Molti dei colleghi che hanno votato contro avevano proposto un diverso documento, articolato in cinque punti su vari problemi. Il quarto punto recitava:
“D) l’inpgi è e rimane uno dei capisaldi dell’autonomia e dell’autogoverno. Qualsiasi tentativo esterno di limitarlo nelle sue prerogative va respinto senza incertezze da parte di tutta la categoria. Per vicende recenti che ne hanno fatto oggetto di indagini, il garantismo rimane un riferimento imprescindibile, così come la fiducia nell’operato della magistratura. Contemporaneamente, è auspicabile che l’Inpgi, a ulteriore garanzia per i colleghi, assicuri atti e atteggiamenti tali da determinare la massima trasparenza e tranquillità circa le decisioni assunte, eliminando così qualsiasi sospetto”
Su pressante richiesta del presidente dell'Odg che ha fatto presente che alcuni passaggi potevano determinare equivoci e apparire offensivi nei confronti del presidente dell'Inpgi (alla luce di inchieste in corso) i presentatori hanno deciso di eliminare alcune delle frasi iniziali, che sono riportate con il carattere “barrato”.
Le sei associazioni di stampa hanno il diritto, che ci si augura preveda analoga possibilità per l'Odg, di criticare documenti dell'Ordine. E hanno anche molte ragioni per farlo. Esattamente 463.775, tante quanti sono gli euro che ricevono dall'Inpgi per servizi vari (Veneto 130.496; Puglia 105.985; Liguria 86.670; Basilicata 31.165; Valle d'Aosta 27.394; Trentino A.A. 82.065), somme che rappresentano una percentuale significativa, essenziale, dei bilanci stessi delle singole associazioni, percentuale che non è esattamente quantificabile per tutti perché le associazioni di stampa non sono tenute a pubblicare sul loro sito i bilanci stessi, cosa che sarebbe un bell’esempio di trasparenza.
Gli aderenti alle sei associazioni sono: Veneto 794 su 5.269 iscritti all’Odg, Puglia 561 su 5.224, Liguria 555 su 2.091, Basilicata 274 su 934, Valle d’Aosta 111 su 373, Trentino A.A. 443 su 1.866 (dati aggiornati al 31.12. 2014 tratti da un allegato al bilancio della Fnsi e, per l’Odg al 1.4.2015, tratti dalla piattaforma Sigef)
Il diritto che le "sei sorelle" non hanno è quello di tentare di accreditare che un secondo documento (
http://old.odg.it/content/revisioni-linee-guida-una-valutazione-omogenea-tutte-le-regioni), approvato dal Cnog, che riguarda le revisioni dell'iscrizione, sarebbe in contraddizione con il primo che reclama trasparenza e coinvolgimento dei giornalisti.
I colleghi che non sono iscritti all'Inpgi non lo sono quasi mai per scelta. Non comportano onere alcuno per l'Istituto e vivono, invece, quasi tutti una situazione di ulteriore penalizzazione e discriminazione, costretti ad accettare accreditamenti contributivi ad altri Istituti di previdenza (come avviene, ad esempio, ai programmisti registi e agli assistenti ai programmi della Rai) o a dover provvedere in proprio ai versamenti (le partite Iva e i collaboratori) o a lavorare da invisibili per pochi euro, senza alcuna tutela. E senza che si levi a loro difesa alcuna voce, tranne quella dell'Odg, perché c'è chi si preoccupa solo di tutelare i contrattualizzati che, con il prelievo percentuale dalle loro retribuzioni, sostengono i magri bilanci delle associazioni.