"Fra torcere il collo a una persona o alla lingua italiana non c'è una sostanziale differenza: in entrambi i casi infatti - sia pure su piani diversi - si commette un assassinio". Ivano Dionigi, rettore dell' Università di Bologna, ha ripetuto il "grido di dolore" che tempo fa aveva lanciato sostenendo che una gran parte degli studenti del nostro Ateneo ha scarsa conoscenza della lingua italiana e quasi non sa più scrivere.
Lo ha fatto, nella sede del nostro Ordine, a Bologna, inaugurando il corso sulla lingua italiana, promosso dalla Fondazione dei giornalisti. "E' un’iniziativa - ha detto nostro Presidente Gerardo Bombonato - suggeritaci dall'impegno nella difesa non solo della libertà di stampa, ma anche del diritto dei cittadini di avere un’ informazione corretta non solo nei contenuti ma anche negli aspetti grammaticali e sintattici della lingua".
In questa prospettiva è nata l' iniziativa "Da Manzoni a Twitter", cinque lezioni sulle trasformazioni dell' idioma italiano dall' Unità del Paese a oggi. Primo relatore: Massimo Arcangeli, docente universitario, linguista, critico letterario, autore di saggi, collaboratore di giornali. Ha trattato il tema della "Lingua italiana oggi - Storia e ragioni di sviluppi e mutamenti".
In 150 anni - ha detto - la nostra lingua ha perso tante parole, al punto che una recente indagine ha rivelato che molti giovani non sanno più cosa significhino termini, fino a pochi decenni fa, di uso comune come ad esempio: sussiego, sardonico, morigerato. Sarebbe auspicabile però un parziale recupero di quei termini che sono spariti senza sia stato trovato un adeguato sostituto.
È vero - ha proseguito - che la semplificazione ha privato la lingua italiana, una volta troppo ampollosa, di alcuni termini ma attenzione al grave pericolo di far finire il linguaggio scritto e parlato nella banalizzazione.
Il nostro idioma è attualmente pieno di vocaboli stranieri (soprattutto anglismi) che non possono essere sostituiti quando sono intraducibili (mobbing, ad esempio, non ha corrispettivo ugualmente significante) ma altri, come privacy al posto di riservatezza e week end invece di fine settimana, sono solo forme snobbistiche.
È necessario invece rassegnarsi a trasformazioni che sono ormai entrate nel nostro linguaggio corrente: ad esempio, il termine "reboante" sarebbe percepito come errore di fronte allo sbagliato "roboante"usato ormai correntemente.
È impossibile anche non tenere conto delle nuove tecnologie comunicative e del loro specifico linguaggio, a condizione tuttavia di non omettere il controllo delle fonti e di non dimenticare la specifica funzionalità del mezzo: dire infatti "tvb" in un sms è funzionale e anche bello, ma in un incontro, occhi negli occhi, al chiar di luna, il "ti voglio bene" è insostituibile.
Il linguaggio degli ultimi tempi è anche giustamente attento al "politicamente corretto nel genere": cancelliera e non cancelliere, ministra e non ministro (forse), mai però medica al posto di medico.
"Non sarebbe però male - ha concluso Arcangeli - che nell'ambito delle trasformazioni, delle evoluzioni e degli adeguamenti mediatici, ci fosse un ritorno alla letteratura per riscoprire la sua antica bellezza. Forse avremmo bisogno, più che di essere persuasi dai ripetuti appelli politicamente corretti all' etica della scrittura, di tornare a commuoverci davanti a quel che avvertiamo come sommamente bello. Forse alla nuda etica potrebbe subentrare una condivisa bellezza etica".
La lezione d'apertura si è valsa dell'apprezzato apporto di letture di testi da parte dalla giornalista Rai Manù Merlo che collaborerà a tutto il ciclo di lezioni.
L'iniziativa della Fondazione dei giornalisti dell' Emilia-Romagna ha suscitato l'interessamento e il plauso dei colleghi iscritti (e anche di alcuni avvocati) ai quali saranno forniti i materiali di studio on line assieme alla possibilità di diretto colloquio con i docenti.
Il corso proseguirà fino al 16 ottobre secondo il calendario che può essere consultato nella specifica voce "Da Manzoni a Twitter".