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Il cyberlettore e il giornalismo 2.0

28/01/2015
Il 48° Rapporto CENSIS sulla situazione sociale dell’Italia, nel 2014, affronta il tema della comunicazione digitale che ha cambiato domanda e offerta d’informazione.
  

I grandi cambiamenti in corso nel mondo digitale hanno completamente innovato il rapporto con l’informazione: da una parte inducendo nel lettore di notizie, tradizionalmente devoto alla lettura del quotidiano, una mutazione in “cyberlettore” – non solo lettore, ma utente a tutto tondo che, se non abbandona la carta, almeno la integra con i pixel –; dall’altra, favorendo un rafforzamento del digitale nel modello di business editoriale e nelle redazioni online, con una conseguente modificazione del “patrimonio genetico” del giornalista, ormai recante l’impronta 2.0.
Il ruolo preminente riconosciuto ai quotidiani tradizionali è ormai da tempo minacciato dai siti web che fanno informazione. Oggi in Italia si vende poco più della metà delle copie rispetto a venticinque anni fa. Dal 1990, anno del massimo storico delle vendite, con poco meno di 7 milioni di copie giornaliere, si è scesi oggi sotto i 4 milioni.
La quota di italiani che fanno a meno dei mezzi a stampa nella propria dieta mediatica è salita nel 2013 a quasi la metà della popolazione (precisamente, il 47%). Il 20,8% della popolazione legge i quotidiani online e il 34,3% i siti web di informazione. I lettori di quotidiani online più forti appartengono alla fascia d’età adulta (tra i 30-44enni e il dato raggiunge il 31,8%).  I siti web di informazione non legati direttamente ai quotidiani sono preferiti anche dai più giovani (il 43% tra 14 e 29 anni, il 52,4% tra 30 e 44 anni). In entrambi i casi, sono le persone con un maggior grado di istruzione a registrare le percentuali più elevate. I giovani adulti e le persone più istruite sono dunque i maggiori sostenitori della lettura di informazione in rete.
L’appeal crescente delle copie digitali è un aspetto che i dati restituiscono come messaggio forte per il mercato editoriale. Si sta cominciando a diffondere la convinzione che per garantire la professionalità e la qualità dell’informazione sia accettabile il pagamento di un prezzo. Sono 63, secondo le rilevazioni Ads, i quotidiani che vendono abbonamenti digitali, singoli o multipli (le formule pensate per le aziende), o in combinazione con il quotidiano di carta. Il Sole 24 Ore, con 186.000 copie digitali nel mese di luglio 2014, il Corriere della Sera, con 86.000, e la Repubblica, con 68.000, fanno registrare il maggior numero di abbonamenti 2.0.
Una domanda di informazione così indirizzata verso un radicale stravolgimento del mondo editoriale classico ha determinato un cambio di paradigma anche all’interno delle redazioni giornalistiche. Rispetto al recente passato, è emersa una maggiore presa di coscienza da parte delle testate circa l’importanza del social media non solo come veicolo di traffico sul proprio sito web. È cresciuta la volontà di spendersi maggiormente su questi mezzi, da un lato invogliando i propri giornalisti a farne parte (La Stampa ha addirittura pubblicato un decalogo per l’uso dei social media), dall’altro espandendo e formando le redazioni a questo scopo.
Il successo di Twitter tra i giornalisti è solo un esempio che dimostra come la professione giornalistica sia cambiata. Da uno studio americano, l’Oriella Digital Journalism Study del 2013, risulta che il 59% dei giornalisti intervistati in 15 Paesi del mondo, tra i quali l’Italia, gestisce un proprio profilo Twitter e lo usa per condividere i propri articoli. Un altro sondaggio internazionale realizzato tra i professionisti del settore da Ing rivela che il 78% dei giornalisti usa i social media tutti i giorni e il 56% si dice incapace di lavorare senza di essi. Le piattaforme più utilizzate sono Twitter (90%) e Facebook (81%). Per il 68% è il giornalismo in sé che non può più fare a meno dei social media.
Nella specificità italiana, oltre all’attività sui social network, numerosissimi sono i blogger che gestiscono uno spazio all’interno di una testata online: solamente IlFattoQuotidiano.it ne conta 700, Fanpage ne ha 300. Il modo di intendere il mestiere del giornalista resta sempre agganciato a caratteristiche di credibilità e competenza, ma la professionalità oggi non può più prescindere da un approccio 2.0 alle notizie.