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L'allarme di don Bonaiuto: "Il diavolo dilaga sul web"

28/10/2016
E’ collega giornalista. Ha quarantacinque anni ma la faccia da ragazzino con un sorriso accattivante, quasi fanciullesco.
Eppure, ha fatto da subito scelte radicali non solo indossando la tonaca del prete al servizio degli altri, ma abbracciando il sorriso disarmante e deciso di don Oreste.
Oreste Benzi, il prete romagnolo che scelse di stare sulla strada, di notte, a convincere le donne schiavizzate ad abbandonare il mestiere più antico del mondo.
 Lui è don Aldo Bonaiuto, mezzo toscano e mezzo marchigiano ma nato a Livorno, sempre in prima linea anche con la penna a favore degli emarginati, degli schiavizzati, dei migranti.
 “Don Benzi – dice – mi ha come stregato. Eppure quasi non sapevo della sua esistenza quando, nel giro di poche ore, lo vidi prima in una intervista televisiva dall’ospedale Spallanzani, poi in un incontro pubblico al palasport di Fabriano. Mi ha travolto con quella sua disarmante semplicità, eppure piena di contenuti. Con me, quel giorno, avevo pochi soldi, una specie di paghetta che mi dava il vescovo Luigi Scuppa, ma sentii fortissimo il desiderio di dargliela.
Lui, il giorno dopo, mi telefonò per ringraziarmi. Ringraziava tutti, anche chi donava pochi spiccioli. Era l’applicazione dello spirito evangelico che “non importa quanto dai, ma come lo dai”.
Gli evangelisti Marco e Luca, infatti, raccontano dei ricchi che davano il superfluo mentre la vedova, povera e con pochi spiccioli, dona quanto per lei è fondamentale per vivere!
 “Don Oreste – aggiunge don Aldo – fondando la Comunità Giovanni XXIII  ha saputo dare una concreta strada di riscatto a diecine e diecine di migliaia di “ultimi”, a cominciare dalle donne schiavizzate. Oggi le Comunità che si richiamano a lui, nel mondo, sono presenti in quaranta Paesi ed ospitano oltre sessantamila persone. Noi, solo nella nostra Comunità locale, abbiamo dato una diversa prospettiva a quasi mille ragazze”
 Molto presto don Bonaiuto ha cominciato a guardare a quei “mondi” che aveva studiato nei corsi di antropologia, mondi che pochi conoscono ma che danni incalcolabili fanno, soprattutto fra i più giovani ed i più deboli.
 “L’occultismo ed il satanismo in forme subdole e quasi sempre ammantate di buonismo – sottolinea- riescono a coinvolgere e catturare molti giovani. La Comunità Giovanni XXIII si è posta il problema e fin dal 2002 ha dato vita ad un servizio antisette (di cui è il responsabile) che è facilmente raggiungibile con un numero verde. Il Servizio Anti Sette della Comunità collabora con una sezione apposita della Polizia di Stato. Quando ho iniziato a coordinarlo non avrei immaginato di incontrare un mondo così vasto, capace di incunearsi con facilità nei grandi turbamenti dei più giovani ed indifesi”.
 Don Aldo è anche sacerdote esorcista: un ambito molto complesso che genera malesseri inspiegabili anche per la scienza. Ma aggiunge “L’uomo non è mai il suo errore”.
Ecco perché è necessario avvicinarsi alle persone ed ai loro problemi cercando di capire, prospettando, mai imponendo soluzioni.
 Da qui, dieci anni fa, il suo libro “Le mani occulte, viaggio nel mondo del satanismo” anche per evidenziare che si tratta di fenomeni sociali, purtroppo ampi e non riguardanti solo piccoli gruppi come si è portati a credere.
Poi sono venuti i volumi “La trappola delle sette” e “Halloween. Lo scherzetto del diavolo”.
 “Recentemente –aggiunge – abbiamo ancor più allargato il raggio di azione utilizzando le  nuove piazze, quelle del web dove la gente si incontra al posto della piazza di una volta. Il quotidiano on line “In terris” – sottolinea – è un’altra iniziativa in questa direzione. Oltre che in lingua italiana lo pubblichiamo anche in altre lingue proprio per allargare ancor più l’orizzonte e con lo scopo dichiarato di volere non solo informare ma anche formare. E’ tutto autofinanziato, non abbiamo lobby che ci sostengono, ed abbiamo deciso fin da subito di abolire completamente il gossip”.
 Il 12 agosto don Aldo ha avuto la gioia di ricevere la visita di Papa Francesco proprio in una struttura protetta della comunità insieme al presidente della Giovanni XXIII, Giovanni Ramonda, e alle donne vittime della Tratta e prostituzione coatta. E’ stato –dice- un incontro straordinario per l’immensa semplicità e umanità del Pontefice che è venuto appositamente per ascoltare queste povere ragazze e per chiedere perdono anche a nome di tutti quei cristiani che le hanno sfruttate”
Don Aldo, dicevamo, è giornalista per cui oltre ad essere il direttore di “In terris” collabora anche con varie testate, a cominciare dalla RAI, dove è spesso ospite proprio per mettere in guardia da tutte le forme di occultismo che sfrutta abilmente la fragilità e l’ignoranza.
 Soprattutto dei più giovani che si aprono alla vita e che, spesso, sono attratti dall’ignoto.