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"Donne della Repubblica", 70 anni fa la svolta del voto alle donne

26/09/2016
Settant’anni fa le italiane andarono per la prima volta alle urne. Con le elezioni del 2 giugno 1946 nell’Assemblea Costituente entrarono 535 uomini e 21 donne. Una pattuglia determinata e determinante per il nostro futuro: madri della Repubblica che avevano alle spalle altre “madri” che si erano battute per la parità dei diritti, basti pensare ad Anna Maria Mozzoni e alle dieci maestre marchigiane che, nel 1906, ottennero l’iscrizione alle liste elettorali dei comuni di Senigallia e Montemarciano. C’è un protagonismo femminile poco conosciuto, ignorato.
Nell’introduzione a “Donne della Repubblica”(ed. Il Mulino, 2016), il libro firmato da scrittrici e giornaliste del gruppo Controparola, che lei fondò nel 1992, scrive: “ Come mai ne sappiamo così poco? Come mai bisogna fare tanta fatica per riportare alla luce la memoria di donne che sono state importanti, anzi essenziali per la storia del nostro Paese? Siamo ancora dentro una pratica di misoginia intellettuale  che tanta parte ha avuto nella narrazione della nostra storia patria?”
Una misoginia che continua?
 
La misoginia infatti continua, anche se con forme nuove. A volte con più accanimento e odio. E secondo me è da interpretarsi  come una risposta alla diffusa  emancipazione del  mondo femminile, che le ha portate dentro la politica, dentro le arti, dentro le istituzioni. Questo per molti, soprattutto per coloro che si identificano con una visione del mondo tradizionale e ferma nel tempo, è intollerabile. Le reazioni sono tante: a volte solo simboliche, a volte decisamente violente. Il femminicidio si spiega solo così.
 
Delle donne raccontate colpiscono il coraggio, la determinazione, l’amore per la libertà. Da Camilla Ravera, Teresa Noce, Ada Gobetti, Teresa Mattei, Nilde Iotti, Lina Merlin, Marisa Ombra, Renata Viganò, Tina Anselmi ad Alba de Cespedes, Fausta Cialente, Anna Magnani, Elvira Leonardi (Biki ),Giulia Occhini: donne diverse, politiche,scrittrici, intellettuali, stiliste, attrici.
 Cos’è che le accomuna? E che cosa dicono alle donne di oggi?
 
Le accomuna il coraggio, il sentimento della dignità, dell’amor proprio e l’idealismo. Alle donne di oggi dovrebbero servire come modello positivo in mezzo a tanti modelli negativi, superficiali, mercantili e sinceramente umilianti .
 
Nel libro sono raccolte quattordici biografie, manca la quindicesima che avrebbe dovuto scrivere lei e che fu costretta a interrompere per la malattia e la morte di sua madre. Lei aveva deciso di raccontare Giuliana Saladino, una giornalista e scrittrice palermitana. Perché l’aveva scelta?
 
Giuliana Saladino l’ho conosciuta. Era una donna dolce, umile e coraggiosissima. Era più grande di me e io l’ammiravo per le scelte che faceva, per i libri che scriveva, per la determinazione che metteva nelle sue battaglie contro la mafiaCrede che esista una differenza tra il modo di scrivere di un uomo e quello di una donna?
 
Crede che esista una differenza tra il modo di scrivere di un uomo e quello di una donna? 
 
Non credo a una sessualizzazione della scrittura.  Se ci sono delle differenze stanno nel punto di vista di chi scrive. Le donne hanno avuto una storia di esclusione, di sottomissione e questo si legge nella loro scrittura, ma non in quanto espressive di uno stile diverso ma come risultato  una  storia diversa. Quindi niente di biologico, ma tutto deriva dalla storia ed è quindi mutabile.
Dal 1992, da quando nacque Controparola, l’ Italia è cambiata ma sono ancora forti le ragioni che vi spinsero a prendere parola per rompere i silenzi e combattere gli stereotipi?
 
Credo proprio di sì. Tante cose sono cambiate dopo il femminismo, cominciando dalle leggi che in effetti riconoscono la parità, ma nella mentalità comune ancora esistono resistenze profonde e profonde radici che conducono a discriminazione e razzisno nei riguardi delle donne. Per questo credo che il nostro stare insieme, le nostre discussioni, i libri che scriviamo insieme come controparola, abbiamo ancora un senso..
 
Lei ha più volte criticato i modelli che propongono le televisioni, la moda, la pubblicità, i filmati e tanta carta stampata: l'uomo predatore e la donna preda. C’è una cultura patriarcale che stenta a scomparire? E il web che ruolo sta giocando? 
 
Nel web c’è di tutto: dallo splendore di chi si offre volontario per aiutare gli altri, a chi insulta e recrimina senza però dire il proprio nome. Questa è la parte più antipatica e vile del web: l’anonimato. Troppe persone, nascoste dall’anonimato, si credono in diritto di insolentire, criticare, offendere chi gli sta antipatico. Una volta ricordo che le lettere anonime si stracciavano. Nessuno dava valore a una lettera anonima. Ora invece la voce senza faccia che insulta e sbeffeggia e offende e denigra, penetra dappertutto e chi ne è oggetto non può difendersi. E’ un fenomeno avvilente. La verità finisce per equipararsi alla menzogna e nessuno riesce più a distinguerle. E’ una delle ragioni per cui non mi iscrivo né a Facebook né a twitter.
 
Da sempre è molto impegnata contro la violenza sulle donne. Ha scritto libri, spettacoli teatrali e spesso è protagonista di incontri anche nelle scuole. Il suo ultimo romanzo, “ La bambina e il sognatore” ha per protagonista un maestro. Formazione e comunicazione sono determinanti per costruire una nuova etica del rispetto delle donne?
 
Certo, bisogna cominciare dai bambini piccoli. Quando un ragazzo  arriva all’adolescenza senza che nessuno gli  abbia insegnato  il sentimento della verità, della giustizia, del pudore e del rispetto per l’altro, è spesso troppo tardi. E purtroppo la scuola spesso non insegna a essere buoni cittadini come dovrebbe . Ci sono per fortuna  dei bravissimi maestri e dei bravissimi insegnanti nella scuola che danno tanto, si sacrificano, credono a quello che insegnano e sono appassionati del loro lavoro. Grazie a questi insegnanti si regge ancora la scuola, dopo che è stata abbandonata a se stessa da una società che non crede piu alla importanza di una formazione etica dei propri figli. 
Lei ha più volte criticato i modelli che propongono le televisioni, la moda, la pubblicità, i filmati e tanta carta stampata: l'uomo predatore e la donna preda. C’è una cultura patriarcale che stenta a scomparire? E il web che ruolo sta giocando?