Editore:
Edizioni DrawUp, pagg. 214, euro 14
"Termine corsa" è il titolo del giallo scritto da Albina Olivati, per anni cronista de "Il Giorno", prima a Sondrio, come responsabile di quella redazione, e poi a Milano. E' stata anche corrispondente della Rai sempre dal capoluogo valtellinese ed è proprio lì, in una realtà che conosce molto bene, che l'autrice ha ambientato il suo romanzo.
Tutto comincia con la morte della signorina Bierzi, anziana segretaria del circolo culturale Il Poggio. A scoprire il cadavere è il professor Ersilio Salvi, piemontese d'origine e catapultato tra le montagne, dopo aver vinto il concorso per una cattedra di matematica, in un istituto tecnico. Salvi, che detesta i pettegolezzi, si trova al centro dell'interesse di una città, dove le statistiche, al tempo in cui è ambientata la storia, anni Sessanta-Settanta, parlavano di un omicidio all'anno, quando andava male. Maldestro e poco coraggioso ingaggia, con l'aiuto di una giovane collega, indagini parallele a quelle della polizia. In un'epoca in cui non c'erano telefonini e il computer era un apparecchio astratto, noto come "cervello elettronico", bisognava trottare con la mente e le gambe. Eppure alla fine il puzzle si completa.
La vicenda si snoda tra il circolo culturale e i suoi frequentatori, la scuola di Salvi e gli insegnanti, il bar in piazza e gli habitué, la questura con un giovane commissario intraprendente, la redazione del giornale locale, col direttore e il suo cronista. Sono i punti vitali di un capoluogo di provincia, dove la parola provincia è intesa nel senso nobile del termine. Conosciamo così una serie di personaggi ben delineati e una città che respira l'aria della vicina Svizzera, ma ha il cuore in Lombardia.