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Ultimatum al governo: sblocchi la legge sull’equo compenso o non voteremo i suoi provvedimenti

04/07/2012
Un gruppo di parlamentari comunicherà formalmente al presidente del Consiglio, Mario Monti, che non voterà i provvedimenti proposti dal governo, a cominciare da quello sull’editoria che interessa molto la Fieg, fino a quando non sarà sbloccato l’iter in Senato della legge sull’equo compenso.
L’annuncio è stato fatto oggi, a palazzo Montecitorio, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il primo firmatario della proposta, Silvano Moffa, il relatore della legge alla Camera, Enzo Carra, gli onorevoli Beppe Giulietti e Giampiero Cannella e il senatore Vincenzo Vita.
L’iniziativa di non votare i provvedimenti nasce da una proposta del presidente del Cnog, Enzo Iacopino.
 
Questa è la cronaca della conferenza stampa, alla quale erano presenti anche il segretario e il presidente della Fnsi, Franco Siddi e Roberto Natale (allegato documento Fnsi).
MOFFA - Si tratta di un provvedimento importantissimo e ci siamo chiesti se questi ritardi siano fisiologici. La risposta è negativa. Al Senato ci sono interferenze inaccettabili. Alla Fieg possiamo ricordare che sono in corso d’esame alla Camera provvedimenti sull’editoria che le stanno molto a cuore. Ma non possiamo neanche accettare un atteggiamento dilatorio da parte del governo. Il Senato deve varare questo provvedimento in tempi rapidi, senza inventarsi quelle cose strane nelle quali si esibisce il legislatore per mascherare intenti dilatori.
VITA - Il presidente della commissione Lavoro del Senato, Pasquale Giuliano, mi ha confermato proprio stamane che l’iter riprenderà in tempi brevi. Io seguo questo provvedimento fin dall’inizio. Ero ai blocchi di partenza con Enzo Iacopino quando nella sede dell’Ordine nazionale dei giornalisti il provvedimento fu messo a punto. Il relatore del provvedimento, sen. Castro, ha chiesto di fare degli incontri informali per velocizzare l’iter. Suppongo si possa arrivare alla approvazione prima delle ferie estive.
CARRA - Ci si lamenta che il nostro è un Paese “vecchio” e poi si ostacolano le iniziative legislative che riguardano i giovani. C’è un decreto sull’editoria, il 6312, nato per arginare un uso disinvolto delle risorse. E’ finalizzato al risparmio e a dare sostegno a chi lo merita davvero con i contributi alle imprese editrici. Questo decreto va nella direzione del riordino delle spese dello Stato. Perché, allora, si ostacola la legge sull’equo compenso che va in quella direzione, privando del sostegno quelle aziende che non si comportano correttamente?
GIULIETTI - L’unanimità sull’equo compenso, registrata alla Camera, rende più grave quel che sta accadendo. Chi è contrario, lo dica apertamente. Lunedì si discute in aula il decreto sull’editoria., Presenteremo un ordine del giorno o una risoluzione per chiedere al governo di dire come la pensa. Ieri il sottosegretario D’Andrea ha confermato informalmente il parere favorevole, a nome del governo, mentre veniva ascoltato in commissione Cultura alla Camera su altro provvedimento. Noi dobbiamo mobilitare i parlamentari e impegnarci, se il governo creerà difficoltà, a votare il testo approvato dalla Camera.
CANNELLA - E’ stato detto molto. Vorrei solo sollecitare i media ad avere su questo problema l’attenzione che la vicenda merita.
SIDDI - E’ grave l’ipotesi che un blocco padronale come la Fieg possa bloccare l’iter legislativo. Temo che questo atteggiamento ci sia. Proprio poco fa la Fieg si è opposta a prevedere la possibilità che i free lance accedano al Fondo complementare, per coltivare la speranza di costruirsi una pensione. Occorre far capire alla Fieg che fino a quando si comporterà così non potrà contare sulla disponibilità al confronto da parte della Fnsi che si rifiuterà di sottoscrivere accordi per i quali la firma della Federazione della stampa è obbligatoria.
IACOPINO - Non riesco ad essere “elegante”, probabilmente perché assieme a Siddi e Natale siamo travolti dalle vergogne che subiscono i colleghi. Il provvedimento è bloccato perché il ministro Passera sta rinnovando difficoltà che aveva manifestato durante l’iter alla Camera …
CARRA - E che non aveva titolo a manifestare data la sede legislativa, come gli è stato spiegato.
IACOPINO - A queste si aggiunge un atteggiamento ostile del ministro Fornero e uno incomprensibile del sottosegretario Paolo Peluffo che dimentica che il governo aveva già dato alla Camera un parere favorevole alla proposta di legge e ora sta prendendo un tempo infinito per preparare un emendamento. Chiariamolo, se vogliono inserire nel Comitato un esponente della Fieg, sappiano che siamo d’accordo: non c’è bisogno dei confronti informali dei quali parlava Vita. Ma non perdiamo tempo.
CARRA - E’ stata la Fieg con l’allora presidente, Carlo Malinconico, a dire che non voleva far parte del comitato.
IACOPINO - Ma ora la Fieg è presieduta da un giornalista, Giulio Anselmi. Noi ne usciamo in un solo modo, rinunciando ad essere eleganti con chi non lo è: dite al governo che non voterete i suoi provvedimenti fino a quando non verrà approvata la legge sull’equo compenso che dovrà, inevitabilmente, per delle correzioni tecniche, tornare alla Camera. Il tempo stringe.
NATALE - Il ministro Fornero dimostra di non conoscere nulla del nostro lavoro. Parla di noi come una casta, ma non sa che il 62 per cento della categoria non supera un reddito annuo da lavoro giornalistico di 5.000 euro. A Bruxelles si sostiene che in Italia si stanno approvando misure a favore del lavoro precario e poi si blocca la legge sull’equo compenso. Ma avvengono anche altre cose strane. La Fieg dovrebbe intervenire su chi chiede a una giornalista precaria, come è accaduto a Napoli, di pagare oltre 50.000 euro di risarcimento per una sentenza che nelle responsabilità richiama anche il titolo e tre settimane di ritardo nella pubblicazione della rettifica. Cinquantamila euro sono l’equivalente del pagamento di circa 3.000 articoli. Questa è la casta.