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Stato di crisi al Corriere Adriatico

08/06/2011
Il piano dell’Azienda “taglia” sei giornalisti. Chiude la redazione di San Benedetto. Il Cdr denuncia la perdita dell’identità storica della testata e dell’autonomia informativa.
Una partecipata assemblea dei redattori del Corriere Adriatico ha esaminato e discusso il piano di crisi, per l'area giornalistica, presentato dall'azienda al Cdr il 31 maggio scorso. Il piano prevede la fuoriuscita di sei giornalisti, di cui tre ricollocati nel gruppo e 3 prepensionati ai sensi della 416 del 1981, oltre alla chiusura della redazione di San Benedetto del Tronto.
Prendendo atto delle difficoltà della gestione economico finanziaria, l'assemblea dei giornalisti, informata dal Cdr sui contenuti del confronto sindacale avviato con l'azienda, esprime i seguenti sentimenti e istanze:
 
1) allarme per il rischio di perdita dell'identità storica e dell'autonomia informativa del Corriere Adriatico che da 150 anni offre ai lettori marchigiani un osservatorio sulle vicende nazionali e internazionali che si riflettono sulla vita del territorio, con un approccio che, in linea con l'indirizzo recente della società occidentale, si potrebbe definire glocal. Nella provincia di Pesaro Urbino, in seguito a una sperimentazione che l'azienda intende confermare, i lettori del Corriere Adriatico già da mesi devono affidarsi al Messaggero, venduto in abbinamento, per sapere che cosa sia accaduto al di là dei confini della regione. E' già in atto, dunque, una trasformazione sostanziale dell'identità storica della testata, seppure ancora parziale rispetto alla diffusione territoriale, che sembra destinata a consolidarsi anche per la dichiarata possibilità di estendere l'abbinamento con il dorso nazionale del Messaggero oltre le province di Pesaro Urbino e Macerata;
 
2) forte preoccupazione, in stretta relazione con il punto precedente, per la riduzione dell'organico e l'annunciato riassetto in quanto la perdita di 6 giornalisti comporterà un tale impoverimento del settore centrale da far temere una necessitata rinuncia all'informazione nazionale;
 
3) perplessità per il concetto di localismo che si vuole perseguire con la contestuale chiusura di redazioni ben radicate sul territorio: dopo Fano e Senigallia, San Benedetto del Tronto. Per quanto è vero che le moderne tecnologie permettono di confezionare ovunque le pagine di cronaca locale,
è indubitabile che i redattori delle redazioni decentrate del Corriere Adriatico non svolgono una mera attività di desk, ma sono i primi portatori di "quell'articolata ramificazione di conoscenze, legami e rapporti interpersonali esistenti" indicata nel piano di crisi come valore aggiunto dell'informazione locale, che non si esaurisce ma si completa con la rete dei collaboratori. Ed è altrettanto indubitabile che ogni chiusura di redazione periferica comporta la perdita di una quota di quel valore aggiunto;
 
4) forte richiesta di chiarezza, quindi, su quale giornale - per foliazione, struttura e sinergie - si voglia realizzare nelle Marche con l'indicazione dettagliata del riassetto riorganizzativo che sarà implementato, con l'uscita dalla testata dei sei colleghi giornalisti. Questo anche a fronte del mantenimento dell'edizione Marche del Messaggero;
 
5) auspicio che il piano di crisi venga gestito senza traumi. In relazione agli asseriti esuberi dell'organico, che possono essere considerati tali solo in relazione alla gestione economica e non a quella giornalistica, l'assemblea chiede che si attuino misure non individuali ma di solidarietà estese a tutti i colleghi senza eccezioni;
 
6) interesse per l'annunciata intenzione di avviare una piattaforma multimediale che sfrutti le opportunità di sviluppo dell'informazione online, peraltro sollecitate dal questo Cdr un paio di anni fa in occasione dell'avvio del nuovo sito internet. A questo riguardo, l'assemblea condivide la necessità segnalata dal Cdr di una contrattazione a parte secondo l'articolo 42 del contratto nazionale di lavoro giornalistico.