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L’ammissione di colpa risiede già nelle dichiarazioni di chi questo accordo l’ha firmato: “Sarebbe meglio non chiamarlo equo compenso, ma compenso minimo”.
Ecco la verità a cui va aggiunto un dato di fatto: quando si fissa un minimo, lo stesso, per gli editori diventa automaticamente il massimo… E tremila euro lordi all’anno non garantiscono certo il diritto alla sopravvivenza.
Il Consiglio nazionale ha deciso a maggioranza di portare davanti al Tar Governo, Fnsi e Fieg che hanno votato la delibera sull’equo compenso.
E chi pensava che con quell’intesa si fosse toccato il fondo, aveva torto. Parole e musica sull’intesa raggiunta non sono cambiate nemmeno sul contratto: “Non è il miglior contratto possibile, né il contratto che avremmo voluto ma è il massimo che si poteva ottenere”, ha dichiarato il segretario della Fnsi Franco Siddi.
“Il massimo che si poteva ottenere” è la cancellazione totale o quasi della “ex fissa” per i giovani e per la generazione dei quarantenni, che però oltre a non averla dovranno pagarla ai pensionati e ai pensionandi?
“Il massimo che si poteva ottenere” è l’accettazione di una precisa politica del lavoro che si avvale di strategie perfette e ben concepite di sfruttamento feroce e ricatto continuo nei confronti dei giornalisti?
La risposta è una sola. No.