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Contratto ed equo compenso, una vergogna

08/07/2014
Alcune riflessioni sugli accordi sottoscritti nelle ultime settimane. Innanzitutto le critiche sull'entità dell'equo compenso previsto dall'intesa tra Fnsi e Fieg, il sindacato dei giornalisti e gli editori: 250 euro lordi al mese, o tremila euro l'anno, per una collaborazione con un quotidiano nazionale. Stessa somma per quaranta “segnalazioni/informazioni” pubblicate su testate on line o consegnate alle agenzie. Fanno 6 euro e 25 centesimi a notizia, sempre lordi; “laddove la segnalazione sia corredata da foto o video” il compenso base sarà maggiorato del 30 per cento per le foto e 50 per cento per “il video grezzo”.

L’ammissione di colpa risiede già nelle dichiarazioni di chi questo accordo l’ha firmato: “Sarebbe meglio non chiamarlo equo compenso, ma compenso minimo”.

Ecco la verità a cui va aggiunto un dato di fatto: quando si fissa un minimo, lo stesso, per gli editori diventa automaticamente il massimo… E tremila euro lordi all’anno non garantiscono certo il diritto alla sopravvivenza.

Il Consiglio nazionale ha deciso a maggioranza di portare davanti al Tar Governo, Fnsi e Fieg che hanno votato la delibera sull’equo compenso.

E chi pensava che con quell’intesa si fosse toccato il fondo, aveva torto. Parole e musica sull’intesa raggiunta non sono cambiate nemmeno sul contratto: “Non è il miglior contratto possibile, né il contratto che avremmo voluto ma è il massimo che si poteva ottenere”, ha dichiarato il segretario della Fnsi Franco Siddi.

Il massimo che si poteva ottenere” è la cancellazione totale o quasi della “ex fissa” per i giovani e per la generazione dei quarantenni, che però oltre a non averla dovranno pagarla ai pensionati e ai pensionandi?

Il massimo che si poteva ottenere” è l’accettazione di una precisa politica del lavoro che si avvale di strategie perfette e ben concepite di sfruttamento feroce e ricatto continuo nei confronti dei giornalisti?

La risposta è una sola. No.

 

- Protocollo d'intesa

- Documenti contrattuali