Nel corso di una conferenza stampa alla Stampa Estera di Roma, l'osservatorio della FNSI e dell'Ordine dei Giornalisti "Ossigeno per l'informazione", ha presentato l'edizione in lingua inglese del Rapporto 2010 sui cronisti minacciati in Italia. Erano presenti Lirio Abbate, giornalista dell'Espresso che vive da tre anni sotto scorta, Roberto Natale, presidente della FNSI, Alberto Spampinato, consigliere della FNSI e direttore di Ossigeno.
Spampinato ha illustrato i dati del Rapporto: 78 giornalisti minacciati, 24 minacce nei confronti di intere redazioni con il coinvolgimento di 400 giornalisti (leggi in allegato il testo della relazione) che contribuiscono a fare dell'Italia la pecora nera per la libertà di informazione nell'Unione Europea. Il direttore di Ossigeno ha chiesto ai media italiani ed europei di parlare di questo drammatico problema documenatto da Ossigeno con i nomi e i cognomi delle vittime. Per favorire una conoscenza del problema fuori dai confini italiani, ha aggiunto, abbiamo realizzato una versione inglese del Rapporto 2010 che nelle prossime settimane sarà disponibile anche in lingua tedesca e in spagnolo.
"Non dobbiamo permettere - ha detto Spampinato - che i giornalisti minacciati siano considerati invisibili, che si neghi l’attenzione e la solidarietà dovuta a ognuno di loro, a cominciare da quelli che vivono vicino a noi, a volte più vicino di quanto pensiamo anche se non riusciamo a vederli, accecati dalla falsa convinzione che cose così orribili accanto a noi non possono accadere. Conosere il caso italiano puo' aiutare altri paesi a riflettere su cosa accade in casa propria".
Lirio Abbate ha chiesto ai giornalisti di non limitarsi a dire che un giornalista è stato minacciato, spiegare in che modo è stato minacciato. Bisogna dire "perche'" è stato minacciato, "che cosa ha scritto" prima di essere minacciato. Occorre sempre raccontare i fatti, ha aggiunto, e "denunciare sempre le minacce, perché ogi lo Stato è accanto a chi denucnia, mentre 20 ani fa non era così". "Il cronista deve raccontare tutti i fatti, anche quelli che accadono negli angoli bui in cui si accumula lo sporcizia. Se tutti lo facessero non ci sarebbero cronisti minacciati, non ci sarebbero mosche bianche come noi".
Roberto Natale ha ribadito l'impegno della FNSI, a fianco dell'Ordine dei Giornalisti, nell'attività dell'osservatorio Ossigeno e per difendee i cronisti minacciati. "Condividiamo l'obbiettivo di fare crescere la solidarietà attorno a questi giornalisti e ha affermato - di farli sentire meno soli. E' necessario inoltre cambiare le priorità oggi adottate nel mondo dell'informazione. La rilevanza sociale dei fatti deve contare di più. Non ha senso affollare di telecamere la scena del delitto di Avetrana o della strage di Erba e non seguire invece il processo Spartacus contro i casalesi e non dire nulla dei cronisti minacciati in Calabria".
In allegato la relazione di Alberto Spampinato e il Rapporto in Inglese.
ANSA/ GIORNALISTI: 'OSSIGENO', A RISCHIO INFORMAZIONE ITALIA
PRESENTATA L'EDIZIONE INGLESE;PRESTO ANCHE IN TEDESCO E SPAGNOLO
(di Silvia Lambertucci)
(ANSA) - ROMA, 6 DIC - Aggressioni, intimidazioni, denunce,
minacce, botte. E poi auto bruciate, lettere con proiettili,
intrusioni in casa o nel computer. E' sempre piu' a rischio in
Italia la sicurezza dei giornalisti, soprattutto se si occupano
di mafia o di criminalita' organizzata. E se la maglia nera va
alla Calabria, dove vive un quarto dei cronisti minacciati, non
va certo meglio nemmeno al Centro e al Nord.
A denunciare l'emergenza che attribuisce al Belpaese il
triste primato in Europa per numero di giornalisti minacciati,
e' il Rapporto 2010 di 'Ossigeno per l'informazione',
l'associazione fondata due anni fa dalla Federazione nazionale
della stampa e dall'Ordine Nazionale dei giornalisti con il
sostegno di Libera Informazione, Articolo 21 e Unione nazionale
cronisti italiani. Rapporto che ora esce anche in inglese,
annuncia il responsabile del progetto Alberto Spampinato, e
nelle prossime settimane anche in tedesco e spagnolo.
''Le tante minacce ai giornalisti sono la ragione per la
quale l'informazione italiana e' cosi' in basso nelle
classifiche internazionali'', fa notare il presidente della Fnsi
Roberto Natale. Per questo, dice, ''il sindacato, insieme
all'ordine dei giornalisti, ha deciso di incrementare il suo
impegno a tutela di colleghe e colleghi che spesso senza essere
noti al grande pubblico corrono rischi seri o serissimi''.
Si tratta di una situazione ormai conclamata a livello
internazionale, ribadisce Spampinato. E che peggiora, tanto che
dai 52 casi di intimidazioni denunciati nel Rapporto 2009 si e'
passati ai 78 del 2010, 54 individuali e 24 collettive, con il
coinvolgimento stimato di 400 giornalisti. Cinque le regioni
piu' colpite: la Calabria innanzitutto, ma anche Lazio, Sicilia,
Campania e Lombardia. Nel rapporto 2010 vengono documentate
nuove intimidazioni a Roberto Saviano e a Lirio Abbate
dell'Espresso, alla giornalista del Mattino Rosaria Capacchione,
all'ex direttore di Libero Maurizio Belpietro, alla cronista di
La7 Silvia Resta. Ma anche tanti episodi ai danni di giornalisti
meno conosciuti. Come il free lance calabrese Francesco Mobilio,
al quale hanno tagliato i cavi del telefono e bruciato la porta
di casa. O come il veneto Fabio Fioravanzi, che a Treviso ha
ricevuto minacce di morte in diretta tv mentre andava in onda su
Antenna 3 Nordest. O ancora Daniela Senapa, cronista di
RaiAbruzzo, minacciata di morte a Pescara.
Dati che descrivono ''un clima di intimidazione diffuso che
non deve essere taciuto e non dovrebbe essere tollerato'', fa
notare Spampinato. Invece non e' cosi', l'attenzione e' ancora
'carente', denuncia. Con conseguenze anche sul modo di lavorare
e sulla qualita' dell'informazione che si offre al pubblico.
''Non se ne parla non si riesce ad ammetterlo apertamente - dice
- ma questo clima di intimidazione esiste'' e spinge ''molti a
rifugiarsi nell'autocensura''. Il rapporto 2010, sottolinea
Spampinato, ''fa capire che l'Italia e' proprio uno di quei
paesi di cui parla il rapporto Unesco del marzo 2010, uno di
quei paesi che non sono in guerra, nei quali formalmente vige la
liberta' di stampa e di espressione, ma nei quali di fatto e'
pericoloso fare inchieste e pubblicare notizie scomode, non
gradite ai potenti o ai criminali''.
Cosa fare? ''Prima cosa rompere il silenzio, parlare'',
chiede l'Osservatorio. Che quest'anno, grazie a collaborazioni
con l'universita' di Bologna, il Goethe Institut e l'Istituto
Cervantes diffondera' il Rapporto 2010 anche in inglese, tedesco
e spagnolo. ''La questione della criminalita' organizzata, delle
mafie che in tante zone d'Italia rappresentano un rischio per i
giornalisti e per la societa' - conclude Natale - e' sicuramente
uno dei temi su cui l'attenzione dei nostri media deve
crescere''. (ANSA).