I cronisti saranno, naturalmente, in prima fila sabato 19 in piazza del Popolo in difesa della libertà di informazione.
E’ una difesa che fanno da sempre contro tutti coloro che cercano di colpirla pretendendo che i cronisti non riferiscano i fatti e le notizie e informino soltanto di ciò che vorrebbero loro.
La nostra presenza ha lo scopo di tutelare il diritto-dovere di cronaca: cioè il diritto dei cittadini di essere informati in modo corretto, completo e tempestivo di ciò che accade, e il dovere dei giornalisti di farlo secondo scienza e coscienza.
La libertà di stampa deve essere difesa e reinventata ogni giorno perché da sempre i potenti grandi e piccoli, ciascuno per quello che può e riesce, cercano di condizionare l’informazione piegandola ai propri interessi.
E’ indubbio che maggioranza parlamentare e governo dichiarano apertamente che vi è troppa libertà di stampa e agiscono in modo concreto perché essa sia ridotta, hanno cioè come obiettivo politico e operativo la riduzione della libertà dell’informazione. Ma è anche vero che troppi giornalisti non sono attenti a rispettare i confini tra giornalismo e politica. Nei loro interventi danno la sensazione di entrare direttamente nella lotta politica, di parteggiare per l’una o per l’altra delle parti in causa, di sentirsi loro stessi dei politici. Questo tipo di giornalismo diventa così uno strumento di battaglia politica - con tutte le sue asprezze, ruvidità e colpi proibiti - nella quale colpire gli avversari e difendere gli amici, piuttosto che il mezzo per portare i cittadini a conoscenza delle opinioni dei protagonisti della politica.
Così si coinvolge indebitamente tutto il mondo del giornalismo, anche quello che è attento a rispettare ruolo e limite propri, ad essere cioè lo specchio che riflette gli avvenimenti e la società che descrive, a cercare di interpretare i fatti e a spiegare cosa ci sia dietro la facciata.
I cronisti vivono immersi nella realtà e di questa danno conto giorno per giorno ai cittadini, in modo sempre più difficile, pagando prezzi sempre più alti. Molti hanno dato la vita, altri sono stati feriti nel corpo e nell’animo, a decine vivono sotto costante minaccia. Alcuni commettono anche errori. Ma l’impegno complessivo dei cronisti ha prodotto e produce più risultati positivi di quelli negativi. Senza la libertà di stampa e l’esercizio coraggioso e determinato del diritto-dovere di cronaca, la nostra società sarebbe peggiore, più chiusa, più ingiusta
Nei mesi scorsi i cronisti sono già scesi ripetutamente in piazza – trenta volte, in altrettante città – per denunciare il grave pericolo rappresentato dal ddl Alfano sulle intercettazioni telefoniche. Un provvedimento che punta a sottrarre alla magistratura uno strumento fondamentale e insostituibile per prevenire, contrastare e punire il crimine e ad espropriare i cittadini del diritto costituzionale ad essere informati sulle indagini giudiziarie e su come viene amministrata la giustizia.
Nel nostro “Giro d’Italia” della libertà di informazione abbiamo spiegato ai cittadini che ci troviamo davanti a un tentativo - costruito a tavolino sulla base di un progetto politico, portato avanti partendo da dati falsi e giocato sul binomio paura-sicurezza per ottenere la richiesta di interventi autoritari – di limitare la funzione di magistrati e giornalisti. Cioè dei due pilastri ai quali, in qualsiasi moderno Stato di impronta liberale e democratica, è affidato il compito di controllare che il potere venga esercitato secondo i dettami della Costituzione, della legge e dell’interesse generale. Non è certo per caso che tutte le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo riaffermano il ruolo della libera informazione e dei giornalisti, definiti “cani da guardia della democrazia”.
Ne discende che il giornalista deve essere sempre più ancorato al fatto - a quel fatto che il presidente Scalfaro sostiene non possa essere cambiato neanche da Domineddio – e che sia messo nelle condizioni di riferire notizie vere. Un compito sempre più difficile davanti ai mille tentativi di strumentalizzare l’informazione a fini di parte. Un assedio che da anni l’Unci chiede di spezzare come indica l’ordine del giorno presentato ancora nel novembre del 2007 al Congresso di Castellaneta della Fnsi, ed approvato per acclamazione. Nel documento si sollecita ad affrontare con “unità, forza, determinazione e coraggio” la sfida “per il riscatto dell’identità professionale del giornalista, per la difesa della sua autonomia e per un’informazione di qualità al servizio dei cittadini”.
La presenza dei cronisti in prima fila in piazza del Popolo ha lo scopo di respingere la critica che in questi giorni viene portata contro tutto il giornalismo italiano, in modo indifferenziato, contro la profonda allergia per la funzione stessa dell’informazione appena essa sia esercitata in maniera non servile. Perché la libertà di stampa è un bene prezioso da difendere sempre e in tutte le sedi. Lo dice il motto che ci guida da tempo: Liberi di informare, liberi di sapere.
La nostra presenza e l’impegno stanno a dimostrare che finché i cronisti ci sono e possono lavorare liberamente il giornalismo italiano continuerà a mantenere fede alla sua missione: raccontare la verità sostanziale dei fatti. Nonostante tutto e nonostantetutti. Mantenendo la spina dorsale dritta.