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Sospensione di 2 mesi a Claudio Brachino

17/03/2010
Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia nella seduta dell’11 marzo 2010 ha sanzionato il giornalista professionista Claudio Brachino, (nella sua qualità di direttore responsabile di Videonews) con la sospensione di 2 mesi per aver messo in onda su “Mattino 5” il 15 ottobre 2009, un servizio filmato contenente immagini diffuse in violazione dell’art. 2 della Legge istitutiva dell’Ordine, la n. 69 del 3 febbraio 1963 nonché degli artt. 137 Dlgs 196/2003 e 6 del Codice deontologico.
Il servizio firmato da Annalisa Spinoso (iscritta all’Ordine della Sicilia) ritraeva Raimondo Mesiano, giudice del Tribunale di Milano che pochi giorni prima aveva emesso in sede civile una sentenza di risarcimento danni di 750 milioni di euro a carico di Fininvest, cui fa riferimento la rete televisiva per la quale Brachino lavora.
 
L’audizione del direttore Claudio Brachino, assistito dall’avvocato Salvatore Pino, è avvenuta il 3 marzo scorso. Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia ha ravvisato, nella diffusione del servizio, il mancato rispetto delle leggi deontologiche e la violazione della privacy (già rilevata dal Garante) al fine di screditare la reputazione del protagonista del video e delegittimare agli occhi dell’opinione pubblica la sentenza da lui emessa in precedenza nei confronti di Fininvest.
Grazie all’accostamento con immagini “non essenziali e prive in sé di interesse pubblico in quanto notizia”, il servizio ha prodotto un effetto diffamatorio nel suo insinuare presunte stravaganze e stranezze del personaggio, fino a sfiorare il vero e proprio dileggio.
Immagini non essenziali (addirittura il colore dei calzini) costituiscono l’unico contenuto del servizio e sono sostenute da un commento “a mo’ di gossip”. Risulta quanto meno fuorviante alimentare dubbi sulle inchieste di un giudice in virtù della scelta del colore dei suoi calzini.
 
Le scuse rivolte in tivù da Brachino (e più volte sottolineate nella sua audizione) fatte seguire da tre domande rivolte al giudice Mesiano, non sono comunque tali da riequilibrare il rapporto di fiducia tra il mezzo televisivo e l’opinione pubblica.