Newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Link

inpgi
casagit
fondo giornalisti
fieg
Garante per la protezione dei dati personali
murialdi
agcom
precariato

Il genio visionario di Umberto Boccioni

30/05/2016
Gino Agnese è Autore di vari saggi dedicati al Futurismo. Di recente ha pubblicato “Umberto Boccioni. L’artista che sfidò il futuro” (Ed. Johan & Levi, 2016, pagg. 387), in occasione del centenario della scomparsa di Boccioni, avvenuta nel 1916, a soli 34 anni, per una caduta da cavallo, mentre era sotto le armi. Agnese, dal 1964 al 1993 inviato speciale ed editorialista del quotidiano “Il Tempo”, ha anche pubblicato: “Marinetti, una vita esplosiva” (1990), prima biografia completa del padre del Futurismo; “Marinetti-McLuhan” (in “Il Futurismo nelle avanguardie”, 2010). Ha fondato e diretto la rivista di studi sulla comunicazione “Mass Media” (1982-1995), le cui copertine d’autore sono state raccolte in “Ventisette artisti e una rivista” (2014). Agnese è stato consigliere del Palazzo delle Esposizioni di Roma e delle Scuderie del Quirinale (1998-2008) e Presidente della Quadriennale di Roma (2002-2011).
Con Agnese sono stati affrontati i temi legati al Futurismo e, più in generale, alla comunicazione  e al ruolo svolto dalla rivista “Mass Media”.
 
 
D.   Quanto è stato importante per l’Italia il Futurismo?
 
R. All’epoca il Futurismo fu ritenuto una trascurabile stravaganza dalla cultura accademica, e non solo. Tra gli stessi futuristi, non pochi lo sottovalutarono ritenendolo soltanto una bella avventura giovanile. Per dire degli artisti fondatori, il “ritorno all’ordine” attrasse persino - chi prima e chi dopo - Carrà, Severini e Balla che però restò nelle file sin quasi alla fine degli anni Venti (Prampolini, invece, non smise mai di essere un avanguardista). Quando il direttore del Museo d’Arte Moderna di New York venne a Roma nel 1947 e andò a visitare Balla, e gli chiese delle opere futuriste, Balla le trasse da un soppalco di casa, dove conservava le tele  arrotolate: e sono quelle le tele - come “Velocità di automobile” - che testimoniano della sua grandezza. Avvenne così che, risvegliati dall’attenzione che suscitava la loro bella avventura giovanile, parecchi futuristi ridiventarono tali negli anni Cinquanta e oltre. Capirono ciò che oggi è fuori discussione: e cioè che il Futurismo è stato il fiore all’occhiello della cultura italiana del Novecento.
 
 
D.  Quanto ha influito il Futurismo sulle Avanguardie, sull’Arte tra le due Guerre e quella dei nostri giorni?
      
R.  Nel 1910, quando ero presidente della Quadriennale di Roma, molto mi adoperai per la realizzazione, a Milano, di un convegno internazionale intitolato “Il Futurismo nelle Avanguardie” che fu diretto da Walter Pedullà con la collaborazione di Carlo Fabrizio  Carli. Gli atti di quel convegno, editi nelle romane Edizioni Ponte Sisto (670 pagine) sono una valida, particolareggiata, aggiornata rappresentazione (40 relatori) di quel che è nei fatti e già emerse nel 1986 a Venezia con la grande mostra “Futurismo/Futurismi” in Palazzo Grassi. Vale a dire, che la semina di Marinetti e compagni originò futurismi ovunque: dalla Russia al Giappone, dal Regno Unito al Belgio, dalla Boemia all’Argentina. Benché “Les demoiselles d’Avignon” di Picasso - il quadro che aprì la strada al Cubismo - sia del 1907, il Futurismo, fondato da Marinetti nel 1909, è ritenuto la prima avanguardia, quella dalla quale presero tutte le altre. E questo, anche perché esso si propose come un’estetica diretta a informare una pluralità di domìni oltre le arti visive: dalla letteratura, alla pubblicità, dalla moda al teatro, dall’arte grafica al cinema. 
 
D.   Quale ruolo ha svolto Boccioni?
 
R.   Pittore, scultore e teorico, morto nel 1916 a 34 anni, fu un genio visionario. Perciò la biografia che gli ho dedicata s’intitola “Umberto Boccioni. L’artista che sfidò il futuro”. Assieme a Marinetti, spirito profetico a sua volta, egli già nel 1911, in una conferenza tenuta a Roma espose la previsione che le nuove tecnologie, specie quelle di comunicazione, avrebbero modificato la nostra sensibilità, dunque il nostro approccio al fatto estetico. Si pensi alle influenze esercitate dalla rapidità dei viaggi, alla telefonia cellulare, a Internet. Il futurismo di Boccioni - stimato come il maggiore artista italiano del Novecento assieme al De Chirico del periodo “metafisico” -  ha influenzato e ancora influenza grandi personalità del panorama internazionale.
 
D.   Come interagirebbe un futurista d’allora con le tecnologie in uso oggi?
 
R.   Essendo del Novecento, si troverebbe in difficoltà, benché la telefonìa e la radiofonia fossero già realtà all’epoca e la televisione si annunciasse alla metà degli anni Trenta.
 
D.   In ogni testo futurista c’è sempre un riferimento all’elettricità, che è anche nel pensiero di Marshall McLuhan. Vi è stata una derivazione futurista in McLuhan?
 
R.   Ecco, alla metà degli anni Venti, mentre il francese Léger e alcuni futuristi italiani si ingegnavano attorno all’ “arte meccanica”, Boccioni e Marinetti dieci anni prima erano attratti dalle prospettive immateriali aperte dall’elettricità. Quanto a Marshall McLuhan, che cita una volta Boccioni e mai Marinetti, io sono convinto che di quest’ultimo lesse e seppe, non solo dal vorticista Windham Lewis. Direi che parecchie idee di McLuhan “erano nel taschino di Marinetti”.
 
D.   In tema di comunicazione, qual è stato il ruolo svolto dalla rivista “Mass Media?”. È vero che molti saggi ebbero larga eco, anche a livello internazionale?
 
R.  A livello internazionale non credo, e comunque non so, tranne alcuni riscontri registrati in Polonia e in Germania. In Italia, invece, i temi trattati dalla rivista ebbero ogni volta, di fascicolo in fascicolo, echi nei giornali, nelle radio e televisioni e nelle cerchie universitarie.
 
D.   Le firme degli autorevoli studiosi, che hanno collaborato con la rivista, non erano solo italiane. Quali le più importanti?
 
R.   Derrick de Kerkhove, già assistente di McLuhan, Abraham Moles, Neil Postman (intervistato), Robert White dell’Università Gregoriana, Giso Deussen, Percy Tannenbaum…