il Sindacato dei giornalisti avvii tutte le necessarie azioni sindacali a sostegno dei giornalisti precari e a tutela del diritto ad una giusta retribuzione, attraverso una puntuale ricognizione della situazione di tutte le realtà editoriali della regione sul fronte delle retribuzioni, avviando le necessarie vertenze aziendali, assicurando sostegno e tutela a tutti i colleghi e, se necessario, rivolgendosi all'autorità giudiziaria sulla base di pareri di congruità dei compensi emessi dall'Ordine professionale.
Assiste con preoccupazione alle difficoltà che stanno vivendo in questi giorni i giornalisti che operano all’interno e all’esterno di alcune edizioni locali del Gazzettino, e ritiene utile ricordare ancora una volta uno dei principi fondanti della Legge professionale 69/1963, che all'art. 2 recita: «Giornalisti e editori sono tenuti a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori».
Una settimana fa, durante la sua relazione, in occasione dell'assemblea annuale, il presidente del Consiglio dell’Ordine del Veneto, ha fatto appello all’unità della categoria, affermando la necessità di rivendicare la centralità delle redazioni: «Non ci possiamo permettere di dividere - come purtroppo vorrebbe fare qualcuno - di mettere un collega contro l'altro, le redazioni contro i collaboratori o viceversa i freelance contro gli strutturati – ha dichiarato Gianluca Amadori - E' ora di dire basta, con determinazione, allo sfruttamento di questi colleghi, giovani e meno giovani, i cui compensi continuano ad essere ridotti - dopo anni e anni di attività professionale alle spalle e famiglie da mantenere - con effetti devastanti anche sotto il profilo della qualità dell'informazione. Direttori e colleghi che ricoprono incarichi al vertice delle testate giornalistiche non si rendano complici di questo indegno sfruttamento dei colleghi».
Parole che sono state richiamate anche dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti: martedi scorso il Cnog votato all’unanimità un ordine del giorno in cui chiede un intervento legislativo finalizzato ad escludere da contributi pubblici gli editori che sfruttano il lavoro giornalistico e parla di «Una maggioranza silenziosa e poco tracciabile di colleghi pubblicisti e professionisti che non hanno alcuna garanzia per il loro futuro. Giovani giornalisti pagati pochi spiccioli ad articolo. […] Di fronte a tutto questo l’Ordine non può restare a guardare; il richiamo ai doveri di una solidarietà autentica verso chi vive queste difficoltà deve portare alla presa di coscienza che non è morale rendersi complici degli editori contribuendo a tenere nel ghetto dell’estremo bisogno centinaia di giovani professionisti».
Corre l’obbligo, quindi, di ricordare, una volta di più a tutti i colleghi, che il rapporto fra giornalisti, sia strutturati che collaboratori - anche e soprattutto, durante uno stato di agitazione - deve improntarsi al dovere di colleganza. E che la violazione di tale obbligo, sottoposta all’attenzione del Consiglio, può avere natura disciplinare, in quanto si tratta di un dovere a tutela dei principi essenziali del giornalismo, una professione oggi più che mai chiamata ad affrontare con correttezza, rigore e con piena consapevolezza deontologica le proprie responsabilità per la vita democratica e il futuro del Paese.