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Giustizia negata per Anna Politkovskaja

26/02/2009
Nei giorni scorsi il collegio dei giudici popolari del tribunale militare distrettuale di Mosca ha assolto e rimesso in libertà i tre accusati ceceni per l’assassinio di Anna Politkovskaja, giornalista della Novaja Gazeta. Ai giurati sono bastate solo due ore di camera di consiglio per emettere la sentenza, ratificata, subito dopo, dal presidente del tribunale.
Gli assolti hanno detto di voler chiedere un risarcimento per l’ingiusta persecuzione giudiziaria. Il tribunale militare ha quindi trasmesso il fascicolo alla Procura perché avvii nuove indagini. Il vero interrogativo rimane però quello sui mandanti, sui quali l’inchiesta ha evitato qualsiasi ipotesi: far luce sulla morte della giornalista che è diventata il simbolo della libertà di stampa, significa prima di tutto individuare chi ha commissionato l’omicidio.
Vsevolod Bogdanov, presidente dell’Unione dei giornalisti, ha commentato la sentenza descrivendo una “sensazione di incredibile vergogna”. Secondo Tatjana Lokshina, rappresentante in Russia di Human Rights Watch, si tratta “di un’assoluta mancanza di giustizia in una causa che ha scosso il mondo”.
Anna Politkovskaja, nota per i suoi articoli critici sulla politica del Cremino in Cecenia e sulla violazione dei diritti umani in Russia, era stata uccisa a colpi d’arma da fuoco il 7 ottobre 2006 all’ingresso della sua casa a Mosca.
L'editore della Novaya Gazeta Dmitry Muratov, subito dopo la morte, ha affermato che la Politkovskaja stava per pubblicare, proprio il giorno in cui è stata uccisa, un lungo articolo sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramsan Kadyrov. Gli appunti, non ancora sequestrati, sono stati pubblicati il giorno dopo sulla Novaya Gazeta. Ai funerali che si sono svolti presso il cimitero Troyekurovsky di Mosca, hanno preso parte oltre mille persone, ma nessun rappresentante del Governo russo.