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I giornalisti eroi della prima guerra mondiale e la storia della lapide che li ricorda (3ª parte)

13/04/2015
Scorrendo la lista dei giornalisti caduti al fronte ci si può rendere conto della varietà e qualità dei profili biografici, che consentono uno sguardo profondo sul clima generazionale di rinnovamento e sulla trasformazione stessa del giornalismo italiano. Solo per fare alcuni nomi, tra i più noti e influenti: Cesare Battisti, Luigi Berta, Giuliano Bonacci, Gaspare Bianconi, Giosuè Borsi, Alberto Caroncini, Gualtiero Castellini, Annunzio Cervi, Gianni Cipolla, Attilio Deffenu, Luigi De Prosperi, Felice Figliolia, Mario Fiorini, Federico Grifeo di Partanna, Nino Oxilia, Enzo Petraccone, Vincenzo Picardi, Carlo Ridella, Franco Scarioni, Renato Serra, Scipio Slataper, Roberto Taverniti, Ruggero Timeus Fauro, Carlo Vizzotto, Spiro Xydias.
Per avere un'idea dell’importanza storico-culturale basti pensare che i 150 giornalisti (direttori, vicedirettori, capiredattori, inviati speciali, inviati di guerra, redattori, corrispondenti dall'Italia e dall'estero, collaboratori e stenografi) rappresentano praticamente tutte le Regioni italiane (tranne per ora solo l'Abruzzo). E figurano ancora oggi in edicola numerose testate giornalistiche, come il Corriere della Sera, La Stampa, Il Sole, Il Messaggero, Il Gazzettino, Il Piccolo, Il Resto del Carlino, L’Avvenire, La Nazione, Il Mattino, La Gazzetta dello Sport, mentre molte altre sono purtroppo ormai scomparse come Il Fanfulla, Il Corriere di Livorno o il Corriere del Polesine, ecc..
La maggior parte dei giornalisti sono morti al fronte attaccando il nemico, altri in trincea, in aereo, in ambulanze, in ospedaletti da campo o in ospedali militari. Due di essi sono annegati in mare a bordo della stessa nave trasporto truppe affondata nel Mar Egeo silurata da un sommergibile tedesco. Solo pochissimi Eroi hanno avuto il privilegio di morire in casa o in un ospedale della propria città per malattia o ferite riportate al fronte.
I 150 colleghi, molti dei quali erano partiti volontari per il fronte, hanno affrontato il nemico da soldati, sottufficiali ed ufficiali, rappresentando tutte le varie armi, Aeronautica e Marina comprese: alpini, fanti, cavalleggeri, bersaglieri, artiglieri (di campagna, di montagna e di fortezza), bombardieri, mitraglieri, granatieri, genieri, ufficiali medici e postali, esploratori, arditi e persino 4 piloti e 1 furiere del C.R.E. (Corpo Reali Equipaggi di Marina) al servizio del comando dell'incrociatore corazzato "Amalfi", che fu la prima nave italiana affondata dal nemico nella Grande Guerra il 7 luglio 1915 a 30 km. dalla costa al largo di Rovigo (fu colpita a un siluro lanciato da un sommergibile tedesco UB 14 camuffato da austroungarico U 26 (la Germania all'epoca non era ancora ufficialmente in guerra con l'Italia).
Che si tratti poi di Eroi lo provano le decorazioni ottenute: ben 9 medaglie d'oro, 63 medaglie d'argento, 29 di bronzo, 4 Croci di Guerra, 5 Promozioni per merito di guerra, una Menzione dell'Ordine Militare francese e una Croce inglese. In pratica, in media ben 2 su 3 giornalisti Caduti hanno ottenuto un riconoscimento militare o un'onorificenza per le loro gesta eroiche al fronte.
Rispetto ai dati riportati sulla lapide di Roma si può dire che in essa manchino oltre la metà delle medaglie realmente conferite. Come risultano inoltre sbagliati o mancanti sulla targa marmorea anche numerosi nomi e cognomi.
Il 1° giornalista martire della Grande Guerra é il marchigiano Lamberto Duranti che cadde nelle Argonne (Francia) il 5 gennaio 1915 assieme a Costante Garibaldi (nipote dell'Eroe dei Due Mondi), combattendo contro i tedeschi nella Legione Garibaldina quattro mesi prima che l'Italia scendesse ufficialmente in guerra contro l'Austria. Il 2° giornalista fu tre giorni dopo sempre nelle Argonne. il garibaldino sassarese Ernesto Butta de "La Nuova Sardegna". L'eroico sacrificio di Duranti é stato commemorato ufficialmente al cimitero delle Tavernelle di Ancona il 5 gennaio scorso alla presenza del Presidente dell'Ordine dei giornalisti delle Marche Dario Gattafoni e per l'occasione le Poste hanno emesso uno speciale annullo celebrativo.
Il 1° giornalista Caduto, invece, nel nostro Paese é il napoletano Manlio Pintaura del "Roma" di Napoli che morì a Lucinico il 10 giugno 1915.
Il nome più conosciuto é certamente quello del martire Cesare Battisti (giornalista e politico, Direttore de "Il Popolo", che fu impiccato dagli austriaci nel castello del Buon Consiglio a Trento il 12 luglio 1916). Tra i Caduti figurano ben 23 altri Direttori, Vice Direttori ed ex Direttori di giornali e riviste: Agabiti, Alquati, Arculeo, Bacchi, Berta, Bianconi, Borsi, Caravaglios, Caroncini, Cipolla, don Daelli, Deffenu, Dogliotti, Ferro, Fiorini, Franquinet de Saint Remy, Marchini, Natale, Picardi, Ridella, Talice, Vacca e Venezian. E sono morti in guerra anche un deputato in carica (il tarantino Federico Di Palma), il figlio del Fondatore e primo Direttore del "Gazzettino" di Venezia (Talamini) e i figli di 2 ex ministri (Bonacci e Picardi). (3-segue)