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Azzurro tenebra, romanzo di calcio e giornalismo

28/01/2016
Azzurro tenebra è un romanzo di Giovanni Arpino, il più epico del grande giornalista e scrittore piemontese, ingiustamente dimenticato. Edito nel 1977, tre anni dopo la disastrosa partecipazione della nazionale italiana ai mondiali del ‘74 svoltisi in Germania, Azzurro tenebra è uno dei romanzi di sport più belli del ‘900. Il libro nasce dall'esperienza giornalistica di Arpino, inviato sportivo della “Stampa” di Torino dal ‘69 al ’78. E racconta, con l’inarrivabile arte di trasfigurare ciò che è vero, ciò che accade, non soltanto le partite dell’Italia, ma l’attività di un giornalista (Arp, se stesso) e dei suoi colleghi – su tutti, Bibì (Bruno Bernardi, giovane cronista della “Stampa”) e Grangiuàn (il mitico Gianni Brera) –, classificati da Arp tra Belle Gioie (che sperano nel successo degli azzurri) e Jene (gli astiosi, a caccia soltanto di notizie “polemiche”).
Arp descrive la vita del giornalista sportivo, attratto dallo spettacolo umano del pallone, eppure a volte distaccato, quasi fosse un osservatore di fatti che non lo riguardano, facendo però dire al Grangiuàn: “Ma se smetti ti ritrovi inviato speciale e devi seguire guerre o processi. Non pentirti mai di questo povero pallone, amico. Sai cosa capita ai cosiddetti grandi inviati? Sifilide, alcolismo, solitudine”.
In Azzurro tenebra, ambientato nei giorni e nelle atmosfere delle tre partite disputate dalla nazionale del mondiale ’74 vinto dalla Germania Federale (sofferta vittoria per 3-1, striminzito 1-1 con l'Argentina e sconfitta per 2-1 con la Polonia), si fa presto a scoprire le “glorie” calcistiche nascoste dietro i personaggi di Arp: lo Zio (Ferruccio Valcareggi), il Bomber (Gigi Riva), il Golden Boy (Gianni Rivera), il Baffo (Sandro Mazzola), Petruzzu (Pietro Anastasi), San Dino (Dino Zoff), Giorgione (Giorgio Chinaglia), Fabio il Geometra (Capello), Galuoise (Carletto Parola, l’uomo della rovesciata più famosa di tutti i tempi, nel ’74 allenatore della Juve), il Manager (Italo Allodi) e altri ancora. Tra loro emergono due personaggi davvero romanzo, con Arp i più positivi del libro: il Vecio (Enzo Bearzot, vice di Valcareggi), fedele testimone dell’onestà nella vita e nello sport, e Giacinto (Facchetti, indimenticabile terzino dell’Inter e della Nazionale), il quale è anche il protagonista del finale extracalcistico del romanzo, quando Arp, ricordando una confidenza tra loro (“Cerchiamo di diventare parenti, tra noi donchisciotte”), racconta dell’invito di Giacinto a lui, a Milano, per fare il padrino al battesimo del terzo figlio.
Azzurro tenebra non è soltanto un libro di sport, ma di vita, di passaggi e paesaggi, personaggi (come quelli citati, ma anche “altri”, come il cane randagio e malandato che Arp incontra fuori dall’albergo) e linguaggi.
Un libro anche profetico, ad esempio quando, molti anni prima del filosofo Zygmunt Bauman, anticipava il futuro dell’odierna società: “Diventa difficile stringere in mano questo mondo: è liquido”. Se la sua prima edizione (Einaudi, 1977, pp. 214) si può leggere soltanto in biblioteca, la “ristampa” di Azzurro tenebra si può trovare in libreria, eventualmente ordinabile, per i tipi di Spoon River (2007, pp. 231), o di BUR Scrittori Contemporanei, Rizzoli (2010, pp. 254). (e.p.)