Newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Link

inpgi
casagit
fondo giornalisti
fieg
Garante per la protezione dei dati personali
murialdi
agcom
precariato

Marziani, astronavi e beffe mediatiche

22/03/2017
Che ruolo possono avere i media nel generare situazioni di panico, confusione, allarme? Il pamphlet “È tutto vero” (FrancoAngeli, 2016) riporta l’attenzione su un caso, in questo senso emblematico, costruito attorno al testo della trasmissione radiofonica che l’attore-regista Orson Welles recitò con la sua compagnia, la sera del 30 ottobre 1938. Una trasmissione che si basava sul romanzo “La guerra dei mondi”, nel quale lo scrittore Herbert George Wells raccontava l’invasione della Terra da parte dei marziani. Probabilmente una delle più riuscite beffe mediatiche, capace di suscitare un’ondata di panico potente negli innumerevoli ascoltatori statunitensi.
Insieme al testo integrale del programma di Welles, ribattezzato dai suoi autori “Invasione da Marte”, il libro propone anche un articolo scritto dai giornalisti Alva Johnston e Fred Smith, che descrive le dirompenti conseguenze che il programma determinò nella società americana dell’epoca.
In conclusione, un saggio del sociologo Vanni Codeluppi analizza il notevole impatto che il caso di questo programma ha avuto rispetto agli studi sui media.  L’invasione dei marziani, raccontata da Orson Welles e dai suoi attori, viene generalmente considerata – secondo Codeluppi – uno dei casi più importanti di tutta la storia dei media. Le cosiddette “beffe mediatiche”, realizzate nella storia  dei mezzi di comunicazione sono infatti numerose, ma probabilmente nessuna ha ottenuto un risultato paragonabile, in termini di attenzione sociale, a quello che è stato in grado di raggiungere il radiodramma di Welles. In seguito all’ascolto della trasmissione, molte persone sono state prese dal panico e hanno fatto di tutto: sono corse a telefonare ad amici e parenti per avvisarli del grave pericolo; si sono precipitate in strada o in chiesa a pregare; hanno cercato di scappare con la propria automobile o si sono rifuggiate nei boschi. All’epoca la radio, nonostante fosse nata da pochi anni, rivestiva un ruolo sociale rilevante. Era il più importante mezzo di informazione e, come tale, negli Stati Uniti era stata anche ampiamente legittimata dalle “conversazioni al caminetto” del Presidente Roosevelt.
Come ha efficacemente messo in luce – annota a tal proposito Codeluppi – la ricerca, condotta a caldo, dallo psicologo Hadley  Cantril (1940), le reazioni delle persone al radiodramma non sono state univoche. Va considerato, innanzitutto, che coloro i quali si sono fatti prendere dal panico sono stati calcolati come un milione e duecentomila unità, su un bacino di ascolto di sei milioni di persone. E, più in generale, secondo  Cantril, le reazioni registrate erano influenzate soprattutto dal livello culturale delle persone. A suo avviso, infatti, l’istruzione “era una delle più grandi misure preventive del panico”.  Chi era maggiormente dotato di strumenti culturali era in grado di prendere più efficacemente le distanze rispetto all’evento mediatico.