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La strage non accenna a fermarsi. Il 2014 è iniziato con l'assassinio di due giornalisti, in Argentina e in Iraq. Il numero delle vittime è aumentato dopo le Guerre del Golfo, l’invasione dell’Iraq e la riduzione della belligeranza in Afghanistan perché sono sempre di più (tre quarti del totale) i giornalisti uccisi lontano dai fronti di guerra, in paesi che non sono coinvolti nelle grandi emergenze affrontate con l’invio di contingenti militari. Ma i giornalisti uccisi sono solo la punta dell’iceberg, dice l’UNESCO: molti di più sono i giornalisti che subiscono minacce, intimidazioni, violenze, abusi legali mentre documentano fatti di corruzione, retroscena del potere, infiltrazioni della criminalità nelle attività legali.
Anche l’Italia ha avuto la sua ecatombe: almeno 26 giornalisti italiani sono stati uccisi negli ultimi 50 anni: 11 in Italia e 15 all’estero. L’ultima vittima è stata Simone Camilli (Gaza, 2014).
E in Italia ci sono migliaia di giornalisti che subiscono minacce a causa del loro lavoro: negli ultimi sette anni sono stati 2053, secondo i dati verificati da Ossigeno, che li aggiorna quotidianamente, ricostruisce gli episodi e li rende noti con il suo notiziario e inoltre analizza il fenomeno nei suoi Rapporti Annuali. Nei primi 314 giorni del 2014 Ossigeno ha documentato minacce a 343 giornalisti. Inoltre ha reso note minacce ad altri 85 giornalisti per episodi degli anni precedenti conosciuti dall'Osservatorio solo adesso (ultimo aggiornamento 10 novembre 2014). Questa è la parte visibile del fenomeno: nove intimidazioni su dieci restano segrete, inconoscibili perché le vittime hanno paura di denunciarle.
È un grave problema sociale. È preoccupante che se ne parli solo quando un episodio particolarmente
drammatico costringe a farlo. Purtroppo prevalgono sottovalutazioni, fatalismo, rassegnazione, disperazione e vergogna e così non si aiutano le vittime a superare la paura e l’isolamento. Ossigeno sollecita un’attenzione continuativa a questi problemi, una riflessione a freddo (e non sull’onda dell’emozione e dell’emergenza).
Tutti i giorni ci sono giornalisti che subiscono intimidazioni e, di conseguenza, notizia indebitamente
nascoste ai lettori. È una forma di censura camuffata. Bisogna riflettere sulle cause e approntare dei rimedi, perché molti rischi si possono prevenire o ridurre. Queste intimidazioni hanno una dinamica ricorrente: minacce e abusi scattano appena un giornalista maneggia una notizia sgradita a criminali o a personaggi potenti, ogni volta che un cronista supera un confine di riservatezza tracciato arbitrariamente dai violenti e dai prepotenti per proteggere gli affari illegali. Le minacce, le violenze, gli abusi bendano gli occhi, impongono un bavaglio. Occorre comprendere questa dinamica e costruire la solidarietà per dimostrare che si può dire “no” ai prepotenti senza resta soli e senza perdere la sfida.
Per la raccolta delle notizie, deve valere solo il confine tracciati dall’Art.21 della Costituzione e dalle dichiarazioni universali che valgono in tutte le società democratiche. Esse sanciscono, insieme al diritto di cronaca, la libertà di pensiero e il diritto dei cittadini di essere informati correttamente, in modo libero, completo, senza ingerenze delle autorità e senza condizionamenti di chi, per interesse proprio, per convenienza, vorrebbe che i cittadini non conoscessero alcune notizie che pure sono di pubblico interesse.
Ogni anno la Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, celebrata il 3 maggio nella ricorrenza della Giornata Mondiale dell’Informazione decretata dall’ONU, offre l’occasione per riflettere sul problema dei giornalisti minacciati e delle notizie oscurate con la violenza. Problema che, è evidente, non riguarda solo i giornalisti, ma tutti i cittadini. In questa occasione vengono ricordate tutte le vittime, si invita a scoprire che persone erano, si chiede giustizia per chi non l’ha ancora avuta, si scoprire i fili che collegano vicende di tanti anni fa alla drammatica attualità dei cronisti minacciati.
È necessario documentare in modo completo e verificabile la storia di ognuno dei giornalisti uccisi. Occorre rendere disponibili gli articoli che ognuno di questi giornalisti ha scritto, descrivere con quali ostacoli si è confrontato, segnalare punti ancora da chiarire e leggi lacunose ed arretrate che consentono violenze e abusi.
Ossigeno è impegnato a promuovere questo lavoro di documentazione e una continuità di analisi, per creare un accumulo di memoria e per proporre un antidoto. Ricostruire questi drammi, queste sconfitte eclatanti e cruente dell’informazione di fronte alle soperchierie e alla violenza, non è un lavoro fine a sé stesso né un contentino per familiari delle vittime. Serve a alla società a ricordare esempi di impegno civile e a cercare correttivi, antidoti, strumenti di difesa.
Ossigeno per l’Informazione, insieme ai suoi promotori, a chi già lavora su questi temi, e a chi vorrà unirsi a questa impresa basata essenzialmente sul lavoro volontario di giornalisti e non giornalisti, è impegnato a raggiungere questi obbiettivi che sono collegati alla sua funzione istituzionale primaria che consiste nel monitoraggio degli episodi di minacce contro i giornalisti e nella segnalazione delle notizie oscurate con la violenza.
Le notizie, le analisi e i documenti prodotti da Ossigeno si rivolgono a un pubblico internazionale interessato a seguire il caso italiano per la sua peculiarità: di paese democratico, altamente sviluppato, in cui si manifesta una forma diffusa di censura camuffata nonostante la censura sia stata messa al bando dal 1945 e la piena libertà di stampa e di espressione sia stata riconosciuta e affermata dalla Costituzione.
Il Rapporto annuale di Ossigeno analizza la situazione ed espone i dati in italiano, inglese, spagnolo, tedesco e cinese. L'Osservatorio è una organizzazione ONLUS. Pubblica una testata giornalistica online realizzata con prestazioni professionali volontarie. Diffonde una newsletter settimanale in italiano e in inglese. Ossigeno è un acronimo significativo (Osservatorio Sull’Informazione Giornalistica E sulle Notizie Oscurate). Il nome richiama un concetto elementare: come un essere umano ha bisogno di ossigeno per respirare; allo stesso modo ogni società libera e democratica ha bisogno di libertà di espressione e di informazione.
Articolo 21 della Costituzione Italiana
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Art. 19 della Dichiarazione Universali dei Diritti Umani
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria
opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.
Art. 11 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.
Per informazioni: www.ossigenoinformazione.it