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La fondazione "partecipata" dal Comune - continua Ghirra – contribuisce ad alimentare il Far West nel mondo dell'informazione, colpito da precariato dilagante, giornalisti pagati pochi euro a pezzo, arbitrio di editori (privati e pubblici) che violano leggi e regole elementari di comportamento”.
“E' insopportabile – sottolinea il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine – che nel bando di selezione non sia stata prevista l'iscrizione all'Albo dei giornalisti. Ciò è gravissimo non soltanto perché si ignorano e violano leggi dello Stato, ma perché si trascura un elemento fondamentale: i giornalisti hanno la capacità di valutare le notizie, e, soprattutto, di garantire ai cittadini un'informazione corretta. I giornalisti non sono portavoce di chi li assume neppure negli uffici stampa privati, sono professionisti che conoscono le regole della correttezza e della trasparenza dell'informazione, che dovrebbero stare a cuore anche a una Fondazione di proprietà quasi esclusiva del Comune di Bologna. E ' vero che formalmente non si applica a una fondazione la legge 150 del 2000 che regola la vita degli uffici stampa pubblici, ma nella sostanza la violazione è evidente. Anche negli uffici stampa privati l'esercizio abusivo della professione va evitato e combattuto. E sarebbe bene che per primi gli amministratori pubblici contribuiscano a questa battaglia”.