Minacciato dalle cosche, vive da quasi un anno sotto scorta
Roma, 9 nov. (Apcom) - Lui si chiama Giulio Cavalli e fa teatro civile di denuncia. E questo gli è costato minacce di morte daparte di diverse famiglie mafiose. Minacce vere, reali come ilsuo teatro, tanto che da aprile, dopo due anni di tira e molla,ha ottenuto una scorta e vive accompagnato da due 'angeli con lapistola'. Oggi, per l'incontro annuale con la 'gente dellospettacolo', il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo ha voluto ospite al Quirinale. Non solo. Al termine della tradizionale cerimonia di premiazione, il presidente si è intrattenuto a lungo con Cavalli, per ascoltare una storia iniziata quasi tre anni fa a Gela, quando il giovane autore, regista e attore mise in scena, con alcuni magistrati e giornalisti siciliani, una piece composta da stralci di intercettazioni ambientali finite in processi per mafia e da alcuni pizzini di Bernardo Provenzano.
Il tutto, spiega Cavalli, "in chiave comica, ma riprendendo anche la lezione di Peppino Impastato". Il progetto ebbe successo, ma per Cavalli, una volta rientrato a Lodi, cominciarono le minacce,
che andarono moltiplicandosi quando cavalli mise in scena uno spettacolo sulle infiltrazioni mafiose negli appalti in Lombardia. Alla fine, servizio scorta per l'attore e nuovo spettacolo, stavolta realizzato in collaborazione con Libera, l'associazione per la lotta alle mafie di Don Luigi Ciotti. Oggi, infine, l'appuntamento al Quirinale, con Napolitano, sensibile com'è al tema della denuncia civile, molto interessato a questa storia. Il presidente, durante il colloquio con l'attore, ha avuto parole di elogio "per il coraggio di denunciare" e a esortato Cavalli "a proseguire con il suo lavoro".
L'attore, però, ha denunciato una sorta di 'abbandono' da parte del mondo del teatro e in generale dello spettacolo di chi, come lui, fa teatro-denuncia e a volte si trova esposto, al pari di giornalisti, scrittori e magistrati, esposto alle vendette delle cosche. All'allarme di Cavalli di è associato anche il direttore di Ossigeno, l'osservatorio della Fsni sui giornalisti minacciati e sulle notizie oscurate con la violenza, Alberto Spampinato. "Ci sono troppi casi come quello di Cavalli - ha detto Spampinato – e di altri autori e giornalisti che vengono lasciati troppo soli".(APCOM)
MAFIA: NAPOLITANO INCONTRA ATTORE MINACCIATO DALLE COSCHE. GIULIO CAVALLI, GIRO SOTTO SCORTA MA IL MONDO TEATRALE TACE
La messa in scena di intercettazioni telefoniche e 'pizzini', di atti giudiziari e di riti iniziatici
mafiosi, gli e' costata una serie crescente, per numero e intensita', di minacce dalle cosche siciliane e calabresi, attive nel Sud come in Lombardia, fino a costringerlo a chiedere e ottenere prima una 'tutela dinamica' e poi la scorta. La storia di Giulio Cavalli, lodigiano, autore teatrale, regista e attore, ora impegnato con la carovana antimafia di 'Libera', l'associazione di don Ciotti, e' stata ascoltata con attenzione dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel corso del ricevimento nel Salone delle Feste al Quirinale, dopo la cerimonia di presentazione dei vincitori dei premi 'Eti' per il teatro e 'De Sica' per il cinema.
Il Capo dello Stato, in particolare, si e' preoccupato di sapere se Cavalli "goda di una sufficiente protezione", e ha pregato l'attore antimafia di "indicare eventuale problemi" direttamente al Quirinale. "Mi ha fatto davvero piacere questo suo interessamento", ha poi affermato Cavalli. "I miei problemi sono iniziati con la performance teatrale organizzata a Gela dall'allora sindaco Rosario Crocetta, con la collaborazione del magistrato Ingroia e di Giovanni Impastato.
Prima il disegno di una bara nera con il mio nome, poi telefonate e lettere anonime di minacce", racconta. I problemi non sono cessati al ritorno in Lombardia, dove ha scritto lavori "contro le infiltrazioni locali della 'ndrangheta negli appalti per la Tav e l'Expo'. Sia le istituzioni che il mondo teatrale hanno taciuto, a parte la solidarieta' personale ricevuta da Paolo Rossi e Dario Fo - lamenta Cavalli - Inoltre, sono praticamente stato escluso dalle circuitazioni teatrali". Denuncia a tal proposito Alberto Spampinato, direttore di 'Ossigeno', l'osservatorio della Fnsi sui cronisti minacciati: "Questo caso resta nell'oscurita' alla pari dei tanti episodi di giornalisti che ricevono minacce perche' si ostinano a fare il loro dovere e dei quali non ci si fa carico in termini di garanzia per la loro sicurezza. Siamo davvero lieti dell'interessamento del presidente Napolitano". (Adnkronos)
MAFIA: NAPOLITANO INCONTRA AL QUIRINALE ATTORE SOTTO SCORTA
Giorgio Napolitano ha invitato al Quirinale Giulio Cavalli, l'attore teatrale di Lodi minacciato
di morte dalla mafia, che vive sotto scorta da oltre un anno. Il presidente della Repubblica si e' fatto raccontare la sua storia, gli ha stretto calorosamente la mano e gli ha chiesto di tenerlo informato sulle misure adottate per assicurare la sua sicurezza personale. L'incontro e' avvenuto nel Salone delle Feste, dopo la cerimonia ufficiale per la consegna dei premi ETI e De Sica a esponenti del mondo del teatro e del cinema.
''Sono lieto e onorato dell'interessamento del capo dello Stato. Spero che serva a richiamare l'attenzione del mondo teatrale e dell'informazione, e a dare alla mia vicenda maggior visibilita', perche' cio' renderebbe piu' sicuro il mio lavoro'', commenta Giulio Cavalli, con evidente soddisfazione, prima di ripartire per Lodi.
La sua storia e' semplice nella sua drammaticita'. Nel 2006 su proposta del sindaco di Gela, che era Rosario Crocetta, attualmente parlamentare europeo, mise in scena sulla piazza della citta' siciliana uno spettacolo in cui ironizzava sui riti e sui capi della mafia, in primis Bernardo Provenzano. Uno spettacolo concepito sulla cifra dell'ironia, della satira e della dissacrazione, sulle orme delle celebri puntate di ''Onda pazza'', le trasmissioni radiofoniche diramate da Radio Aut di Cinisi dal giornalista Giuseppe Impastato, assassinato dalla mafia nel 1978, proprio a causa di quella insopportabile dissacrazione, per ordine del boss Gaetano Badalamenti. Cavalli porto' lo spettacolo a Palermo, ad Alcamo e altrove, e pochi giorni dopo ricevette le prime minacce di morte. Bare disegnate sui muri. Ordini di tacere. Le minacce furono recapitate in Lombardia, davanti al suo teatro di Lodi e alla sua abitazione. Fu uno shock, ma respinse gli inviti a tacere. Da allora ha continuato a calcare le scene, a prendere in giro la mafia, i suoi uomini e i suoi riti anacronistici. Ha preparato anzi un nuovo spettacolo in cui racconta la penetrazione della criminalita' organizzata nella sua Lombardia (domenica lo rappresentera' a Buccinasco). Ha continuato, con passione e amarezza, portandosi dietro due agenti di polizia che sorvegliano i suoi spostamenti come angeli custodi. Ha continuato nel disinteresse del mondo del teatro, che tranne rare eccezioni ha ignorato il suo caso. ''Ho avuto la solidarieta' di Dario Fo, di Paolo Rossi e di altri ma - racconta con amarezza - per tutti gli altri e' come se non esistessi. A volte mi chiedo: com'e' possibile? Alcuni dicono, sia pure sottovoce, che faccio queste cose per farmi pubblicita', perche' ci guadagno. La verita' e che da quando mi occupo dei misfatti della mafia le mie occasioni di lavoro sono diminuite''. (ANSA).