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Dig.it 2014, la kermesse del giornalismo digitale in Italia

13/10/2014

Oltre 1000 presenze, un migliaio di collegamenti in streaming, l’hashtag della manifestazione nella top 5 italiana di Twitter. Sono alcuni dei dati che dimostrano il successo di Dig.it14, il festival del giornalismo digitale che si è tenuto venerdì 19 e sabato 20 settembre nella sede della Camera di Commercio di Prato. 
Molti giornalisti, provenienti da tutta Italia, ma anche numerosi esperti del mondo digitale, che hanno partecipato ai 40 workshop che si sono svolti nei due giorni della manifestazione. 

Alle presenze “fisiche” si sono aggiunte un migliaio di persone che hanno seguito l’evento in streaming, direttamente dal proprio computer, a conferma del forte interesse su questo tema, ma anche della qualità dei relatori. Sempre sul piano delle presenze digitali, l’hashtag ufficiale della manifestazione - #digit14 - è entrato più volte nei due giorni nella classifica dei 5 hashtag più twittati: i temi della manifestazione sono stati al centro dell'attività su Twitter di 37 persone, con un potenziale coinvolgimento di almeno 170.000 utenti. 

Quest'anno il festival si è aperto con un panel generale in cui è stato presentato il primo Rapporto sul giornalismo digitale in Italia, realizzato da ''Giornalismi'', il Gruppo di lavoro del Consiglio nazionale dell'Ordine. I risultati di questa prima fase della ricerca sono stati temi centrali di un dibattito a cui hanno partecipato il presidente dell'Ordine, Enzo Iacopino, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e gli esperti di new media Mario Tedeschini Lalli e Pier Luca Santoro, coautore del rapporto, con Pino Rea, che coordina il gruppo di lavoro.

Tenendo conto che questa prima fase della ricerca ha affrontato l’analisi della situazione delle redazioni più strutturate (sia quelle native che quelle di testate ‘’tradizionali’’), l’aspetto più rilevante, forse, - spiega il Rapporto, consultabile integralmente sul sito del Cnog - è che nella grande maggioranza le redazioni osservate considerano il digitale più come uno strumento tecnico/tecnologico che come un nuovo modo di fare giornalismo. Un modo che forza il paradigma culturale del giornalismo tradizionale, in cui l’organizzazione e le gerarchie interne restano sostanzialmente quelle della carta. 

Anche nel caso di molte delle testate native – e forse l’esempio più paradigmatico è quello di Affari italiani – le redazioni conservano per molti versi la strutturazione tipica della carta, con una rigida divisione fra lavoro giornalistico e attività tecnica e l’adozione delle gerarchie tipiche degli spazi produttivi tradizionali. Nelle redazioni più strutturate la cultura della carta (quell’insieme di valori, di rapporti gerarchici e di pratiche che hanno dominato il processo di produzione giornalistico dagli inizi del ‘900)– domina in modo incontrastato.
Insomma, pur essendo native, in molte di queste testate la tendenza sembra essere quella di "preservare le funzioni giornalistiche tradizionali e di evitare qualsiasi contaminazione".

Ma, anche se in modo minoritario, sia in alcune testate native, come Post o VareseNews, sia in alcune redazioni ‘’tradizionali’’ si segnalano dei cambiamenti che fanno pensare a un processo di trasformazione nel concreto della cultura e della pratica giornalistica. Per esempio il rifiuto – teorizzato e praticato dalla testata diretta da Luca Sofri – di continuare a tenere separate le attività giornalistiche da quelle tecniche. "Non distinguiamo più i ruoli’’, spiega Sofri. O, altro esempio, la presenza a VareseNews di figure ‘"ibride’’, cioè di giornalisti che svolgono anche funzioni tecniche.
D’altronde lo spiega bene Andrea Iannuzzi, direttore di AGL: "I giornalisti dell’agenzia dei giornali locali della Finegil svolgono tutte le funzioni anche tecniche dell’online. E’ un settore di per sé  molto contaminato e i giornalisti digitali hanno una formazione più tecnica rispetto a quella del tradizionale giornalista su carta’’.
 
Il quadro che emerge dall’analisi del funzionamento e dell’organizzazione delle redazioni digitali (status giornalistico e professionale, cicli e tempi di produzione, fonti, problemi di errori e rettifiche, politica dei link e dei commenti, utilizzo dell’UGC, ecc.) conferma per molti versi la descrizione dello stato delle cose che viene proprio da Iannuzzi: "Quello delle testate tradizionali mi pare ancora troppo legato alla cultura della carta, che da noi ha un ruolo politico molto più rilevante che altrove. E’ un giornalismo ancora conservatore, legato ai vecchi schemi. 
Il giornalismo digitale nativo è invece molto acerbo: in fondo le testate dipendono molto dalle agenzie di stampa, dal flusso mainstream tradizionale. E’ piuttosto gracile. E la causa, probabilmente, è che non ha ancora trovato dei nuovi editori".

Racconta ancora Iannuzzi: "Le due strutture (carta e web) si sono fuse in un’unica redazione e si è avviato un processo di integrazione sul piano tecnologico, dei processi produttivi e delle culture proprie dei due mondi. La fusione è già a buon punto, anche se a livello di desk le funzioni di gestione sono ancora separate, anche per conservare alcune competenze in qualche modo distintive. In ogni caso la scrittura e il racconto in generale sono già pienamente contaminati. Si va verso una integrazione piena, in parallelo con quanto avviene nelle redazioni delle testate locali. 
Quindi non c'è una redazione web: c'è qualche specialista, è chiaro, ma in generale tutti fanno tutto".
 
Insomma, nonostante una prima sensazione di egemonia a tutto campo della "carta’’ (con tutto l’apparato ideologico e culturale che questo rappresenta), qualcosa si comincia a muovere.
A parte il Manifesto e Il Sole 24 ore che hanno redazioni totalmente integrate, le redazioni degli altri quotidiani online, ad esempio, pur essendo autonome da quelle della testata “madre”, presentano delle forme di integrazione parziale in alcuni settori.

Al Corriere.it, per esempio, è integrata la redazione della pagina economica. Il Secolo XIX ha un desk web autonomo, ma il lavoro di produzione è integrato. In più, le riunioni di redazione si aprono solitamente con le questioni relative al web e il giornale ha un team di videoreporter “specializzati” soprattutto nella cronaca nera, che – spiega Diana Letizia – lavora in maniera crossmediale col web.

L’AGL tra l’altro è forse, tra quelle analizzate, la redazione dove l’integrazione fra piattaforme diverse è più avanzata.
Ma il processo di integrazione è in fase avanzata anche in un’ altra testata classica, l’Agenzia Ansa.
Spiega Massimo Sebastiani, redattore capo centrale e responsabile del sito ansa.it:
La redazione online è autonoma dal punto di vista produttivo, ma nello stesso tempo "parzialmente integrata’’: politica, economia e contenuti per il web li produce la redazione web, mentre esteri, sport, cultura e tecnologia li realizzano le redazioni specifiche. 
 
Aspetti di forte integrazione fra le redazioni o di scomparsa delle distinzioni fra l’ambiente "tradizionale’’ e quello digitale sono chiaramente presenti nella redazione di Famiglia Cristiana o di Internazionale, dove i giornalisti lavorano sia per il cartaceo che per l’online, o anche al TgCom24, dove, pur essendo la redazione autonoma dalle altre testate di Mediaset, lo scambio di inforazioni e materiali "è fitto e continuo’’, tanto che il processo viene definito come un "sistema multimediale integrato’’.
 
Complessivamente, comunque, la sensazione è di un momento di passaggio i cui tempi non sono ancora chiari, nonostante che il giornalismo digitale abbia già altre 15 anni di vita. La ricerca continua. 

La seconda parte del lavoro del Gruppo "Giornalismi’’ del Cnog cercherà di affrontare l’analisi del giornalismo digitale "diffuso’’: le piccole strutture locali, di nicchia, diffuse, che costituiscono probabilmente la parte più rilevante dell’informazione online.
Infine, la terza parte dell’attività del gruppo sarà dedicata agli aspetti economici e industriali dell’editoria giornalistica digitale in Italia.

Componenti del Gruppo di lavoro: Pino Rea (coordinatore), Fabio Massimo Amoroso, Antonella Cardone, Paola Cascella, Mario De Renzis, Franco Nicastro, Andrea Pattaro, Alessandro Savoia, Carmen Lentini, Pier Luca Santoro, Andrea Morigi.