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Il Garante della Privacy: “Stop al giornalismo da trascrizione”

25/06/2014
"Ho ascoltato in tutti i telegiornali l'interrogatorio di Claudio Scajola e ho solo un aggettivo per descrivere quel minuto di televisione: una barbarie". Antonello Soro, Garante della privacy, in un'intervista ad “Avvenire”, ha parecchie domande da rivolgere ai giornalisti: "A che serviva dare alla stampa l'audio di quell'interrogatorio? Cosa aggiungeva alla qualità e all'essenzialità dell'informazione? Non bastava la sintesi di quello che Scajola aveva detto? La verità è che sono cresciute forme distorsive di giornalismo, che assecondano e incoraggiano le curiosità morbose dei lettori, senza riflettere su quanto si possa danneggiare, in modo irreparabile, la dignità di una persona e pregiudicare per sempre la sua vita di relazione".
Soro chiede una svolta in tempi rapidi: "L'Ordine dei Giornalisti poteva decidere di aggiornare un codice deontologico vecchio di 16 anni. Poteva farlo muovendosi autonomamente ma fino ad ora non l'ha fatto e ha fatto male. E questa indisponibilità può aprire le porte a un intervento del legislatore: se non si esercita l'autodisciplina prima o poi arriva una norma più rigida".
La accuseranno ancora di voler mettere il bavaglio alla stampa? "L' idea del bavaglio è estranea alla mia cultura. Chi informa i cittadini – è la replica di Soro - svolge un compito insostituibile, esercita doverosamente i diritti fissati dall'articolo 21 della Costituzione. Ma il giornalismo da trascrizione non mi piace. Può fare male, può sfregiare la vita di tante persone. E allora insisto chiedendo un di più di riflessione e di responsabilità: ci sono persone che finiscono intercettate in vicende che non c' entrano nulla con la loro vita e che parlano di cose irrilevanti ai fini dell' inchiesta. Non va bene. Insisto, non va bene. E poi anche un indagato ha diritto al rispetto della propria dignità".