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La relazione annuale del Garante per la protezione dei dati personali

12/06/2017
Nella presentazione al Parlamento della relazione annuale, il 6 giugno scorso, Antonello Soro, Garante per la protezione dei dati personali, ha tracciato il bilancio dell’attività svolta nel 2016, fornendo alcuni dati allarmanti: dai rischi per le immagini dei propri figli, pubblicate sui social, ai danni di nove miliardi di euro, causati dal cybercrime alle aziende italiane.
In particolare, il Garante è tornato sul tema delle intercettazioni, sottolineando che “solo l’adozione di adeguate misure di sicurezza, da parte di ciascun soggetto coinvolto in ogni fase dell’indagine, può contribuire a minimizzare i rischi inevitabilmente connessi alla frammentazione dei centri di responsabilità, derivanti dal coinvolgimento di soggetti diversi nella catena delle attività investigative”.
La risposta alle fake news, poi, non va cercata né nella “via esclusivamente tecnologica”, né in quella “penale, che finirebbe con l’assegnare alla magistratura il ruolo di Tribunale della Verità”. Il Garante ritiene “illusorio pensare che possano esistere nuove autorità od organi certificatori della verità”. Per Soro, “il fenomeno delle fake news e l’uso distorto del web che ne è alla base vanno contrastati con una strategia complessa e articolata, ma non per questo meno energica. A partire da un forte impegno pubblico e privato nell’educazione civica alla società digitale, dalla sistematica verifica delle fonti e da una forte assunzione di responsabilità da parte di ciascuno: dal singolo utente alle redazioni e, certo, ai grandi gestori della rete”.
Inoltre, il Garante è tornato su un provvedimento con cui l’Autorità ha dichiarato “illegittima l’ipotizzata costituzione di una banca dati per la misurazione del rating reputazionale”.
“In quel caso – ha ricordato – una questione complessa come la reputazione sotto il profilo professionale ed economico, sarebbe stata ridotta a mero calcolo svolto da un software, in base a dati reperiti in rete o caricati dagli stessi interessati dietro la pressione delle conseguenze negative altrimenti preconizzate. Al di là del fatto che affidare ad un algoritmo la recensione di una persona al pari di un prodotto commerciale, aprirebbe una deriva davvero pericolosa; tale sistema avrebbe presentato un rischio elevato di attribuire agli interessati profili deformati della loro reale identità, con danni irreparabili per la dignità e la vita sociale e lavorativa degli stessi.
Dal Garante è arrivato anche un forte richiamo alla “responsabilità” di giustizia e informazione e l’invito a considerare il “potenziale distorsivo del processo mediatico, in cui logica dell’audience e populismo penale rischiano di rendere la presunzione di colpevolezza il vero criterio di giudizio”.
In particolare, riguardo al tema delle intercettazioni, “su cui diverse Procure e Csm hanno adottato provvedimenti volti a limitare – nel rispetto del contraddittorio e del diritto di difesa – la trascrizione di contenuti inerenti aspetti irrilevanti ai fini delle indagini o terzi estranei. Molte delle indicazioni contenute in tali provvedimenti e conformi alle raccomandazioni da noi espresse più volte – ha ricordato il Garante – sono state trasfuse in criteri di delega nella riforma penale all’esame del Parlamento”. Peraltro, ha sottolineato ancora Soro, è “indispensabile selezionare i fornitori di servizi di intercettazione in base alle garanzie di sicurezza del trattamento offerte. L’esternalizzazione di diverse operazioni investigative rende, infatti, assai più permeabile la filiera su cui si snoda l’attività captativa, meritevole perciò di una tutela rafforzata, come dimostrano anche alcune istruttorie aperte dal Garante su tale fronte”.
 
Per quanto concerne l’attività giornalistica, nella relazione è evidenziato che permane costante l’attenzione dell’Autorità riguardo al rispetto dei diritti fondamentali degli interessati, connesso allo svolgimento dell’attività d’informazione e, più in generale, con riguardo alle varie forme di manifestazione del pensiero, in particolare in internet.
Al di là delle numerose interlocuzioni dell’Ufficio con le varie testate giornalistiche, di volta in volta oggetto di segnalazione, cui di regola hanno fatto seguito interventi spontanei, volti a rimuovere il contenuto di articoli o di informazioni eccedenti rispetto alla finalità informativa, non sono mancate le occasioni nelle quali il Garante ha dovuto adottare decisioni puntuali su casi specifici.
In termini più generali, nel riscontrare favorevolmente l’iniziativa intrapresa dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, volta a riunire in un unico compendio le regole deontologiche che fanno capo al giornalista, con lo spirito di rendere più agevole la consultazione da parte di quanti attivamente operano nel mondo dell’informazione ed assicurarne così una maggiore effettività, il Presidente dell’Autorità ha sottolineato la necessità che le regole (anche di natura deontologica) non vadano disgiunte dalla loro aderenza alla realtà, specie se concernenti settori delicati quali quello dello svolgimento dell’attività giornalistica che massimamente incide su valori costituzionali, propri dell’ordinamento nazionale ed europeo.