L’Ordine dei giornalisti non rispetterà la norma del disegno di legge del governo – ove fosse approvata dal Parlamento – che dispone la sospensione “dal servizio o dall’esercizio della professione fino a tre mesi” del giornalista che pubblicherà atti di indagine preliminare, ove sia evidente il pubblico e legittimo interesse dei cittadini a conoscere la verità.
E’ quanto ha dichiarato il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine, Enzo Iacopino, che ha aggiunto: “Non saremo strumento per applicare la pena accessoria della sospensione ad una norma già sconcertante che prevede, con meccanismi non ben valutati dal governo, una compressione inaccettabile del nostro dovere di mettere i cittadini in condizione di conoscere la verità. Non si tratta di un atto di ribellione, ma della consapevolezza che un Ordine professionale come il nostro ha l’obbligo, prima di tutto, di rispettare il diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati, in maniera piena e veritiera, con equilibrio, onestà e rispetto rigoroso delle persone, anche di quelle direttamente coinvolte in vicende di interesse pubblico. La norma, per di più, così come è concepita – imponendo che la sanzione accessoria sia comminata “entro 30 giorni” – viola diritti elementari di difesa che anche i cittadini giornalisti possono rivendicare. L’auspicio è che il governo, ancor prima di un intervento riparatore del Parlamento, valuti tutte le conseguenze di misure che trasmettono la sensazione non già che si vogliano tutelare i diritti dei singoli, che vanno garantiti a tutti anche quelli oggetto diretto delle indagini, ma che si punti a sottrarre ai cittadini elementi importanti di conoscenza di ciò che accade nella società”.