Il pacchetto di emendamenti al ddl Alfano, presentati o annunciati, non è la risposta necessaria al bisogno di verità che il Paese ha, come documentano gli ultimi fatti di cronaca di straordinaria corruzione. Non possono bastare le ipotizzate modifiche relativamente a ciò che concerne il diritto costituzionale dei cittadini ad avere una informazione libera, completa e veritiera. Gli unici benefici previsti riguardano gli editori, gli stessi che incassano denaro dallo Stato per poi compensare anche con 2,50 euro ad articolo i giornalisti. Questi ultimi continueranno a rischiare fino a 10.000 euro di sanzione pecuniaria, il carcere e la sospensione dalla professione inflitta con le stesse garanzie che esistono nei Paesi totalitari.
Non è questo, forse, un ricatto permanente, capace di condizionare la libertà anche dei più forti tra noi giornalisti? E i cittadini? Non avranno la verità, non sapranno che ci sono politici contigui alla ‘ndrangheta, non sapranno come vengono truccati gli appalti per arricchire questo o quello o pagare gli oneri di ristrutturazioni private, non sapranno che vengono creati dossier per screditare un avversario. Può il Parlamento italiano approvare norme come queste? E’ possibile che tutti i parlamentari si consegnino come prigionieri a un ristretto gruppo di leader a causa di una legge elettorale in base alla quale vengono di fatto nominati? Dove finirà il diritto insopprimibile dell’uomo di conoscere per poter scegliere in maniera consapevole?